Un convegno per gli Ecomusei che compiono 20 anni
È stato fatto il punto della situazione per progettare i prossimi 20 anni
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Un convegno per celebrare il ventennale degli Ecomusei del Trentino e guardare anche ai prossimi vent’anni. Così la Rete degli Ecomusei si è messa a confronto per trovare nuove chiavi di scambio e di crescita. L’incontro si è tenuto sabato presso l’Ecomuseo della Judicaria a Maso al Pont (Stenico).
«Un traguardo importante che guarda al passato e, soprattutto, guarda al futuro, – dice Giuseppe Gorfer, presidente della Rete degli Ecomusei del Trentino. – L’Ecomuseo rappresenta ciò che un territorio è, e ciò che sono i suoi abitanti.
«Rappresenta la cultura viva delle persone, il loro ambiente, ciò che hanno ereditato dal passato, ciò che amano e desiderano.
«Mi piace la definizione che ne ha dato Hugues de Varine, ancora nel lontano 1970: l’Ecomuseo è Il futuro del passato.»
Al convegno a portare i saluti istituzionali sono stati: Carmela Bresciani - Presidente Ecomuseo della Judicaria; Monica Mattevi - Sindaco di Stenico; Mirko Bisesti - Assessore alla Cultura della Provincia autonoma di Trento; Mario Tonina - Assessore all’Ambiente, all’Urbanistica della Provincia autonoma di Trento; Franco Marzatico - Capo della Soprintendenza dei Beni Culturali della Provincia di Trento; Ezio Amistadi - Presidente Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina.
Importante il riconoscimento istituzionale dato agli Ecomusei.
In questi vent’anni è stato un susseguirsi di tante iniziative, eventi, manifestazioni che non avrebbero avuto luogo se non ci fossero state questa realtà con una qualità che cresce sempre di più.
«Gli Ecomusei fanno parte a pieno titolo dell’offerta culturale trentina e su questo lavoreremo ancora di più, - ha detto Bisesti. – Il sistema di valorizzazione che offrono ci dà un importante ritorno anche di immagine e di attrattiva turistica.
«Tutto va valorizzato ed è necessario far conoscere gli Ecomusei non solo fuori dai nostri confini, ma anche agli stessi trentini.
«Le iniziative sono tante. Stiamo cercando, anche con i poli museali, di delocalizzare gli eventi.
«Vedo quindi una sinergia tra la Rete dei musei del Castello del Buonconsiglio, il Mart e il Muse e la Rete degli Ecomusei. Siamo un’unica terra ricca di valore culturale.»
Per Tonina, «Gli Ecomusei sono presidio territoriale che opera con logiche di sviluppo sostenibile. L’Agenda 2030 ci ha dato precise indicazioni e ora serve l’impegno di tutti.
«Il Trentino non parte dall’anno zero grazie a politiche attente di sviluppo sostenibile che vanno in questa direzione.
«Gli atti politici messi in campo vanno proprio in questa direzione, l’ambiente è importante e strategico per il futuro.»
Anche per Marzatico gli Ecomusei sono motori di attrattività e vivibilità del territorio e «la conservazione della memoria è il fondamento su cui si crea la coesione sociale e la comprensione tra generazioni».
Poi si è entrati nel vivo della tavola rotonda, diventata occasione per ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita delle Rete.
In Trentino gli Ecomusei sono stati riconosciuti con le Leggi Provinciali n.13/2000 e 15/2007.
Ogni Ecomuseo rappresenta situazioni territoriali diverse, ma tutti svolgono una delle forme più innovative nella difficile coniugazione di conservazione e sviluppo, cultura e ambiente, identità locale e turismo.
Nel 2011 il progetto Mondi locali del Trentino ha posto le basi per la strutturazione di una vera e propria Rete tra i sette Ecomusei del Trentino sotto il profilo istituzionale, gestionale e organizzativo.
Oggi la Rete ne conta nove.
