Verso le elezioni del 20/21 settembre – Di Paolo Farinati

Intervista alla candidata al Consiglio comunale di Rovereto Grazia Francescatti nella lista Rinascita Rovereto a sostegno di Gloria Canestrini

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Grazia Francescatti, candidata al Consiglio comunale di Rovereto nella lista Rinascita Rovereto a sostegno di Gloria Canestrini.

È insegnante di lettere alle scuole medie inferiori.

Si è sempre impegnata nella politica e nella promozione del confronto e della convivenza tra le diverse culture.
 
Gentile Signora Grazia, lei è tra i candidati al Consiglio comunale di Rovereto alle prossime elezioni di settembre 2020 per la lista «Rinascita Rovereto», cosa l'ha motivata a fare questo passo importante?
«La lista Rinascita Rovereto è frutto di un percorso nato come prosecuzione dell’importante esperienza del Comitato per il NO alla Valdastico, costituito da un insieme di partiti politici (tra cui Rifondazione Comunista a cui sono - in modo talvolta critico - iscritta da vent’anni), associazioni e persone singole.
«Pur con le ovvie differenze tra noi, abbiamo lavorato molto bene anche dal punto di vista dell’impegno per approfondire la tematica e per informare i cittadini che hanno risposto con quasi 3.000 firme, da noi consegnate al sindaco Valduga, l’anno scorso in aprile.
«La proposta di proseguire il percorso, anche in vista del futuro appuntamento elettorale ha comportato per me la necessità di fare alcune riflessioni, legate proprio all’eterogeneità del gruppo: un conto è lavorare insieme per un obiettivo circoscritto, un altro è elaborare un progetto politico per una comunità.
«Ma ho ritenuto che il modo migliore per risolvere i dubbi fosse confrontarsi sulla lettura dei bisogni della città e sulle proposte di soluzione. Se queste, a parte alcuni aspetti secondari, si ritiene possano essere condivise e vengono stese in un programma che sia frutto di un lavoro di analisi e di elaborazione collettivo, serve solamente che vi ci si attenga con lealtà e onestà.
«Partendo, quindi, dalla comune considerazione dello stato di decadenza, di sfiducia che si respira nella nostra città, che è stata in passato il centro più attivo e vivace del Trentino, abbiamo messo in campo delle proposte che ritengo molto valide, come la disincentivazione delle nuove costruzioni per favorire l’utilizzo del patrimonio edilizio esistente, il rifiuto di grandi opere e nuove strade inutili e non risolutive per cercare altre risposte al bisogno di mobilità, la promozione del lavoro, l’impegno a rendere appetibile l’uso di mezzi alternativi all’automobile e a ridare vita alle attività commerciali nel centro storico, messe in crisi da politiche troppo favorevoli alla proliferazione di centri commerciali… Per fare alcuni esempi.»
 
Lei è persona nota in città nell'ambito del lavoro e del volontariato. Cosa si sente di dire e di proporre alla Rovereto del 2020?
«Io penso che le attività di volontariato siano una cosa nobile e bella perché riguardano il donare
il proprio tempo, le proprie competenze, la propria disponibilità in favore di chi ha bisogno.
«Le mie esperienze di volontariato si sono svolte soprattutto nell’ambito dell’insegnamento dell’italiano a cittadini stranieri. Sono state molto appaganti e da esse ho ricevuto almeno quanto io ho dato. Ma la cosa più appagante per me è stata la convinzione di contribuire all’emancipazione delle persone che frequentavano i corsi, di favorire le loro possibilità di interazione con la città.
«Sono convinta però che una città accogliente come Rovereto è sempre stata, debba rispondere alle esigenze della parte più fragile della sua popolazione, principalmente con
personale formato e regolarmente retribuito.
«Come abbiamo scritto nel programma: Prendersi carico e gestire nel modo più efficace possibile la questione di chi vive, per diverse ragioni, situazioni di debolezza, disagio, povertà, non ha a che fare solo con il senso di umanità e di rispetto per tutti gli esseri umani, in particolare i più fragili, ma è anche una scelta di buon senso e di lungimiranza. Il degrado e l’insicurezza, infatti, cominciano quando una società rifiuta di riconoscere e prendersi cura delle sue marginalità».
 
