La libertà voluta dai ragazzi di Minsk – Di Paolo Farinati

La sfida per la libertà e per la democrazia dei giovani della Bielorussia

In questi giorni la volontà di libertà e di cambiamento politico e sociale della loro Bielorussia per i giovani di Minsk sta diventando comprensibilmente irrefrenabile, se non esplosiva.
L’ultima sceneggiata sono state le recenti elezioni presidenziali.
Un’autentica farsa, un’ennesima pagina non più accettabile di mancanza di democrazia, come pure di evidenti brogli, in quella che è rimasta una tra le ultime dittature ancora sopravvissute in Europa.
I giovani bielorussi non si arrendono e non si arrenderanno facilmente. Capiscono che questa è per loro e per l’intero loro popolo forse l’ultima occasione.
Hanno dalla loro un discreto livello di istruzione, sono forti e consapevoli attraverso la conoscenza di un mondo migliore, di un modo di governare democratico e, quindi, rispettoso del pensiero di tutti, da esprimere in libertà e uguaglianza.
Sono giovani, hanno innanzi a loro un lungo cammino di vita, di sogni, di aspirazioni, di felicità.
Non ne vogliono più sapere dei capricci anacronistici del dittatore della loro Bielorussia.
 
Anche in questo povero ma dignitoso Paese il comunismo, con tutte le sue ipocrisie e le sue violenze, ha fatto solo danni.
Ferite umane e morali che i giovani di Minsk e di altre città bielorusse non vogliono più rivivere.
Come i loro coetanei di Kiev, i coraggiosi ragazzi arancioni, dopo qualche decennio aspirano alla democrazia e alla libertà. L’Ucraina, in verità, è ancora in una fase intermedia del suo processo democratico.
Proprio conoscendo l’evoluzione lenta dell’Ucraina, i giovani di Minsk sono e saranno certamente più determinati. Ne sono più che certo.
Qui la nostra Europa non può rimanere estranea, non può lasciarli soli.
La cultura della libertà e della democrazia non conosce confini, è come uno tsunami oceanico che supera ogni ostacolo. Ma questa volta pacificamente, perché provocato da nobili volontà e precisi obiettivi umani.
 
Dal 2000 al 2007 io e mia moglie abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria, emozionante, indimenticabile, unica.
Abbiamo ospitato un bambino bielorusso, che allora aveva solo 10 anni, nativo della zona di Gomel, nel sud della Bielorussia, proprio vicino al confine ucraino e molto vicino, quindi, alla centrale di Chernobyl.
Dopo quella immane tragedia del 1986, furono decine di migliaia i bambini bielorussi ospitati in Italia, come pure in quasi tutti i Paesi dell’Europa.
Sia in inverno che in estate Ilya è stato con noi per due mesi all’anno. Anche nostro figlio Riccardo, nato nel 2004, ha riconosciuto in lui subito un fratello maggiore, e viceversa.
Ancora oggi, dopo molti anni e grazie ai nuovi strumenti di comunicazione, siamo in contatto costante con lui e con la sua bella famiglia.
Ilya oggi è un uomo grande, forte, istruito, con giuste ambizioni di una vita dignitosa. Per noi è uno di quei giovani che vogliono fortemente una Bielorussa libera, capace con l’assunzione del processo democratico di essere piano piano Paese al passo del benessere europeo.
 
Da uomo italiano, che crede in un’Europa coraggiosa e promotrice di felicità per ogni suo cittadino, chiedo che i giovani di Minsk e di tutta la Bielorussa vadano sostenuti in questa loro storica sfida, in questo loro sogno carico di valori sani e di diritti universali.
Il grido «Libertè, Egalitè, Fraternitè» deve essere più forte di ogni cruda e malvagia ideologia.
A noi europei spetta il compito e la responsabilità di esserci, di dare risposte, di costruire assieme ai giovani bielorussi un loro futuro sereno e un loro percorso di nuovo desiderato e meritato benessere.
 
Paolo Farinati