Sabato 4 marzo la danza arriva al Teatro Comunale di Brentonico

La compagnia «Nervitesi» diretta da Carla Rizzu andrà in scena con «L'ultima madre»

L'Ultima Madre - Photo By Deborah Lorenzi.
 
Arriva anche a Brentonico la proposta di spettacolo coreutico del Centro Servizi Culturali S. Chiara, inserita nella programmazione del Circuito regionale della Danza 2016/2017.
Sabato 4 marzo sarà in scena al Teatro Comunale la compagnia Nervitesi diretta da Carla Rizzu con «L'ultima madre».
Con questo suo nuovo progetto, la coreografa sarda esplora una figura arcaica e leggendaria della sua terra: l’«accabadora» ovvero, tra sardo e catalano, «colei che porta a termine».
Quella donna che, carica di pietas, si reca in piena notte a dare l’ultimo saluto ad anziani e infermi, colei che risponde portando conforto all’ultima parola degli altri.
 
«L’esigenza di creare questo spettacolo – scrive Carla Rizzu – nasce dal voler raccontare un’altra storia di donne coraggiose.
«Nella terra dei nuraghi, in quella Sardegna da cui si scappa per poi cercarla tutta una vita, la donna ha sempre rivestito un ruolo primario, diventandone fulcro e cuore pulsante.
«Amata, temuta e adorata come forse in nessun altro luogo, il suo primo nome era Grande Madre.
«Depositaria di un rapporto privilegiato con il soprannaturale, era preposta alla difesa della casa e della famiglia, portatrice dei segreti religiosi e circondata da un'aura di misticismo.
«Indipendente, orgogliosa, forte e tenace. Sia che abbia un viso giovane e liscio oppure squadrato e rugoso, conserva quella splendida scintilla divina.»
 

@ Deborah Lorenzi photos.
 
Fra queste donne, fin da tempi non poi così lontani, c’era l’accabadora. Con questa parola nata da una miscela di catalano e sardo - dove «acabar» si unisce ad «agabbare», «accabare» - le due lingue trovano il nome a colei che deve finire, portare a compimento, terminare.
Alcuni studiosi cercano ancora prova dell’esistenza di questa figura, scavando nel mito che ha così fortemente inciso la storia sarda. Ad altri invece basta ascoltare le parole che escono da bocche rugose, seminascoste da lunghi fazzoletti neri, per capire che quella donna, carica di pietas popolare che si recava in piena notte a dare la buona morte ad anziani e infermi, è esistita veramente.
 
«L’ultima madre – spiega ancora Carla Rizzu – è anche una figura che paradossalmente è caratterizzata da un profondo rispetto per la vita.
«L’ho pensata in una Sardegna antica ma non troppo, dove le cose faticano ad essere chiare, dove gli occhi degli altri sono aghi che giudicano e forano l’anima e lo sparlare diventa musica acuta nelle silenziose vie.
«Un luogo dove il passato non vuole esserlo e fatica ad essere sepolto.
«Qui vive la mia accabadora, qui trascorre le sue lunghe giornate in attesa di una chiamata e quando ciò accade lei non esita a compiere il proprio dovere con consolidata maestria.
«È anche allevatrice, sciamana, ma sopra ogni cosa è l’ultima persona che tanti vedono prima di chiudere per l’ultima volta gli occhi.»
 
Nello spettacolo, interamente al femminile, le quattro performers - Enrica Linlaud, Laura Lucchi, Serena Fossanova e la stessa Carla Rizzu – si alternano nei ruoli di comunità, voce narrante, accabadora e tradizione sarda, accompagnate dalle note musicali di Christian Ravaglioli.
Sabato 4 marzo al Teatro Comunale di Brentonico il sipario si alzerà su «L'ultima madre», spettacolo co-prodotto dal Festival Oriente Occidente e dal comune di Brentonico, alle ore 21.00.