La mattinata è stata quindi un susseguirsi di analisi ed elaborazioni delle esperienze ecomuseali tra sostenibilità, cultura, turismo, paesaggio, benessere in una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Giuseppe Gorfer - Presidente Rete Ecomusei del Trentino; Maria Pia Flaim - Past Funzionario Servizio Attività Culturali PAT; Roberto Bombarda - Past President Ecomuseo; Gianluca Cepollaro - Direttore Step Tsm - Trentino School of Management; Anna Facchini - Presidente SAT ; Alessandra Odorizzi - APT Garda Dolomiti; Tommaso Martini - Presidente Slow Food Trentino; Alessandro Franceschini - Architetto urbanista.
E naturalmente i presidenti dei nove Ecomusei del Trentino che aderiscono alla Rete:
Giuseppe Gorfer (Ecomuseo Argentario); Carmela Bresciani (Ecomuseo della Judicaria - Dalle Dolomiti al Garda); Elisa Pecoraro (Ecomuseo del Lagorai); Andrea Panizza (Ecomuseo della Val Di Peio «Piccolo Mondo Alpino»); Mauro Cecco (Ecomuseo del Vanoi); Lorenzo Gecele (Ecomuseo Tesino - Terra di Viaggiatori); Andrea Tomaselli (Ecomuseo Valsugana - Dalle Sorgenti di Rava al Brenta); Paola Aldrighetti (Ecomuseo della Valle dei Laghi); Monica Tomasi (Ecomuseo Val Meledrio - La Via degli imperatori).
Obiettivi? Sviluppare il senso di appartenenza al territorio partendo dalla comunità, incrementare lo spirito di «cittadinanza attiva», implementare un sistema per il coordinamento delle risorse perché il compito della Rete degli Ecomusei del Trentino oggi è quello di elaborare e realizzare pratiche innovative di partecipazione delle comunità locali per accrescere la qualità di vita dei residenti e quindi diffondere il senso di appartenenza e riscoperta di valori comuni.
«L’Ecomuseo tecnicamente non è un museo, – specifica Gorfer. – L’Ecomuseo è territorio e comunità. Nasce da un processo collettivo che si autoalimenta continuamente.»
La Rete degli Ecomusei del Trentino è finanziata dalla Provincia autonoma di Trento.
«In Trentino – ricorda ancora Gorfer – siamo stati laboratorio d’eccellenza nel costituire la Rete.
«Gli Ecomusei sono realtà nate in Francia negli anni ’70, diffuse in Italia e in tutta Europa, ma è stato il Trentino a fare dei singoli Ecomusei una rete formale che va a operare e gestire attività coordinate.
«La Rete degli Ecomusei attraverso uno spirito di collaborazione, integrazione e apertura nei confronti degli attuali membri e nei confronti dei nuovi futuri eventuali membri, vuole favorire la circolazione delle idee e delle esigenze attraverso progetti e iniziative coinvolgendo gli altri enti e le altre istituzioni del territorio.»
E sta proprio qui la sfida oggi: diventare interlocutore nella circolazione di idee e progetti con gli altri enti e le altre istituzioni del territorio.
L’Ecomuseo è un progetto sociale, flessibile, dinamico. Da una parte continuerà la rivitalizzazione dei territori a partire dalle risorse e dagli abitanti, dall’altra punterà alla ricerca di una frequentazione turistica dolce, culturale, ecologica.
La pandemia ha messo in discussione diversi parametri delle nostre vite e delle nostre abitudini.
Dal turismo all’abitare, dal lavorare al comunicare tutto è in trasformazione ed è compito degli Ecomusei raccogliere e accompagnare questi cambiamenti. Anche attraverso il coinvolgimento dei giovani.
«I giovani hanno un grande desiderio di conoscenza, di capire la valenza del loro territorio. Quello che è difficile è trovare una chiave di interesse per renderli partecipi.
«L’Ecomuseo fa attività di formazione ai mestieri tradizionali e ambientali, formazione di personale e guide, eventi e feste a cui i giovani possono prendere parte non solo come spettatori, ma anche e soprattutto come attori e creatori.
«Sta a noi coinvolgerli intercettando anche il loro linguaggio e la loro comunicazione.»
La giornata si è poi conclusa con una visita al territorio.