Fare i doni a Natale – Ne parla lo psicanalista Giuseppe Maiolo
«Pensare ai regali da fare ai bambini vuol dire ripensare al valore del dono»
Tempo di feste e tempo di regali, soprattutto per i bambini. La tradizione vuole che a Natale i regali siano in gran parte giocattoli. Oggi però la crisi economica ci impone restrizioni e anche l’usanza dei doni natalizi può subire qualche modifica.
Questo però può servirci per rivedere alcuni comportamenti e spingerci a fare scelte più oculate e ridare valore ai regali e significato ai giocattoli. Per troppo tempo abbiamo riempito le stanze dei bambini di oggetti vari e spesso inutili.
O quanto meno erano poco funzionali alle sue necessità, prova ne è il fatto che il bambino dopo un iniziale interesse, molti dei giocattoli regalati, rapidamente li abbandonava e li dimenticava. Ora è venuto il tempo di rivedere questo modo di agire e di non usare i regali come surrogato della propria affettività carente.
Pensare ai regali da fare ai bambini vuol dire ripensare al valore del dono.
Del resto proprio la crisi impone ai genitori la necessità di trovare un punto di equilibrio tra quello che è il bilancio familiare, la tradizione dei doni natalizi e la pressione dei bambini che mostrano «desideri» fortemente condizionati dal consumismo e dalla pubblicità commerciale.
Non si tratta certo di tornare a regalare le vecchie bambole di pezza, ma di ricordare che anche nell’epoca dominata dai videogiochi e le playstation più sofisticate, ci si può ancora divertire con le cose più semplici e con gli strumenti più umili che nel gioco sollecitano l’immaginazione, l’inventiva, la creatività.
Come un tempo, anche oggi i bambini trovano piacere a far mangiare, camminare o dormire un orsacchiotto ed è funzionale al loro processo di crescita identificarsi con quel morbido oggetto di peluche trasferendo su questo sentimenti e desideri. Ora è più che mai è importante far scoprire la sostanza delle cose e il valore della semplicità. Il che vuol dire ricordarsi che prima di essere consumatori, i genitori sono educatori dei loro figli.
Per cui, a Natale, può essere significativo puntare sulla sorpresa e valorizzare l’emozione, che ad esempio, deriva dal piacere di scartare materialmente un dono e scoprire che esso soddisfa un desiderio coltivato a lungo.
Accompagnare questo rituale e ancora di più sostenerlo con partecipazione e entusiasmo, serve a ridare valore all’attesa ma anche al dono come oggetto prezioso in controtendenza con quell’ usa e getta tipica del nostro tempo.
Suggerirei ai genitori, ad esempio, di far fare al bambino una lista di desideri da inviare a Babbo Natale sottoforma di letterina.
Al di là dell’avere più possibilità di scelta, l’adulto può allo stesso tempo servire per trasmettere l’idea che - pur essendo tanti i desideri - solo alcuni si possono realizzare.
Ciò che conta è aver chiaro il fatto che i giocattoli sono strumenti preziosi per il gioco (che per il bambino è una cosa seria) e funzionali al suo sviluppo affettivo, relazionale, cognitivo.
Ai bambini piccoli possono essere utili i giochi per così dire da pavimento che si fanno a pancia in giù, sul tappeto. Questi aiutano a sviluppare la creatività, perché sono giocattoli che si montano e si smontano, strumenti per costruire e disfare.
Ai più grandicelli possono invece andar bene i giochi da tavolo che favoriscono l’aggregazione e lo sviluppo di relazioni tra i pari ma consentono a genitori e bambini di interagire.
Sicuramente quelli da dare ai bambini non dovrebbero veicolare aggressività e violenza perché sono immersi anche troppo in questa realtà.
Non servono né armi né oggetti che sollecitano interazioni fortemente competitive, ma strumenti funzionali a creare divertimento e abilità creative.
L’alta tecnologia nei giocattoli non va demonizzata, ma va tenuto conto di quanto essa possa favorire nel bambino lo sviluppo di atteggiamenti di isolamento che non aiutano la crescita della vita relazionale.
Andrebbero evitati anche quei giocattoli troppo sofisticati che alle volte soddisfano più le esigenze del genitore che i reali bisogni del piccolo.
Giuseppe Maiolo – [email protected]
Prof. Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Docente di Educazione alla sessualità all'Università di Bolzano Facoltà di Scienze della Formazione.