Vladimir Putin e la maggioranza silenziosa – Di Michele Soliani
Analisi di quanto scritto dal Presidente russo sul New York Times
Cosa ha scritto Vladimir Putin sul New York Times e quale è stata la risposta di Obama?
Nei giorni scorsi il leader russo ha scritto una lunga lettera al noto giornale statunitense parlando della questione siriana e non solo. Innanzitutto, nel testo, è da evidenziare come il primo riferimento sia al compito che deve svolgere l’ONU. Nelle parole di Putin viene infatti ricordato come le decisioni del consiglio di Sicurezza debbano essere prese all’unanimità al fine anche di evitare il destino della Società delle Nazioni, organismo precedente alle Nazioni Unite che svolse le sue attività a cavallo delle due Guerre Mondiali.
La seconda parte del testo è la più interessante.
Dopo aver citato in causa esponenti religiosi tra cui il Papa, che scrisse in occasione del G20 una lettera a questi, si sofferma sulle possibili conseguenze di un attacco statunitense.
«Un attacco aumenterebbe la violenza e rilascerebbe una nuova ondata di terrorismo. Potrebbe danneggiare sforzi multilaterali per risolvere la questione nucleare iraniana ed il conflitto arabo-israeliano e destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente ed il Nord Africa. Potrebbe far saltare gli equilibri dell’intero sistema di diritto internazionale.»
La lettera continua con una dura accusa nel quale si ricorda che «Non stiamo proteggendo il governo siriano, ma il diritto internazionale».
«Dobbiamo usare il Consiglio di sicurezza ONU e crediamo che salvaguardare la legge e l’ordine nel mondo complesso e tumultuoso di oggi sia uno dei pochi modi per evitare che le relazioni internazionali scivolino nel caos. La legge è ancora la legge, e dobbiamo seguirla che ci piaccia o meno.»
La risposta a quanto detto da Putin non è provenuta dal diretto interessato bensì da un comico statunitense quale Albert Brooks. Presentandosi nelle vesti del presidente statunitense, e gettando nella confusione anche il sottoscritto, offre una dura risposta a quanto scritto dal leader russo.
«Continuando – scrive il comico – a leggere l'editoriale, non riuscivo a capire se ci stesse insultando o elogiando. Putin sembra rispettare gli Stati Uniti per un paragrafo, per poi maledirci in un altro. Ora intendiamoci, io ammiro Putin.
«Per la sua età sembra essere in ottima forma fisica e, anche se a basket potrei fargli il culo, credo che se un orso ci attaccasse entrambi sarebbe lui quello a sparare per scacciarlo.»
Il testo poi elenca tutti i successi del suo paese a dispetto di quelli russi quali i fast food e le macchine russe inferiori a quelle statunitensi.
Non si può fare a meno di notare che in questi ultimi tempi la figura di Putin sta acquistando particolare popolarità all’interno della, usando un termine di «nixoniana» memoria, «Maggioranza silenziosa».
Obama ha ricevuto nel 2009 il Premio Nobel per la Pace e la motivazione ufficiale cita queste parole: «per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e cooperazione tra i popoli».
Era un conferimento dato anche per augurarsi l’inizio di una «Nuova frontiera», termine usato da Kennedy e tanto caro alle sinistre che avevano sperato in lui.
Lo daranno anche a Vladimir Putin? Non è abbastanza pacifista come Obama.
Michele Soliani
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