Storie di donne, letteratura di genere/ 104 – Di Luciana Grillo
Raffaella Cavalieri, L’Italia con gli occhi di Dante - Guida del viaggiatore – Invita i lettori a visitare i luoghi in cui Dante visse o dei quali scrisse
Titolo: L' Italia con gli occhi di Dante. Guida del viaggiatore
Autrice: Cavalieri Raffaella
Editore: Minerva Edizioni (Bologna)
Collana: Clessidra, 2015
Pagine: 184, brossura
Prezzo di copertina: € 16,90
Nel 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, sono state numerose le proposte editoriali.
Questa Guida del viaggiatore è certamente tra le più originali: invita i lettori a visitare i luoghi in cui Dante visse o dei quali scrisse, con significative citazioni, e riporta interessanti brani di altri grandi studiosi e viaggiatori.
Il viaggio inizia naturalmente a Firenze, con i celebri versi del XXVI canto dell’Inferno, Godi, Fiorenza, poi che sei sì grande… sostenuti e confermati da Merezkovskij, esule russo in Italia durante il ventennio fascista, secondo il quale «la patria per l’uomo è come il corpo per l’anima».
Al russo, l’autrice accosta altri noti intellettuali viaggiatori come Lamartine, Ampère, Trollope, Bassermann, che forniscono una accurata serie di indicazioni per visitare luoghi che furono importanti per Dante e per il suo tempo.
La seconda tappa di questo viaggio sulle orme di Dante è «La Roma dei pellegrini», descritta da W. Goethe nel 1786 e da C. Dickens nel 1844.
Dante probabilmente visitò Roma in occasione del Giubileo del 1300 indetto da papa Bonifacio VIII, almeno così si può ritenere dopo aver letto il canto XVIII dell’Inferno.
Con la Cavalieri, visitiamo la città eterna, vediamo strade, basiliche e palazzi così come forse li vide il poeta quando si recò dal papa nel 1301 per conto dei fiorentini.
Il nostro itinerario tocca poi la Toscana interna: «Si vede Arezzo in cui si direbbe che nulla è cambiato dal secolo di Dante», secondo la testimonianza di Stendhal nel 1829, città alla quale Dante dedicò l’Inferno e di cui tratta nel Purgatorio quando «descrivendo il corso dell’Arno, parla con toni aspri degli aretini…ai quali anche l’Arno torce il muso».
L’autrice ci indica con dovizia di particolari le strade, i resti etruschi e romani, la casa dove nacque il Petrarca, il pozzo descritto dal Boccaccio in una novella (la quarta della settima giornata), e ci invita a visitare le antiche chiese e a godere delle opere di Piero della Francesca.
Il cammino prosegue nel Casentino, alla «scoperta dei suoi misteri, della sua storia e dei suoi incanti…», «vallata colma di tradizioni e di memorie della sua presenza. Sembra che le sue orme si incontrino ad ogni svolta e che subito si perdano… Egli è qui, vicino alle fonti dell’Arno, e guarda laggiù, alla città in trono…», secondo la suggestiva testimonianza di Noyes (1905).
Dante sicuramente ha soggiornato a La Verna, a cui «consacrò un solo verso, una strofa alata, ma che fa parte del più ampio elogio a San Francesco»: anche in questo caso, l’invito a visitare questo monastero fondato dal santo di Assisi è molto convincente, secondo la descrizione di Joergensen del 1905.
E da questo luogo mistico a Campaldino il passo è breve, ma doloroso, perché evoca la «famosa battaglia in cui fu protagonista anche l’Alighieri l’11 giugno del 1289… in questa occasione Dante conobbe Bernardino da Polenta, fratello di Francesca da Rimini», e dunque forse in questi luoghi il poeta sentì raccontare la storia di amore e morte che si ritrova nell’indimenticabile canto V dell’Inferno.
A Francesca e Paolo, al loro amore e al Castello di Gradara l’autrice dedica un bel capitolo che si conclude con interessanti informazioni sulla rappresentazione della «Francesca da Rimini» di D’Annunzio, interpretata da Eleonora Duse nel 1902 al Teatro Lirico di Milano.
Tornando ai luoghi danteschi, la Cavalieri ci suggerisce una tappa a Pisa, nel «ricordo di uno degli episodi più noti e tradotti in tutto il mondo: la tragedia del Conte Ugolino», città che ancora conserva importanti tracce del tempo, come ad esempio la Torre della fame, e che ha ospitato tanti illustri visitatori, tra i quali Lord Byron (1821).
Prima di giungere a Ravenna, ultima residenza di Dante, l’autrice descrive la Lunigiana, l’ampia valle che si estende tra Toscana e Liguria, dove Dante «trascorse parte del suo esilio, ospite dei Malaspina… Dante allude spesso alla valle… già nell’Inferno, parlando di Aronta, uno degli indovini, descrive i monti di Luni ed i bianchi marmi di Carrara…».
Né la Cavalieri può trascurare Verona, «lo primo tuo rifugio e il primo ostello…fu effettivamente il primo rifugio del Poeta».
Segue un’ampia descrizione della città, del fiume, dei palazzi, dei monumenti funebri, della storia e del balcone di Giulietta, sia con opportune citazioni che con informazioni dettagliate.
Infine, Ravenna, «sulle tracce dell’illustre polve», la cui descrizione si apre con le parole del Pascoli: «O Ravenna, è un sublime vanto il tuo!....Persino la tua postura sulla marina dove il Po discende fu precipua nell’ispirazione del Poema».
Dunque, Raffaella Cavalieri ci ha accompagnati sulle orme di Dante attraverso i secoli, arricchendo il suo testo con foto, riproduzioni di antiche incisioni, di disegni e persino dell’abito di scena indossato da Eleonora Duse!
Luciana grillo
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