Lei è donna e nella sua vita ha riposto molta attenzione al mondo delle donne. Quali sono le sue idee e la sua visione futura da proporre agli elettori roveretani sul ruolo delle donne?
«Sì, è vero, ho anche fatto parte dei movimenti femministi, in particolare nel periodo degli studi universitari a Padova ma non ne ho mai condiviso alcuni eccessi, soprattutto per quanto riguarda la contrapposizione uomo/donna in astratto o la visione dell’uomo come nemico in quanto tale.
«Penso che in ciascuno di noi vi sia un po’ di maschile e un po’ di femminile anche se non mi piace usare questi due termini) e che in un mondo ideale, nessuno dovrebbe aspettarsi che tu sia in un certo modo o in un altro in base al tuo sesso.
«Da bambina io non ho mai giocato con le bambole: leggevo Salgari e giocavo ai pirati o a I misteri della Jungla nera oppure agli Indiani ma mi sono sempre sentita profondamente bambina, non ho mai pensato che ci fosse contraddizione tra i miei giochi e il mio sesso.
«Negli anni ’70, fortunatamente, grazie anche a un’opera fondamentale: Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti (e ad altre, ovviamente) erano stati fatti grandi passi avanti nel superamento degli stereotipi sessuali. Le donne si sentivano ed erano realmente più forti e più solidali tra loro. Ora, mi sembra ci sia stato un arretramento generale, anche in questo ambito, purtroppo,
«Questo per quanto riguarda la cultura, però la condizione principale perché una donna possa essere e sentirsi libera è avere l’indipendenza (e la stabilità) economica, perché questa le permette di affrontare con maggiore sicurezza anche gli eventuali rischi di violenza domestica che, come sappiamo, sono tutt’altro che rari.
«Politiche in difesa del lavoro quindi, con particolare attenzione alle possibilità di inserimento lavorativo per donne in condizione di debolezza economica e familiare (es. mariti o compagni violenti), ma anche possibilità di accesso a quelle strutture (asili nido, asili, RSA, colonie estive) che permettano loro di coniugare l’attività lavorativa con il lavoro di cura. Accanto a questo, andrebbero però favorite iniziative culturali per promuovere il superamento dell’idea che il lavoro di cura sia per natura affidato quasi interamente alle donne.»
 
E cosa si sente di dire ai giovani roveretani?
«Oddio, è sempre difficile, per una persona della mia età parlare ai giovani: c’è il pericolo di fare, pur non volendo, del paternalismo, anzi, del maternalismo, nel mio caso.
Ma correrò il rischio…
«Vorrei dire ai/alle giovani, non solo di Rovereto di avere il coraggio di pensare che avere un lavoro sicuro, che magari non è più il posto fisso ma deve garantire comunque la certezza di una stabilità economica, è un diritto che devono ricominciare a pretendere.
«A 26 anni, io e il mio compagno avevamo un nostro appartamento in affitto e, volendo, avremmo potuto pensare ad acquistarlo e ad avere dei figli. Ed era la normalità. Quanti giovani oggi non hanno questa possibilità nemmeno a 30 – 35 anni?!
«Temo siano stati convinti, da anni di martellamento mediatico e di pratiche subdole (come l’alternanza scuola – lavoro, gli stages ecc.) che ottenere un’assunzione magari a 800 euro al mese, con orari pesanti e a tempo determinato sia una concessione, di cui essere grati.
«Nel programma della nostra lista, l’attenzione al mondo del lavoro e al lavoro dei giovani c’è. Anche se è chiaro che l’azione dell’amministrazione comunale va inserita in un quadro normativo provinciale e nazionale, si fa riferimento ad un ruolo attivo del Comune per favorire la buona occupazione e per incentivare lo sviluppo delle attività artigianali e commerciali che hanno caratterizzato per tanto tempo la nostra città.
«Uscendo dalla dimensione economica, uno dei temi che mi sta particolarmente a cuore è quello dell’ambiente e dei gravissimi rischi che esso corre a causa della forsennata ricerca del massimo profitto privato, su cui si fonda il capitalismo ormai vittorioso in tutto il pianeta, a parte rare eccezioni.
«La natura in cui siamo immersi è un sistema meraviglioso e prezioso quanto delicato, che non deve essere sfruttato e violentato a solo vantaggio di pochi e proprio le giovani generazioni pagheranno ben più di noi le conseguenze di cui già vediamo le avvisaglie.
«Mi piacerebbe che si sentissero tutti (tanti lo sono, naturalmente), responsabili in prima persona, sia attraverso i comportamenti individuali (uso dei trasporti, consumo di plastica, risparmio energetico, consumismo…) che attraverso il controllo dell’operato delle istituzioni, le quali, per prime devono impegnarsi in questa fondamentale battaglia. E nel nostro programma, l’attenzione all’ambiente e alla qualità della vita è uno dei temi principali.»
 
