Obama mantiene la parola: al via l'operazione umanitaria in Iraq
Raid aerei contro l'artiglieria jihadista e lancio di rifornimenti alle popolazioni in fuga
In Italia erano le 12.45 quando si sono levati in volo un drone e i primi due aerei USA F/A-18 Hornet (in italiano calabrone) dalla portaerei a propulsione nucleare George H. W. Bush che staziona nel Golfo Persico dallo scorso mese proprio in previsione di attacchi aerei in Iraq.
Il drone ha neutralizzato una postazione di mortai, i due cacciabombardieri hanno attaccato e distrutto con bombe a guida laser delle unità di artiglieria mobile jihadista che stavano bombardando le popolazioni cristiane in fuga verso il Kurdistan.
L’operazione è stata ripetuta un’ora dopo con quattro cacciabombardieri.
Contemporaneamente si sono levati in volo aerei da trasporto militare per lanciare viveri e altri generi di prima necessità alle popolazioni cristiane che sono scappate da casa senza portare nulla con sé.
In serata la Casa Bianca ha annunciato che i raid proseguiranno finché «non si formerà un governo inclusivo a Bagdad», escludendo un intervento armato a terra.
L’esercito iracheno regolare a questo punto è più fiducioso sulla possibilità di ripristinare l’ordine costituito democraticamente.
Anche aerei britannici lanceranno aiuti alimentari ai profughi. Oltre a generi di prima necessità, Londra potrà offrire assistenza tecnica, logistica e di sostegno generico, senza intraprendere operazioni militari in senso stretto.
La Francia ha annunciato di essere pronta a fare la sua parte, augurandosi che l’Europa assuma al più presto un ruolo attivo a fianco degli alleati.
Significativo in tal senso quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Federica Mogherini che condivide la scelta di Barack Obama di intervenire.
Immaginiamo che il messaggio fosse rivolto ai partner europei che dovrebbero approvare la sua nomina a Commissario PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune).