Trento Film Festival: Rocca racconta il pastore d’altura
La Mostra si terrà a Palazzo Trentini dal 29 aprile al 19 maggio 2019
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Gli organizzatori della 67° Trento Film Festival hanno promesso stamane a palazzo Geremia che sarà un’edizione bellissima, presentando il fittissimo cartellone, che non prevede solo una lunga carrellata di film, talvolta in anteprima, ma anche una nutrita serie di mostre, naturalmente sul tema della montagna e delle sue culture.
Il presidente Mauro Leveghi ha parlato - nella sala Falconetto, presente anche il presidente del Consiglio provinciale - di un festival che sarà internazionale, corale e plurale, centrato soprattutto su due temi ricorrenti: l’emergenza climatica e la promozione del turismo lento, capace di entrare davvero a contatto con i territori e i suoi abitanti.
Dentro l’ampia cornice della manifestazione c’è anche quest’anno un’iniziativa espositiva cui ha collaborato proprio la Presidenza del Consiglio provinciale, assieme anche al Museo della Malga di Caderzone Terme.
Si tratta de «L’uomo di nuvole e di lana», una rassegna di fotografie e testi il cui autore è l’artista Gianluigi Rocca.
Si inaugura alle ore 19 di lunedì 29 aprile prossimo, nello spazio di palazzo Trentini - in via Manci 27 a Trento - che il Consiglio provinciale riserva all’arte.
Interverranno il presidente dell’assemblea legislativa trentina e poi Annibale Salsa (antropologo), Luana Bisesti (direttrice Trento Filmfestival), Alberto Mosca (presidente Museo della Malga) nonché il sindaco di Caderzone.
Nella mostra allestita da Simone Giovanazzi e che sarà liberamente visitabile fino al 19 maggio, il professor Rocca racconterà l’ultimo dei pastori d’altura, in miracoloso equilibrio tra la modernità e l’universo antico della natura e dei suoi mestieri più ancestrali.
Un piccolo viaggio insomma fra le tante difficoltà quotidiane che sono proprie del fragile e già compromesso mondo della pastorizia sui monti.
Da segnalare che un’altra mostra, questa volta nel cortile di palazzo Thun (23 aprile - 19 maggio) avrà a che fare con un territorio di autonomia speciale: con il sostegno della Regione Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste, si racconta l’arte dell’artigiano Donato Savin, che reinterpreta le rocce della sua terra e ne ricava stele che sono dèi di pietra.