Lingerie, questa… «conosciuta» – Di Giuseppe Maiolo
Forse vale la pena domandarsi perché ci dobbiamo affidare sempre più agli «accessori» per sottolineare le parti intime del corpo e sollecitare l’ attenzione
È noto a tutti che la moda è uno specchio dei tempi. Definisce l’aspetto del comportamento di una comunità secondo i gusti del momento e allo stesso tempo è un indicatore di nuove tendenze sociali più o meno latenti e di atteggiamenti sia individuali che collettivi non del tutto consci.
Da sempre l’abbigliamento ha avuto la funzione di coprire il corpo per proteggerlo e difenderlo e non solo dagli agenti esterni ma anche da quelli interni, dai pericoli morali.
Ora però, il corpo è sempre più nudo ed esposto, meno misterioso e intimo.
Penso che l’interesse crescente della moda per la biancheria intima, allora, non sia solo un fatto commerciale.
Probabilmente segnala valenze nuove ed emergenti sia a livello di immaginario collettivo che di comunicazione. Ha la funzione di far ritrovare il gusto del corpo da scoprire e il piacere di una intimità da valorizzare.
Poi, soprattutto d’estate, quando il corpo si mostra quasi integralmente, si riducono lo spazio dell’immaginazione e il desiderio della scoperta.
In sintonia con il nostro tempo, la moda e questa esplosione di attenzione collettiva per la lingerie, potrebbe segnalare il bisogno di recuperare l’attenzione sul corpo attraverso, per l’appunto, un abbigliamento che ne sottolinei le forme e insieme ne sia ornamento.
Da sempre, in fondo, la moda ha dovuto assolvere questo duplice compito: quello di coprire e scoprire, di nascondere e far vedere.
L’ambivalenza stessa dell’abbigliamento è motivata dal contrasto sempre presente in noi tra pudore e bisogno di esibizione.
La lingerie, l’abito intimo che oggi diviene sempre più visibile ed esteriore, assumendo le funzioni del vestito, svolge ancora di più questo ruolo di compromesso.
Concede un po’ all’uno e un po’ all’altro.
Mostra e copre, svela mentre nasconde ed esibisce dando significato alle parti più intime ora senza mistero e non più tabù per nessuno.
Viene da dire che la funzione sia quella di recuperare un’alchimia di sensazioni ed emozioni che una nudità troppo vistosa ed esibita ha addormentato e assopito.
Ma questo è anche il rovescio della medaglia.
In un tempo dominato da un’assenza di privacy e dall’invadenza dei messaggi visivi che stanno impoverendo l’immaginazione e la fantasia siamo diventati un po’ tutti distratti e disattenti.
Forse, al di là di una mutata morale e del cambiamento del costume, abbiamo bisogno allora di risvegliare l’attenzione e la comunicazione, riconoscere il linguaggio del corpo e ritrovare quell’intimità preziosa che sta alla base di ogni relazione affettiva ed erotica che non sia sbrigativa e fugace.
Così vale la pena domandarsi perché ci dobbiamo affidare sempre più agli «accessori» per sottolineare le parti intime del corpo e sollecitare la nostra attenzione.
Mi chiedo se questo non sia anche il segnale di una nostra impoverita capacità di osservazione e di comunicazione sia verbale che non verbale.
Se per attivare l’attrazione fisica e psichica dobbiamo affidarci a indumenti particolarmente erotici, potrebbe anche essere che è andata un po’ persa quella risorsa naturale e quella dotazione dei sensi della nostra natura animale che ci mette in contatto con gli altri e ci permette di intercettare i nostri desideri e quelli altrui.
Giuseppe Maiolo
La fotografia è stata ricavata dal sito Tezenis, perché l'immagine delicata sembra nata quasi in sintonia all'articolo del nostro Maiolo. In cambio della cortesia suggeriamo i nostri lettori di visitare il sito Tezenis.