Protezione civile: allerta gialla per vulcano Stromboli

Approfondimento e aggiornamento sull’attività sismica e vulcanica in area etnea

Dalle valutazioni emerse durante la riunione periodica mensile, il Dipartimento della Protezione Civile aveva disposto già lo scorso 20 dicembre il passaggio di livello di allerta da «verde», che corrisponde all’attività ordinaria, al livello «giallo» per il vulcano Stromboli, e la conseguente attivazione della fase operativa di «attenzione» secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di emergenza per l’isola di Stromboli.
 
Tale valutazione è basata sulle segnalazioni delle fenomenologie e sulle valutazioni di pericolosità rese disponibili dai Centri di Competenza che per lo Stromboli sono l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Osservatorio Etneo, Osservatorio Vesuviano e Sezione di Palermo) e il Dipartimento Scienza della Terra dell’Università di Firenze.
 
L’innalzamento del livello ha determinato il potenziamento del sistema di monitoraggio del vulcano e l’attivazione di un raccordo informativo costante tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
Il Dipartimento della Protezione Civile condivide tali informazioni con la struttura di protezione civile della regione Siciliana che, soprattutto in relazione a scenari di impatto locale, allerta le strutture territoriali di protezione civile e adotta eventuali misure in risposta alle situazioni emergenziali.
 
Indipendentemente dalle fenomenologie vulcaniche di livello locale, che possono avere frequenti variazioni, persiste una situazione di potenziate disequilibrio del vulcano.
Occorre quindi tener presente che i passaggi di livello di allerta possono non avvenire necessariamente in modo sequenziale o graduale, essendo sempre possibili variazioni repentine o improvvise dell’attività.
 

Danni alla Chiesa di Maria Santissima del Rosario (Foto INGV). 

 Approfondimento sull’attività sismica e vulcanica in area etnea 
Il sisma avvenuto alle ore 3:19 di oggi, 26 dicembre 2018, nel basso fianco sud-orientale dell’Etna, è uno dei terremoti più energetici mai registrati sul vulcano.
Come abbiamo scritto stamattina non appena saputo della scossa, l’evento sismico, di magnitudo Ml pari a 4.8, Mw 4.9, è stato localizzato 1 km a sud dall’abitato di Lavinaio (CT), alla profondità di circa 1 km sotto il livello del mare.
Il terremoto è stato ampiamente avvertito dalle popolazioni residenti in quasi tutto il comprensorio catanese, provocando danni ed alcuni feriti nelle aree più prossime all’epicentro.
Circa un paio di ore prima, alle ore 1:09 italiane, il terremoto era stato anticipato da un’altra scossa, di magnitudo Ml 3.3, localizzata poco più a nord-est e alla stessa profondità.
 
Il terremoto delle ore 3:19 è verosimilmente legato all’attivazione della faglia Fiandaca e della faglia di Pennisi, due delle strutture più meridionali del sistema tettonico delle Timpe.
Il danneggiamento maggiore è infatti distribuito lungo tali strutture vulcano-tettoniche, insieme ai vistosi effetti di fagliazione superficiale associati all’evento sismico.
La distribuzione del danneggiamento e l’estensione della fagliazione sono molto simili a quelle riportate dalle fonti storiche per il terremoto dell’8 agosto 1894 che ha rotto la faglia di Fiandaca per l’intera lunghezza.
 
Altri eventi storici documentati dal catalogo sismico storico sono avvenuti nel 1875, 1907 e 1984, ma furono meno energetici e dovuti all’attivazione di parti della faglia di Fiandaca.
Il terremoto di questa notte si è verificato il terzo giorno dall’inizio dell’eruzione vulcanica in atto all’Etna, che sta interessando le porzioni sommitali del vulcano e la valle del Bove.
In particolare, una fessura eruttiva apertasi alla base del Nuovo Cratere di Sud-Est nella mattinata di giorno 24 dicembre ha prodotto una nube di cenere ricaduta prevalentemente nei dintorni di Zafferana Etnea (CT) e una colata lavica che si riversa in Valle del Bove dopo aver attraversato la sua parete occidentale.