Storie di donne, letteratura di genere/ 59 – Di Luciana Grillo

Trudi Birger (con J. M. Green), Ho sognato la cioccolata per anni – La terribile autobiografia di un’adolescente che ha avuto la sfortuna di vivere nel secolo scorso

Titolo: Ho sognato la cioccolata per anni
Autrice: Birger Trudi (con Green Jeffrey M.)
 
Editore: Piemme 2008 (collana Bestseller)
Pagine: 181, brossura
 
Prezzo di copertina: € 12,50
Note: disponibile eBook e usato
 
La produzione letteraria sull’olocausto è veramente infinita, si comincia da ragazzini leggendo il Diario di Anna Frank e non si finisce più.
Infinite le pagine scritte, sterminato l’orrore che si prova leggendo.
Trudi ha vissuto questo orrore in prima persona, ha visto morire tutti i suoi cari, si è nascosta in una cella frigorifero di una macelleria, ha pulito le latrine di un ospedale, ha salvato sua madre da morte sicura facendo affidamento soltanto sulla sua forza e sul suo coraggio.
E, miracolosamente, è scampata a morte sicura più volte: è arrivata fino alla bocca di un forno crematorio, ha rischiato infezioni gravissime, ha sofferto fame e freddo.
Ciò che l’ha salvata è stato lo smisurato amore per sua madre che le ha ispirato un senso insopprimibile di protezione e per la vita, nonostante tutto.
 
Per sua madre, Trudi ha lavorato forsennatamente, ha scavalcato file e cancelli, ha scavato buche profonde, ed era solo una ragazzina che, in quegli anni, «in quei quattro anni di stenti», ha smesso di crescere fisicamente.
Infine, un incendio a bordo della chiatta tedesca in cui erano intrappolate rappresenta l’inizio della fine dell’incubo: Trudi, sua madre e altre donne passano «di colpo dalla condizione di schiavi a quella di esseri umani che meritavano cure e trattamento medico».
E neanche questo passaggio dal buio alla luce è facile, perché gli stessi inglesi non sanno cosa sia realmente successo, quanto abbiano patito queste persone nel corpo e nell’anima.
Per Trudi «il periodo che va dall’inizio dell’Olocausto alla liberazione, nel 1945, sembra sospeso in un vuoto senza tempo»…
Naturalmente, dopo la fine di tanto tormento, la vita riprende il suo corso.
 
Trudi racconta la sua commozione quando, per la prima volta dopo tanto tempo, passeggia in un parco e la sua preoccupazione per la salute della mamma; ritrovata dal soldato Benz, l’unico tedesco che l’aveva sostenuta e che le aveva regalato il suo orologio d’oro perché lo barattasse con un po’ di cibo, sente l’imbarazzo per questa amicizia con uno che apparteneva al popolo dei torturatori, perciò lo allontana, rifiutando la sua proposta di matrimonio.
Una volta ricomposta la famiglia con l’unico superstite, il fratello Manfred, pensa che sia necessario allontanarsi per sempre dalla Germania.
Sognano l’America, lei e sua madre, ma l’amore di Zeev – che diventerà suo marito – la convince ad andare in Palestina, la vera Patria, dove tuttavia era difficile arrivare perché gli inglesi avevano limitato l’immigrazione.
Intercettavano le navi e trattenevano i profughi a Cipro.
 
Un altro «campo»!
Allora Trudi, Zeev e la mamma si imbarcano su uno yacht dei Rothschild: questo è un vero viaggio della speranza, così diverso da tutti gli altri: finalmente – dopo tanti anni – Trudi riesce a sorridere spontaneamente, «eravamo pieni di gioia, cantavamo canzoni ebraiche e stringemmo delle amicizie che sono durate più di quarant’anni… Baciammo tutti la terra all’arrivo…Era l’inizio di una nuova vita».
La storia di Trudi si avvia alla conclusione, nascono tre figli e diventa nonna.
È instancabile nel raccontare il dramma a giovani e adulti: «voglio che la gente ricordi tutte le crudeltà che i nazisti hanno commesso nei confronti degli ebrei».
Ed è instancabile nel confessare che, quando vede i camini di un hotel, non può non pensare al crematorio, così come l’immagine di un ponte le fa rivedere «gente ammassata sul ponte… Quando accade qualcosa a qualcun altro, è terribile. Ma quando accade a te, il dolore non ti abbandona. Tu sei solo con la tua sofferenza».
 
Dopo aver letto questo terribile resoconto di crudeltà e dolore, sicuramente si rimane colpiti e ci si chiede perché l’uomo dimentichi a volte di essere uomo.
È una storia che dovrebbero leggere anche i ragazzi, sia perché è scritta in modo semplice e chiaro, sia perché è tutto sommato la terribile autobiografia di un’adolescente che ha avuto la sfortuna di nascere e vivere nel secolo scorso.
 
Luciana Grillo
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