La Cantatrice Calva di Ionesco al Teatro di Villazzano il 4 e il 5
Le 8 versioni di 8 registi finalisti: Francesca Falchi, Karim Galici, Francesco Leschiera, Piera Mungiguerra, Fabio Pisano, Tommaso Pitta, Luca Quaia, Fracesco Sgrò
«Personaggi che si esprimono in dialoghi convenzionali, vuoti, che parlano per non dire nulla, che dicono una cosa e fanno il contrario.
«Questi personaggi che strappano al pubblico molte risate sono in realtà la rappresentazione drammatica dell’incomunicabilità, della solitudine assoluta, dell’impossibilità di conoscere l’altro.»
Le mille e mille recensioni de «La cantatrice calva» possono variare per stile o per profondità.
Ma da Ionesco non si scappa. I suoi protagonisti sono così: poco edificanti.
Erano così quando l’autore franco-romeno scrisse la sua prima, celeberrima, opera inaugurando il teatro dell’assurdo.
Ed è proprio con La cantatrice calva che se la stanno vedendo i registi partecipanti alla 20ª edizione del Festival di regia teatrale Fantasio in questi ultimi 12 giorni.
La formula del festival è la stessa da cinque anni: i registi selezionati arrivano a Trento, conoscono il testo e ricevono, tramite sorteggio, un gruppo di attori selezionati anch’essi dall’organizzazione.
Dodici giorni di lavoro per preparare 15 minuti dello stesso testo e presentarlo ad una giuria e al pubblico.
I registi che ci stanno lavorando sono otto: Francesca Falchi, Fabio Pisano, Karim Galici, Tommaso Pitta, Francesco Leschiera, Luca Quaia, Piera Mungiguerra e Francesco Sgrò.
L’organizzazione li ha scelti dopo un intenso lavoro, valutando i loro portfolio artistici; da questa selezione sono emersi 7 over35 su 8, una novità per il festival: il testo è nelle mani non solo di registi talentuosi, ma anche con una certa esperienza.
Per vedere la loro versione della prima scena de La cantatrice calva basterà andare in teatro, a Villazzano, con la voglia di farsi stupire.
Il 4 e 5 dicembre il teatro ospiterà il Fantasio e gli otto «quarti d’ora» concessi ai registi porteranno il testo di Ionesco chissà dove e chissà come.
Il Fantasio va letto prima che come concorso come esperienza collettiva: lo scambio tra i registi che operano a Villazzano con la frenesia e il confronto della messa in scena e la contaminazione tra registi e attori.
Nascono amicizie artistiche nel prima e nel dopo concorso.
E le amicizie artistiche servono come il pane per misurarsi, rinnovare, rinnovarsi.
È questo il senso, è questo il valore aggiunto, del progetto di residenza che è inscindibile dal concorso.