Perché non è più un «male incurabile»? – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con il Dr. Enzo Galligioni, Presidente della Fondazione Pezcoller, sempre più internazionale e sempre più vicina alla comunità trentina

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Cambio al vertice della Fondazione Pezcoller, punto di riferimento per il sostegno alla ricerca sui tumori in Trentino e non solo, che da qualche mese ha un nuovo presidente: il dottor Enzo Galligioni, già consigliere della Fondazione e per vent’anni primario dell’Unità Operativa di Oncologia Medica presso l’Ospedale S. Chiara di Trento.
A maggio 2016 il dottor Galligioni «ha appeso il camice al chiodo» perché, come lui stesso ha dichiarato a pochi giorni dalla pensione.
«La medicina oncologica è molto complessa, in continua evoluzione e necessita di un aggiornamento incessante e approfondito, che è impossibile mantenere ad un livello adeguato al di fuori dell’ospedale. Senza di questo, si rischia di fare del male ai pazienti ed io non lo voglio proprio.»
Continua però l’impegno del dr. Galligioni in campo medico, con il nuovo incarico nella Fondazione nata nel 1986 per volere del professor Alessio Pezcoller a sostegno della ricerca sul cancro, che vanta ormai 30 anni di attività.
 
Il prof. Alessio Pezcoller nacque a Rovereto nel 1896 da una famiglia di origine ladina, lavorò per qualche anno nella Clinica Universitaria di Chirurgia di Milano, che dovette abbandonare nel 1937 quando il prof. Donati, che ne era il direttore, dovette espatriare in seguito alle leggi razziali fasciste.
Dal 1937 al 1966 Pezcoller fu quindi prestigioso primario all’ospedale Santa Chiara di Trento. Chirurgo abile e severo, destinò tutti i suoi beni alla costituzione di una Fondazione che avesse come obiettivo la lotta contro i tumori.
Lo scopo del prof. Pezcoller era particolarmente nobile: aiutare i medici e i ricercatori nella sfida per rendere guaribile il male del secolo, il cancro.
Nel 1986 fu costituito il primo Consiglio di Amministrazione e iniziò l’attività statutaria.
 
Nel corso degli anni successivi la Fondazione poté avvalersi di altri contributi e disposizioni testamentarie, che le consentirono di allargare e render ancor più incisive le proprie iniziative.
Tra queste c’è il prestigioso premio «Pezcoller Foundation International Award for Cancer Reserch», assegnato ogni anno da un comitato scientifico internazionale a candidati da tutto il mondo.
Fino ad oggi sono stati premiati 20 scienziati (americani, europei e 1 giapponese) e tre di essi, Paul Nurse, Mario Capecchi ed Elizabeth Blackburne hanno poi ricevuto il premio Nobel nel 2001, nel 2007 e nel 2009 rispettivamente, proprio per quelle ricerche già evidenziate dal premio Pezcoller.
Molte sono le attività della Fondazione, con altri riconoscimenti per il contributo agli studi oncologici, diversi seminari scientifici, varie borse di studio a sostegno della ricerca in Italia e in Trentino, un simposio internazionale annuale sui filoni di ricerca oncologica più innovativi ed il periodico della Fondazione, The Pezcoller Foundation Journal, che propone articoli e notizie sulle proprie attività e sulle più recenti scoperte nel campo medico oncologico.
 
Ora la guida della Fondazione passa al dottor Enzo Galligioni, dopo la lunga guida del dr. Gios Bernardi e quella più recente del professor Davide Bassi, ex rettore dell’ateneo trentino, che hanno estesamente promosso l’operato della Fondazione nel panorama internazionale, valorizzando lo spessore delle sue iniziative.
Un processo che ha portato con sé anche l’affermazione all’estero dell’eccellenza del territorio trentino, quale punto di riferimento virtuoso di supporto alla ricerca in ambito medico e scientifico: un’eredità importante che ora il dottor Galligioni si appresta a raccogliere e a portare avanti per i prossimi anni.
 

 
Dottor Galligioni, finisce la sua esperienza di medico e inizia quella di presidente della Fondazione Pezcoller. Quali i motivi di continuità e quali le differenze tra questi due impegni?
«Motivo di continuità è il fatto che rimango sempre in un ambito oncologico e di ricerca internazionale.
«A differenza di prima, ora sono più a contatto con gli istituti ed i protagonisti della ricerca, mentre prima ero più a contatto con le loro scoperte e le relative applicazioni, che come medico dovevo conoscere e applicare ai pazienti.»
 
