Chiacchierando con i maggiorenti dell'Arge Alp riuniti a Trento
Le nostre domande poste a Ugo Rossi, a Sergio Chiamparino e a Günther Platter
Tra le persone che abbiamo intervistato oggi in occasione dell’incontro svolto a Trento dell'Arge Alp, la macroregione dei paesi che si affacciano sulle Alpi, abbiamo sentito il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino e il capitano del Tirolo Günther Platter.
Domande non necessariamente legate al tema dell'incontro.
A Rossi abbiamo chiesto, dato che domani è il centesimo anniversario dell’attentato di Sarajevo, di esprimere un pensiero di fronte a tutti i capi di stato e di regione giunti a Trento per l’incontro dell’Arge Alp.
«La cosa più bella ce l’abbiamo sotto gli occhi tutti, – ha risposto Rossi. – Siamo qui a parlare attorno a un grande tavolo. Cent’anni fa sarebbe stato impossibile, quando invece sarebbe stato necessario.
«Noi abbiamo investito molto sui giovani affinché dalla tragedia che fu la Prima guerra mondiale imparino ad apprezzare il sorgere di un’Europa che non pensi più a ciò che divide ma a ciò che unisce.»
A Chiamparino (foto in alto) abbiamo chiesto se è tranquillo sulla revisione del Titolo V della Costituzione italiana, che quello in cui vengono disegnate le autonomie locali: comuni, province e regioni.
L’attuale struttura delle regioni deriva da una serie di riforme del Titolo V cominciate negli anni Settanta e terminata con la riforma del 2001 (approvata con una maggioranza di centrosinistra e poi confermata da un referendum).
Lo scopo di tutte queste riforme, compresa quella del 2001, era dare allo Stato italiano una fisionomia più «federalista», nella quale i centri di spesa e di decisione si sarebbero spostati dai livelli più alti, lo Stato centrale, a quelli più locali, «avvicinandosi» così ai cittadini.
«Visto che l’esperienza del Federalismo fiscale è fallita – ha risposto, – ci pare necessario procedere con maggiore attenzione all’evoluzione richiesta ormai dall’intero sistema Italia.
«Per quanto riguarda le autonomie speciali, come ad esempio il Trentino e l’Alto Adige – ha continuato – è giusto che esistano per motivi storici, etnici, morfologici e quant’altro. Certo vanno rivisti i rapporti finanziati con lo Stato perché essere autonomi non presuppone avere privilegi.»
Pienamente d’accordo. Gli impianti autonomistici di Trento e di Bolzano sono ormai talmente consolidati che è impensabile poter mettere mano a qualsiasi modifica del rapporto con lo Stato Italiano.
Quindi, come abbiamo sempre detto noi, l’Autonomia è intoccabile. Il tutto sarà giocato sulle finanze delle autonomie.
Non è che la cosa ci lasci più tranquilli, perché la logica che ha mosso finora il Governo centrale è stata quella di portar via alle province autonome di Trento e di Bolzano quello che gli osservatori disattenti ritengono essere il «surplus»: tutto quello che non risponde alla voce spese fisse, sarebbe un ingiusto privilegio.
Poco conta se per arrivare a spendere così poco ci abbiamo impiegato decenni.
A Platter (foto in basso) abbiamo chiesto di conoscere le iniziative attivate in Tirolo per celebrare il centenario della Grande Guerra.
Tre i punti emersi dalle sue risposte.
La prima è che l’attenzione del Tirolo è rivolta ai giovani, che devono conoscere i teatri di guerra dove sono morte decine di migliaia di loro concittadini. Alla nostra domanda se in questi teatri fosse compreso il Trentino, ci ha risposto di no: la Galizia.
L’Austria non mandava né i Sudtirolesi né i Tirolesi a combattere contro gli Italiani. Non era una buona cosa, dato che molti avevano buoni rapporti d'affari o quantomeno di vicinanza con l'Italia. Quindi, come è capitato per i 60.000 trentini che sono stati arruolati, i tirolesi sono stati trasferiti sul fronte russo. In Galizia, paese che sulla carta non esiste più.
La seconda è che i giovani devono conoscere la storia che ha portato l’Austria a essere divisa. Le cause della Grande Guerra vanno studiate perché è dallo studio della guerra che si può parlare di pace. Cent’anni fa l’Impero Austro Ungarico era uno stato federale. Purtroppo lo è stato in anticipo, cioè non ai giorni nostri dove l’Europa è sentita come esigenza fondamentale, ma nel periodo in cui le istanze nazionalistiche erano l’unica portante dei popoli europei.
La terza è che farà avere al nostro giornale il materiale relativo alle loro iniziative.
Noi, ovviamente, pubblicheremo volentieri tutto ciò che arriverà da Innsbruck in tema di Grande Guerra.
Cent’anni fa siamo scesi in armi, ora è giunto il momento di guardare tutto con serenità.
G. de Mozzi.