Il teatro con l'avvento dell'era digitale – Di Nadia Clementi

Ne abbiamo parlato con il Regista e Visual director Paolo Miccichè

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L'avvento del digitale ha rivoluzionato il nostro modo di organizzare il tempo e lo spazio.
Oggi nuove tecnologie e multimedialità stanno modificando la percezione della realtà naturale e conducono sempre più l'individuo in ambienti virtuali.
Anche il Teatro è entrato a contatto con questi nuovi media, in grado di creare qualunque ambiente tridimensionale, inclusa la ricostruzione di siti perduti quali il teatro La Fenice o il Colosseo.
In questo senso il risultato più innovativo, nell’applicazione della progettazione digitale, è il Virtual Set: un impianto visivo progettato al computer che sostituisce la costruzione della scenografia, separando la Sceno da una Grafia applicata digitalmente.
Le sperimentazioni di questo linguaggio in teatro si basano principalmente sull’idea di fondere spazio reale e attore fisico nell’ ambiente virtuale.
Nel linguaggio scenografico si traduce in diversi tentativi di immettere lo spettatore nella VR (Virtual Reality) attraverso l’uso di schermi e proiezioni, in una relazione integrata con drammaturgia, regia, luce e suono.
Pioniere in questo campo è Paolo Miccichè il quale, come possiamo evincere dal suo prestigioso curriculum, ha acquisito una lunga esperienza nella realizzazione di spettacoli operistici nei ruoli artistici di regista e visual director ma che presuppongono anche una necessaria perizia nell'interfaccia tecnica.
È stato il primo ad utilizzare nuove tecnologie visive e immagini dinamiche, applicate all'Opera, in grandi spazi non tradizionali come stadi indoor e outdoor, piazze, plaze de toros e fino a grandi luoghi storici come le Terme di Caracalla a Roma e l'Arena di Verona.
Con l'applicazione delle nuove tecnologie - strumenti mediatici, proiezioni, simulazioni 2D/3D, luci in movimento, fumi, suoni registrati che si muovono nello spazio, raccordati con la recitazione dal vivo - realizza Visual Show innovativi e sorprendenti in cui il pubblico rimane fortemente coinvolto.
Ci siamo rivolti a lui per farci raccontare come sia possibile e quanto sia importante spettacolizzare la nostra cultura in tutto il mondo.
 
 

Apocalisse San Giovanni.

 Chi è il regista Paolo Miccichè 
Regista/Visual director/Projection designer.
Si è laureato in Storia della Musica all’Università di Milano, insegna recitazione per Cantanti al Conservatorio di Siena e in diverse Masterclasses nelle più importanti Università italiane sul tema della Scenografia Virtuale.
È un pioniere nell’uso delle nuove tecnologie in spettacoli operistici nei grandi spazi e si è specializzato in un nuovo linguaggio visuale dove la Scenografia si scompone nella Grafia di un sistema di immagini in movimento che vengono applicate alla Sceno ovvero un supporto neutrale pronto ad accoglierle.
Ha debuttato nel 1985 come Regista a Santiago del Cile con il «Così fan tutte» di Mozart, con le scene e i costumi del suo maestro Beni Montresor.
La collaborazione con Montresor porta subito dopo alla produzione hightech di «Hansel and Gretel» di Humperdink al Grand Opera di Houston. Su questa base Miccichè comincia la collaborazione con Operama le cui produzioni vengono rappresentate in luoghi grandi e non convenzionali e sono caratterizzate dall’uso da potenti e sofisticate macchine per proiezione.
Come Visual director di Operama Miccichè firma produzioni innovative di «Nabucco» e «Aida», rappresentate in molte città europee tra cui Bruxelles, Siviglia, Lisbona, Amsterdam, Zurigo, Londra, Helsinki, Copenhagen.
Nel 1996 firma una produzione di «Pagliacci» e «Cavalleria rusticana» al Grosses Festspielhaus di Salisburgo, caratterizzato da una sorte di dialogo tra le immagini proiettate e la scenografia tradizionale.
Nel 1999 mette in scena «Madama Butterfly» all’Arena di Verona, introducendo in Italia questo nuovo linguaggio visuale: uno spettacolo realizzato esclusivamente da grandi proiezioni dinamiche e moving lights. Un altro importante step è il suo debutto come Regista e Visual director alla Washington Opera nel 2003 con Aida e Norma rappresentate nella sala polifunzionale della Constitution Hall.
Queste acclamate produzioni vengono riproposte: Aida alle Terme di Caracalla a Roma, diretta da Placido Domingo e Norma al Teatro Carlo Felice di Genova.
Allo stesso tempo Miccichè sviluppa un nuovo genere di Performing art: il Visual live show architetturale dove sia un piazza storica che un edificio particolare possono diventare il set naturale per uno spettacolo visivo.
Con «Farinelli, estasi in canto» Miccichè dipinge l’Ara Pacis di Roma: altare sacro e profano del tragico destino personale del castrato Farinelli. «Cavalleria Rusticana», «Macbeth» e «Romagnificat» sono invece, tra gli spettacoli outdoor, i più importanti raggiungimenti.
Il capolavoro di Mascagni – realizzato per il Teatro Lirico di Cagliari – viene rappresentato in una vera piazza italiana con proiezioni che trasformano la chiesa del Libretto in un mondo visivo altamente poetico.
L’artwork per il Macbeth di Verdi, dopo la produzione completa al Kennedy Center per la Washington Opera, diventa un visual show architetturale di 20 minuti, che mette insieme Verdi e Shakespeare proiettando sulle facciate di Villa Ronchi in Emilia e, in Australia, sull’Università di Sidney.
«Romagnificat 2009 and 2010» sono invece spettacoli originali creati per celebrare il Natale di Roma. Per l’occasione i muri e le facciate di Piazza del Popolo del Mercato di Traiano vengono dipinti in uno show di 40 minuti che include, in ambedue i casi, una versione spettacolare del «Dies Irae» di Verdi&Michelangelo; un brano estratto dall’Oratorio Visivo «Il Giudizio Universale» commissionato e rappresentato a Cannes al Palais des Festivals e poi al Kremlin State Palace di Mosca e infine al Quebec Opera Festival.
Con Il Giudizio Universale/The Last Judgment Paolo Miccichèvince l’edizione italiana dell’«eContent Award 2012» (categoria eCulture and Heritage).
La rivista internazionale «The Scenographer» ha dedicato al suo lavoro un numero speciale che si può scaricare tramite questo link.