Rovereto e la cultura, un rapporto che dura da secoli, come lo vedrebbe rafforzato e rinnovato? Con quali nuovi progetti?
«Certo, Rovereto è una città che ha sempre espresso il suo interesse e il suo amore per la cultura, scientifica, umanistica, musicale e artistica. Abbiamo delle strutture di altissimo livello, dal teatro Zandonai, al Mart, al Museo Civico, al Museo Depero, al Museo della guerra, che propongono iniziative pregevoli e appuntamenti fissi di fama non solo nazionale (basti pensare a Oriente - Occidente, che da decenni attira moltissime persone, o alla Rassegna del cinema archeologico).
«Quello che manca ancora – a mio parere – è una proposta di insieme che attiri anche un turismo non solo giornaliero, proponendogli anche le infrastrutture che si trovano nel percorso tra una struttura e l’altra, o comunque, assai vicino.
«Ho pensato spesso – per fare un piccolo esempio – a come siano veramente poco valorizzati i pannelli che costituiscono l’interessante itinerario che porta il nome di Rovereto città della seta. Essi, bene illustrano (anche se avrebbero bisogno di essere ripensati e resi più accattivanti) la produzione della seta in città, dal XVI al XIX secolo, attività importante che ne ha condizionato anche l’architettura: potrebbero costituire un percorso a parte, ma integrato, che renda più ricca e interessante una visita alla città.»
 
Crede in una Rovereto città universitaria? Pensa che una nuova facoltà potrebbe favorire un maggior benessere in città?
«Conviene concentrarsi su quello che c’è e lavorare per migliorare. Abbiamo scritto nel nostro programma che l’Università appare poco inserita nel contesto cittadino.
«Anche gli/le studenti/esse hanno bisogno di maggiore attenzione, perché possano sentirsi
parte della vita cittadina, a partire dalla realizzazione di uno studentato, e da scelte finalizzate a favorire l’uso del trasporto pubblico.»
 
Rovereto ha un bellissimo centro storico. Sempre più la gente ama trovarsi in questi spazi delle città, divertirsi in questi luoghi unici e preziosi: come la pensa e cosa si sente di proporre per Rovereto?
«È vero, il centro storico di Rovereto è molto suggestivo, come lo sono quasi tutti i centri delle nostre città che – appunto – hanno una storia. I centri storici, per essere vivi, hanno bisogno di non subire i processi di svuotamento di abitanti e di attività commerciali a cui da anni assistiamo con tristezza.
«Una delle cause di questo fenomeno, che riguarda tutti i centri storici è – a mio parere – la proliferazione dei centri commerciali che deve essere limitata anche perché favorisce una mentalità distorta nei consumatori.
«Se si considera chi gestisce le attività commerciali nel centro storico (e non solo) una risorsa per la vita sociale della città, si devono trovare i modi, attraverso tavoli di confronto e ragionamenti ad esempio sul costo degli affitti, su agevolazioni economiche ai/alle giovani che aprono nuove attività, per mettere in campo soluzioni, comunque non facili perché, purtroppo, anche la diffusione del commercio on line ha contribuito ad assestare un altro duro colpo a quello di vicinato.
«In questo dovrebbe entrare in gioco anche la nostra consapevolezza di cittadini, la nostra disponibilità a rinunciare a comportamenti che, se ci portano dei vantaggi immediati e tangibili (l’oggetto acquistato consegnato direttamente a casa), comportano però costi molto elevati dal punto di vista economico, sociale e ambientale.»
 
