Il 22 giugno di 70 anni fa, scattava l’Operazione Barbarossa
Hitler, con Finlandesi, Slovacchi e Romeni, attaccava la Russia L'Italia lo avrebbe seguito 17 giorni dopo
A metà 1941, Hitler controllava
l'intera Europa, ad eccezione dell'Inghilterra. L'«Operazione Leone
Marino» (l'invasione del Regno Unito) non era riuscito a compierla
perché la Luftwaffe aveva perso la Battaglia d'Inghilterra, cioè i
Tedeschi non erano in grado di controllare i cieli attorno alle
isole britanniche dove avrebbero dovuto operare gli sbarchi.
Prima di studiare una via alternativa, decise di avviare un'altra
operazione, volta a «coprirsi le spalle»: l'«Operazione
Barbarossa».
Convinto com'era di disporre dell'esercito più potente del mondo,
di poter contare sull'alleato giapponese a Oriente e che il popolo
russo si sarebbe messo dalla parte dei tedeschi per abbattere il
regime Sovietico, aveva da tempo predisposto un dispositivo
militare di una tale dimensione che nessun esercito aveva mai messo
in piedi prima di allora. E che, a Dio piacendo, nessuno metterà
mai più in piedi.
Consisteva in 3 milioni di uomini, 3.400 carri armati, 600.000
automezzi, 3.900 aerei.
Numeri questi che, uniti ad alcuni dettagli inquietanti, dimostrano
che il Führer aveva da sempre in testa l'idea di attaccare la
Russia. Ad esempio, già nel 1937 aveva fatto costruire cannoni di
notevole dimensione su vagoni ferroviari corazzati che avevano lo
stesso scartamento dei binari russi.
In realtà, però, Hitler stava partendo col piede sbagliato e per
colpa non sua.
Aveva dovuto rinviare la campagna di Russia di un mese per dare una
mano all'alleato italiano che si era impantanato… in Grecia.
Il perché Mussolini avesse voluto «spezzare le reni alla Grecia»,
non è ancora stato chiarito in pieno dagli storici, se si esclude
il gesto dimostrativo nei confronti dell'alleato tedesco. Fatto sta
che l'alleato tedesco non ha potuto assistere alla «dimostrazione
di forza» italiana e ha dovuto invece mandare delle divisioni
corazzate in Grecia, passando dalla Yugoslavia. Durata del Blitz:
30 giorni.
Nessuno può dire se quel mese di ritardo sui tempi dell'Operazione
Barbarossa siano costati alla Germania la sconfitta finale della
campagna, certo è però che alla fine di quel 1941 dovette fermarsi
a pochi km da Mosca e passare l'inverno praticamente fermo nella
steppa russa, dando così tempo ai sovietici di riorganizzare
l'Armata Rossa.
Per oggi ci fermiamo qui, ma anticipiamo che nei prossimi tempi
parleremo delle tappe salienti della campagna, a partire
dall'assurda dichiarazione di guerra del nostro Paese, il cui
70esimo anniversario scadrà il prossimo 9 luglio.
La Fondazione Museo Storico del Trentino sta preparando una grande
mostra alle Gallerie di Piedicastello a partire dal prossimo mese
di novembre, con l'assoluta novità di mettere a disposizione degli
interessati una enorme quantità di documenti che i musei russi
hanno cortesemente messo per la prima volta a disposizione del
nostro Paese.
Ma ne parleremo a suo tempo, aggiornando man mano che il Museo ce
ne darà comunicazione.
A fine mese di giugno presenteremo un nuovo libro editato dalla
Fondazione che riporta il diario di un ufficiale della Brigata
Tridentina che è riuscito miracolosamente a tornare a casa e a
sopravvivere fino ad oggi.
Non appena ottenuta l'autorizzazione dai familiari, pubblicheremo a
nostra vota il diario di un altro ufficiale della nostra regione
che, dopo essere miracolosamente scampato alla morte, non solo è
tornato a casa ma ha anche costruito una lunga vita di
successo.