Farinelli all'Ara Pacis a Roma.
 
Prof. Paolo, come si è evoluto il Teatro con l'avvento dell'era digitale?

«Il Video rappresenta situazioni reali o immaginarie ma sempre su uno schermo, di proiezione o televisivo; il Teatro invece mette in scena persone reali che vengono viste live da altre persone reali.
«Accade però che oggi, nella nostra vita quotidiana, il reale e il virtuale si mischino continuamente; pensiamo alle involontarie situazioni in cui si vedono più persone una vicina all'altra che usano uno smartphone; sembra che parlino tra loro invece dialogano con altri e magari, grazie al bluetooth, gesticolano in aria oppure guardano un video su youtube o salutano allegri via skype qualcuno a mille km di distanza o ancora si fotografano da soli, rivedendosi e sorridendo beati all'idea che fra un secondo una decina di amici condivideranno quel momento, che staziona così a lungo nel presente, come a dilatarlo oltre misura.
«Niente di strano allora che il Teatro rappresenti e ci rappresenti per quello che ora siamo, ovvero esseri anfibi che vivono una realtà a cavallo costante tra reale e virtuale, tra un qui fisico e un qui virtuale.»
 
Ci vuole spiegare che cos'è un Visual Show?
«In fondo è quello che ho appena detto. Uno spettacolo dove tutto si mischia, come nella nostra vita quotidiana: musica, immagini e recitazione sia live che virtuali e dove, talvolta, il presente live diventa virtuale mentre il passato si riaffaccia, dandoci l'impressione che stia invece accadendo in questo momento...»
 
Quale sarà la nuova frontiera dell’Architectural Show? Lei è portavoce della forma espressiva «pittura di architetture» ovvero la proiezione di stimoli audiovisivi su edifici storici o significativi delle nostre città. Vuole spiegarci di cosa si tratta dal punto di vista artistico e con quali finalità?
«Mi immagino una performance in un luogo della nostra quotidianità che, in quel momento, trasuda immagini e suoni dai muri dei palazzi oppure li fa zampillare da un water screen che sgorga all'improvviso dall'interno di una fontana… La nostra storia, le nostre radici ci parlano, cercano di riannodare con noi fili che sembravano persi. Il giorno dopo, ripassare per quella piazza non sarà più la stessa cosa, nutriti da quanto visto la sera prima e chissà, forse così saremo in grado di percepire maggiormente la nostra identità, altrimenti dissolta nel magma uniforme della globalizzazione.»
 

Aida alle Terme di Caracalla a Roma.
 
In quali importanti eventi è stata realizzata e come?
«Gli esempi sono tanti: dal condensato di Macbeth in dialetto emiliano con musiche di Verdi a Villa Ronchi di Crevalcore (poi esportata a Sidney), ai due Romagnificat a Roma ai Mercati di Traiano e in Piazza del Popolo, alla Cavalleria Rusticana nelle piazze della Sardegna, alle memorie inquitenti di Villa Torlonia, al Miracolo di Bolsena rievocato sulla facciata del Duomo di Orvieto ma anche all'opera Aida alle Terme di Caracalla dove - proprio nel bagno che la Principessa Amneris fa prima di accogliere trionfalmente l'eroe Radames - le Terme tornavano ad essere se stesse riproducendo, sulla base dei frammenti dei mosaici interni, un possibile rivestimento esterno andato ormai perduto.
 