In che modo ha intenzione di proseguire il lavoro iniziato dai sui predecessori? Quali sono secondo Lei le questioni più urgenti da affrontare?
«Io arrivo in un momento in cui la reputazione internazionale della Fondazione Pezcoller è già altissima, con rapporti stabili con gli istituti di ricerca più importanti e con i ricercatori più impegnati e riconosciuti in questo campo. Il mio compito quindi è quello di garantire prima di tutto la continuità: questo richiede contatti diretti, quasi quotidiani, e di livello adeguato con tali interlocutori.
«Inoltre, la Fondazione Pezcoller vuole anche mantenere e possibilmente aumentare le importanti ricadute che già ci sono sulla comunità scientifica italiana (come il finanziamento di progetti di ricerca in collaborazione con la Società Italiana di Cancerologia) e su quella Trentina (con iniziative mediche, convegni ed il recente grosso finanziamento di un progetto di ricerca con il CIBIO).
«Una delle questioni più urgenti da affrontare, a mio parere, riguarda la consapevolezza nella comunità trentina del grande valore della Fondazione Pezcoller.
«Dobbiamo fare di più per farla percepire come qualcosa di proprio e di cui essere orgogliosi, che merita di essere apprezzato e sostenuto.»
 

 
In vent’anni come primario di oncologia al S.Chiara di Trento, com’è cambiata la medicina oncologica? E soprattutto com’è cambiata la vita dei pazienti?
«Quando ho cominciato, più di quaranta anni fa, l’oncologia era solo agli inizi e l’oncologo veniva chiamato raramente e sempre tardi. Ora le cose sono radicalmente cambiate, soprattutto negli ultimi vent’anni, e la medicina oncologica è uno dei cardini dell’assistenza ai malati.
«Ci sono nuove tecniche chirurgiche (chirurgia conservativa), che consentono interventi meno mutilanti.
«Ci sono nuove tecniche e nuove macchine per la Radioterapia, che consentono trattamenti più precisi e con meno effetti collaterali (fino alla Protonterapia che è un’altra gloria del Trentino).
«Ci sono infine molti nuovi farmaci, non solo chemioterapici ma anche biologici e immunoterapici, che consentono trattamenti molto più efficaci e meno tossici.
«La vera differenza però sta nel fatto che queste terapie sono ora utilizzate in maniera sempre più integrata, il che ne aumenta l’efficacia e allo stesso tempo ne riduce gli effetti collaterali.
«Tutto questo ha portato anche a un’attenzione sempre maggiore alla qualità e non solo alla quantità di vita, con il risultato che sempre più pazienti guariscono o vivono a lungo, mentre gli effetti della malattia o delle cure ricevute sono sempre meno frequenti o rilevanti.»
 
A che punto si trova la ricerca sul cancro? E in particolare in Italia?
«Da quando abbiamo imparato a decifrare il DNA e a capire come funziona, sono aumentate enormemente le conoscenze sulla biologia dei tumori, non solo in generale ma anche nel singolo tumore di ciascun individuo.
«Questo ha aperto l’era della Medicina Personalizzata, con la possibilità di diagnosi sempre più precise, prognosi sempre più individualizzate e terapie sempre più personalizzate ed efficaci.
«A tutto ciò hanno contribuito in maniera significativa i ricercatori italiani, sia in Italia che all’estero, pur con le enormi difficoltà che ci sono nel nostro paese per portare avanti progetti di ricerca validi e con strutture, attrezzature e personale adeguati.
«Per questo dove lo stato non arriva, o non ci pensa o non se ne cura, è necessario un supporto da parte dei privati cittadini e delle istituzioni come la Fondazione Pezcoller, perché le ricadute sono a beneficio di tutti.»
 

 
Quali sono i prossimi impegni della Fondazione Pezcoller?
«Il 15 febbraio ci sarà la conferenza stampa in cui verrà annunciato il vincitore del premio Pezcoller 2017. Successivamente parteciperò al convegno annuale dell’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro (AACR) a Washington, nel quale presenterò la Fondazione Pezcoller ed il vincitore, che illustrerà la sintesi delle sue scoperte, di fronte ai ricercatori di tutto il mondo.
«Ci sarà infine il 5 maggio a Trento, presso il castello del Buonconsiglio, la cerimonia di consegna del premio, alla quale tutti i trentini sono invitati.
«Un altro impegno importante è rappresentato dal 29° Simposio Internazionale Pezcoller, il prossimo 22 e 23 giugno a Trento, che sarà dedicato quest’anno a una profonda revisione critica delle conoscenze sui meccanismi con cui una cellula normale si trasforma in una cellula tumorale.»
 
In che modo i nostri lettori possono contribuire o essere d’aiuto a una Fondazione come la vostra?
«Prima di tutto stare vicini alla Fondazione, sentirla come propria, come dicevo prima, ed esserne orgogliosi. Infatti, il livello dei collegamenti internazionali, la capacità di portare ogni anno a Trento i protagonisti mondiali della ricerca sul cancro (3 di questi hanno poi ricevuto il premio Nobel), l’ospitare ogni anno un evento scientifico su argomenti di avanguardia cui partecipano sempre i migliori al mondo, è qualche cosa di cui ben poche comunità si possono vantare.
«Questo per i cittadini vuol dire seguire e partecipare agli eventi che la Fondazione promuove e, per chi può, aiutarla anche economicamente, per continuare a supportare nel lungo periodo la ricerca di eccellenza, le ricadute sui malati ed il ruolo e la visibilità internazionale della comunità Trentina.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
 
Dr. Enzo Galligioni Presidente Fondazione Pezcoller
 
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