Verso la fase operativa della legge provinciale sull’informazione

Ecco come funzionerà la legge nata per sostenere il livello qualitativo della stampa che i cittadini fuiscono gratuitamente

La legge provinciale finalizzata a sostenere la stampa gratuita che opera in Trentino ha lo scopo di offrire alla popolazione un servizio di informazione sempre migliore.
Nei momenti di crisi, come quello che sta per concludersi (si spera), la pubblicità subisce una drastica riduzione proporzionata al crollo dei consumi.
E poiché è la pubblicità che sostiene la stampa gratuita, il Consiglio Provinciale ha deliberato all’unanimità (caso più unico che raro) di stanziare un milione di euro all’anno per la durata di tre anni ai soggeti eventi diritto. Dopo quella data (si spera) la pubblicità tornerà a sostenere gli scambi commerciali e quindi cercherà nuovamente la veicolazione sui mezzi di informazione.
L’Esecutivo provinciale si trova ora a dover scrivere un regolamento che tenga conto di tre realtà diverse, le televisioni private, le radio private e la stampa online come l’Adigetto.it.
 
Oggi, nel corso di una conferenza cui hanno partecipato i funzionari provinciali, i giornalisti e i loro sindacalisti, nonché gli editori, è stato fatto il punto della situazione.
La prima cosa che è emersa è che le televisioni titolate ad attingere al fondo provinciale sono Trentino TV e RTTR. Tele Pace infatti, non ha i requisiti in quanto ha meno di tre giornalisti professionisti in redazione.
Per le radio e i quotidiani online il discorso si fa più facile perché la legge ha semplificato la determinazione delle soglie.
Tra i portali online vanno inseriti anche il sito di Tele Pace (che in questo caso ha le caratteristiche) e le emittenti online.
 
Per determinare le quote di contributo che possono essere riconosciute ai singoli soggetti, la Provincia ci sta ancora lavorando.
I parametri che vengono presi in considerazione sono di massima il numero di giornalisti e tecnici impiegati, la distribuzioone geografica di audience e  accessi, nonché la quantità e la qualità di notizie prodotte.
Per i portali questi conteggi sono abbastanza semplici da fare, perché Internet lascia una tracciabilità piuttosto dettagliata sia in termini di accessi che di ubicazione geografica dell’utenza.
Per le emittenti televisive il problema si fa più complesso perché le campionature locali sono minimali e anche un piccolo scostamento può modificare di molto una situazione.
Per le radio tali risultanze sono più precise. Inoltre, per le radio di vallata fa testo sostanzialmente la portata dei trasmettitori.
 
Poiché vige il principio che il numero dei giornalisti impiegati sia in qualche modo legato alla qualità delle notizie date, oltre a quanto stabilito dalla legge, il regolamento prevedrà che i contributi possano essere vincolati al livello occupazionale.
Se una testata dovesse ridurre la propria forza giornalistica, si troverebbe inevitabilmente ridotta anche la quota di contributo per l’anno di riferimento
Per contro, chi dovesse aumentarla, si troverebbe molto avvantaggiato nella rideterminazione delle spettanze. La legge, lo ricordiamo, non è nata per sostenere l'occupazione ma, come vediamo, indirettamente lo fa.
 
Secondo l'iter stabilito dalla Provincia, non appena verrà formalizzata una stesura definitiva, essa verrà inviata alla Commissione del Consiglio Provinciale che aveva elaborato il testo di legge, la quale verificherà se sono stati rispettati i principi che l’hanno ispirata.
Infine il tutto passa al Corecom (Comitato Provinciale per le Comunicazioni), l’autorità super partes che regola localmente il mondo della Stampa.
Di massima dunque, si prevede che le domande per il 2016 possano essere presentate a fine marzo 2017.
 
All’apparenza sembra tutto a posto ma, conti alla mano, sono subito apparse delle problematiche non da poco.
Quella più appariscente è il limite che la legge europea impone ai pubblici contributi. La clausola «de minimis» è stata introdotta dalla Comunità Europea per stabilire le quote entro le quali gli enti locali possono erogare contributi senza che venga «alterato il libero mercato».
La questione non è di poco conto, perché si parla di 200mila euro nei tre anni. Ovvero quasi 70mila all’anno come massimale per ogni soggetto.
Se per radio e portali la cifra è ben al di sopra delle soglie ipotizzabili, per le emittenti televisive questa limitazione può essere vessatoria.
Insomma, il milione di euro all’anno che la legge ha stabilito di stanziare potrebbe risultare non usufruibile per intero.
Ovviamente l’Esecutivo provinciale sta lavorando per trovare la quadra e si spera che il buonsenso riesca a dare dignità ai numeri.
 
GdM