«Anch'io a teatro con mamma e papà» prosegue con Rosaspina
Sabato 3 e domenica 4 al teatro Cuminetti del Centro S. Chiara la versione dolce e visionaria della Bella addormentata nel bosco
Sarà uno spettacolo riservato ai bambini e alle loro famiglia ad aprire a Trento la programmazione 2015 del Centro Servizi Culturali S. Chiara. Sul palcoscenico del Teatro Cuminetti, sabato 3 e domenica 4 gennaio 2015 la Compagnia «Teatro del Piccione» proporrà «Rosaspina», una scrittura scenica di Simona Gambaro che racconta, in una dimensione dolce e visionaria, la favola della Bella Addormentata.
«Nacque una bambina e fu chiamata Rosaspina. Sette fate furono chiamate alla festa e portarono per la bimba i doni più desiderabili: bellezza, intelligenza, virtù. E l'ottava fata, perché non fu invitata? Al suo arrivo il cielo si fece buio ed ella pronunciò parole che nessuno voleva sentire: la bambina si pungerà un dito e si addormenterà.»
Si tratta di una versione parzialmente simile, nella prima parte, a quella della «Bella Addormentata» di Perrault (1697) che si trova nei Kinder und Hausmärchen dei fratelli Grimm (1812) col titolo Rosaspina.
La versione dei Grimm corrisponde a quella di Perrault solo fino al risveglio della principessa e questa è anche la parte della favola più nota al pubblico moderno, in quanto corrisponde alla versione resa celebre dal film della Disney.
Lo spettacolo, che vede in scena Simona Gambaro e Massimiliano Caretta per la regia di Antonio Tancredi, si rivolge al pubblico, parlando con la profondità e la leggerezza della fiaba, per ridere di piccole cose e dar voce a grandi domande.
La storia di Rosaspina viene rappresentata con semplicità, nello stile proprio di questa Compagnia che affianca ad una cura particolare dell'immagine scenica un teatro d’attore molto fisico, in questo caso contaminato e arricchito da interventi di teatro di figura.
La chiave comica e l'uso di un linguaggio di immediata comunicazione con i ragazzi fondano una visione teatrale che vuole essere principalmente emotiva, accessibile ma non didascalica, evocativa e metaforica. Per raggiungere in questo modo la verità della fiaba, perché, come scrive Italo Calvino:
«Le fiabe sono vere. Sono, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminìo delle coscienze fino a noi.
«Sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è appunto il farsi di un destino: la giovinezza, dalla nascita al distacco da casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano.»
È uno spazio stretto, quello che il regista, Antonio Tancredi ha scelto come luogo del racconto, stretto come una zattera che protegge e isola, sopraelevato e obliquo quasi a suggerire la costante ricerca di un equilibrio da parte dei due personaggi della storia: una scena che diventa metafora della condizione del re e della regina e del loro desiderare.
«È il desiderio – spiega il regista – il motore primo dell’azione, in quanto ricerca inquieta di qualcosa al di fuori di sé. Così anche quando un equilibrio sembra essere raggiunto ecco che la vita (nella storia l’arrivo della fata che annuncia un destino) ci porta fuori dai piani previsti e ci conduce in altri territori da percorrere fino in fondo.
«Questa scena stretta e nuda, è stato il foglio bianco su cui abbiamo disegnato la danza delle emozioni che hanno agito il re e la regina. Ciò che muove dentro i due personaggi si materializza, si rende visibile, si fa carne nel loro stare in scena, nel gioco continuo di azione e reazione, nelle pieghe delle parole e dei respiri che si intrecciano.»
Lo spettacolo si sviluppa in un gioco continuo tra corpo, parola e scena, che appaiono come strumenti di un’orchestra in cui si percepiscono i singoli elementi senza perdere il tutto. Come nei brani di Bach che sono stati scelti per rendere il tempo e lo spazio della fiaba. Una trama continua, in cui la fine si perde in un nuovo inizio, in un costante sbilanciamento verso quello che verrà.
Sabato 3 e domenica 4 gennaio 2015 l’appuntamento con «ROSASPINA» è al Teatro Cuminetti di Trento, dove lo spettacolo (adatto ad un pubblico dai 5 anni) avrà inizio alle ore 16.00.
Al termine dello spettacolo gli attori condurranno il pubblico in un piccolo rito condiviso. Un gioco di stelle cadenti, un'azione poetica che avrà come temi l'attesa e il desiderare.