Uno dei temi da molti anni ormai scottanti per Rovereto è la mobilità in città. Quali sono la sua lettura del problema e le sue proposte concrete?
«Io partirei dal fatto che, a Rovereto, piccola città che si può in breve tempo attraversare da un capo all’altro, prima di tutto si devono realizzare delle vere ciclabili, sicure, con i diversi tratti ben collegati tra loro, e curare la qualità dei marciapiedi (considerando anche chi li usa spingendo una carrozzina per bambini o per disabili) in modo da incentivare l’uso di mezzi alternativi all’automobile.
«Potenziare il servizio pubblico urbano ed extraurbano è un’altra delle risposte che sono state adottate in molte città italiane ed europee. Sono convinta che una città, si vive molto meglio se la si percorre con lentezza e di questo, credo, si avvantaggerebbero anche le attività commerciali, che hanno bisogno che le loro vetrine vengano viste, non che ci si passi accanto in automobile, magari con lo sguardo concentrato nella ricerca spasmodica di un parcheggio!»
 
Rovereto gode di ampi spazi verdi. Ad esempio i giardini interni alla città, come pure i potenziali parchi esterni quali i Lavini di Marco, la zona di Miravalle e il Bosco della Città. Quale politica d'investimento sul «verde» intenderebbe porre in atto?
«In una città non ci sono solamente gli spazi verdi, come i giardini e i parchi, che è importante siano molti, ben distribuiti nei quartieri, attrezzati per i bisogni di tutte le categorie di persone, pensati anche per favorire la socializzazione e il benessere di chi - ad esempio - nelle calde giornate estive non ha la possibilità di andare in vacanza.
«A Rovereto, da questo punto di vista, se togliamo lo scempio dei giardini di Via Dante, possiamo essere abbastanza soddisfatti, per quanto riguarda le aree verdi, anche se tutto può essere migliorabile.
«Il verde pubblico è però costituito anche dalle piante che ornano – o dovrebbero ornare – piazze e vie. La loro importanza non è determinata solo dalla bellezza ma anche dalla funzione che svolgono nel creare ombra e ridurre l’effetto del calore emanato dalla pavimentazione stradale e nel produrre ossigeno che contribuisce alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico.
«È importante un programma di interventi quotidiani per mantenere in buona salute e curare il verde pubblico diffuso, e questo potrebbe comportare anche la creazione di qualche posto di lavoro stabile.»
 
Rovereto è da secoli industria e artigianato, come rigenerare questo vitale comparto produttivo?
«A questa domanda, rispondo con franchezza che non mi sento di addentrarmi nel merito perché richiede competenze che non mi sembra di avere, rispetto ad un settore che vive una crisi strutturale profonda ed è attraversato da cambiamenti che ne stanno trasformando la fisionomia.
«Posso dire che la nascita dell’industria roveretana ha molti aspetti poco corrispondenti alla visione idealizzata dell’imprenditore coraggioso, abile e intraprendente. Si è basata soprattutto su forti agevolazioni delle istituzioni (è storia ormai nota) e il ricatto di alcuni industriali (sovvenzioni in cambio del mantenimento di posti di lavoro) è continuato anche in tempi recenti.
«Oggi la crisi industriale che ha colpito il mondo globalizzato mostra i suoi effetti nei desolanti capannoni vuoti della nostra zona industriale che era la più grande del Trentino ed è sicuramente una delle cause della depressione della nostra città.
«Il Comune può e deve avere un ruolo attivo per favorire la buona occupazione e per incentivare lo sviluppo delle attività artigianali e industriali che hanno caratterizzato Rovereto per tanto tempo, anche se, come ho già detto, è chiaro che l’azione dell’amministrazione comunale va inserita in un quadro normativo provinciale e nazionale.»
 
Infine il suo messaggio agli elettori di Rovereto, per far sì che votino Grazia Francescatti.
«Fare promozione personale non è precisamente una delle mie abilità. Mi limiterei a dire che l’intervista esprime i valori in cui credo e quando credo in qualche cosa, ci metto impegno e passione!»
 
Paolo Farinati – [email protected]