In quali campi può essere applicata questa tecnologia?
«Molteplici, ora stiamo studiando una Scatola Sensoriale - torno proprio da una visita alla Samsung di Seul - in cui avvolgere per una quindicina di minuti lo spettatore che viene così centrifugato come in una lavatrice e impregnato di suoni ed immagini: se da parte del turista non c'è il tempo di approfondire, si cerchi di trasmettere per induzione l'essenza della materia.
«Penso proprio al Turismo di massa, troppo distratto e frettoloso....bene, almeno depositiamo nel profondo del visitatore un chip di ricordo più profondo e duraturo. Il primo esperimento era stato il Visual Show Sensoriale sulla Cappella del Signorelli ad Orvieto ospitato sul palcoscenico del Mancinelli per il format teatro palcoscenico della città.
«Esperimento pienamente riuscito.»
 

Madama Butterfly, Arena di Verona 1999.
 
Lei è regista di importanti opere a livello mondiale, quale fra tante le è rimasta nel cuore?
«Difficile dirlo, certo che rappresentare Aida alle Terme di Caracalla, diretta da Placido Domingo, avendo i muri delle Terme come alleati che accolgono e amplificano le immagini e le situazioni dell'Opera, è stata un’esperienza unica; così come vedere l'immenso ventaglio dell'Arena di Verona - ricoperto da un pvc bianco - riempirsi del mondo immaginifico della povera gheisha Cio Cio San.
«Nel momento che, persa ogni speranza, Butterfly non è più in grado di sostituire visioni ad una realtà mai esistita che essa stessa ha prodotto, quel corpicino inghiottito dal bianco accecante di una realtà priva di immagini, fu un’emozione davvero molto forte.»
 

Paolo Miccichè con Placido Domingo per «Norma» a Washington.
 
Il nostro patrimonio culturale è invidiato in tutto il mondo, quali sono gli spettacoli che hanno più successo? E in quali paesi?
«L'Opera lirica è sinonimo di Italia, in tutto il mondo. Solo noi italiani non vogliamo capirlo. Oltre alla valenza culturale, essa è - per meglio dire, sarebbe - un formidabile vettore promozionale per il nostro paese...
«La lingua italiana non è relegata ad idioma marginale grazie all'Opera e, grazie a questo gancio, lo diventa tutta la cultura italiana, inclusa quella del vestire, del bere, del mangiare, dell'arredamento, delle automobili, degli accessori di alto artigianato e così via...
«Nel mio piccolo lo abbiamo visto anche con il nuovo Oratorio Visivo che ho creato mettendo insieme il Requiem di Verdi e la Cappella Sistina di Michelangelo, Il Giudizio Universale.
«È stato rappresentato al Palais des Festivals di Cannes, al Festival Opera Quebec e al Kremlin Palace a Mosca con successo e ammirazione: una grande vetrina per l'arte italiana.
  

«l Giudizio Universale» Verdi&Michelangelo.
 
Lei è in corsa per la Sovrintendenza del Teatro Lirico di Cagliari con un programma di rivoluzione tecnologica.
È la proposta di un linguaggio nuovo per l’Opera?
«Non solo, perché apporta anche importanti implicazioni produttive. Noi tutti usiamo smartphone e computer tanto che un fax oggi è ormai un oggetto obsoleto.
«Nei Teatri invece c’è molta resistenza all’innovazione, che significa la possibilità di produrre di più a costi più bassi, di estendere il campo d’azione oltre i muri ristretti degli spazi tradizionali e di portare spettacoli ad un pubblico più vasto in luoghi un tempo impensabili.
«Proprio la Cavalleria Rusticana nelle Piazze della Sardegna che feci per il Teatro Lirico di Cagliari qualche hanno fa - con proiezioni sulle chiese - vide a Dolianova un pubblico da stadio che, protestando sonoramente, non fece cominciare lo spettacolo finché non si estese la visione a tutti oltre il recinto più limitato originariamente previsto.
«Nei suoi splendidi 400 anni l’Opera si è sempre innovata cercando di rimanere in sintonia col pubblico ma anche di contenere i suoi costi… Perché fermarsi proprio ora?»
 

La «Cavalleria Rusticana» nelle piazze della Sardegna.
 
Ha avuto mai rapporti di lavoro con il Trentino?
«No ma chissà, magari questa nostra conversazione aiuterà a renderlo possibile...»
 
Nadia Clementi - [email protected]
 
Paolo Miccichè - [email protected] 
www.paolomicciche.it / www.visualclassics.info
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