Elogio francese al Trentodoc – Giuseppe Casagrande
Alice Paillard, alla guida della maison dello Champagne fondata dal padre, intervenuta a Palazzo Roccabruna, esalta le nostre bollicine a tutto pasto
Alice Paillard, ripresa durante il suo intervento a Palazzo Roccabruna.
«Il futuro dello Champagne? Uscire dalla sacralità del mito e riportare il nostro vino simbolo nella vita di tutti i giorni. Come già avviene in Italia con il boom degli spumanti di casa vostra: il Trentodoc metodo classico e il Prosecco. Le nostre bollicine sono conosciute e apprezzate dagli italiani e il loro consumo ormai fa parte delle vostre abitudini quotidiane, con un approccio molto naturale.
«Ma in altre culture lo Champagne ha l’aura delle grandi celebrazioni, è considerato un vino-icona da stappare solo in occasioni eccezionali. Io, invece, voglio ribadire che lo Champagne è un vino e che come tale fa parte della vita, a partire dalle storie di noi produttori, che possiamo raccontare come va servito, come va consumato a tavola e in quali momenti.»
Lo ha ribadito in occasione del Trentodoc Festival, Alice Paillard, alla guida della maison fondata dal papà Bruno Paillard, la più italiana tra le donne dello Champagne. Italiana perché ha studiato a Venezia, a Ca’ Foscari, parla perfettamente l'italiano e ha come principale mercato di riferimento proprio l'Italia.
Alice Paillard a Palazzo Roccabruna durante il Festival Trentodoc.
Amarcord personale: quel viaggio in Bentley da Parigi a Reims
Vent'anni fa, o giù di lì, fui invitato in Francia da Bruno Paillard con tre colleghi giornalisti italiani per visitare la Champagne.
Paillard, all'epoca era presidente del «Comité interprofessionnel du vin de Champagne», e ci venne a prendere all'aeroporto Charles de Gaulle per accompagnarci personalmente da Parigi a Reims con la sua Bentley. Nei tre giorni di permanenza a Reims visitammo l'intera area dello Champagne, i vigneti e la maison Paillard che si si sviluppa su 32 ettari vitati, di cui 12 ricompresi all'interno delle zone più pregiate classificate come Grand Crus.
Rimanemmo stupiti da tanta accoglienza, oltreché dall'eleganza e dalla signorilità del personaggio.
Solo al rientro in Italia ci fu spiegato quanto fosse importante il ruolo del presidente del «Comité interprofessionnel de Champagne» che comprende oltre alle grandi maison, i vignerons e i negotians.
Dopo la carica del presidente della Repubblica (oggi Macron) è la figura più prestigiosa in Francia anche perché può orientare le scelte degli elettori nelle elezioni nazionali.
Alice Paillard, la reginetta dello Champagne.
Alice Paillard nume tutelare dell'associazione Donne dello Champagne
Ma torniamo alla figlia Alice Paillard. Lei è innamorata dell'Italia non solo per ragioni di cuore, ma anche per motivi commerciali visto che il BelPaese rappresenta il quinto mercato per la Francia con 9,2 milioni di bottiglie che hanno attraversato le Alpi nel 2021, per un giro d’affari che vale 200 milioni di euro (dati del Comité Champagne).
«Mi considero molto fortunata e ringrazio gli uomini, mio padre in primis, che mi hanno dato il coraggio e mi hanno spinto ad intraprendere questa attività.»
Nei giorni scorsi la vulcanica donna del vino francese ha fondato assieme ad altre otto proprietarie e dirigenti di piccole e grandi maison della Aoc Champagne (Appellation d'Origine Contrôlé) la «Transmission Femmes en Champagne».
Tutte con le loro visioni, i loro percorsi di vita e le loro professionalità. Ecco i loro nomi: Evelyne Boizel (Boizel), Delphine Cazals (Claude Cazals), Charline Drappier (Drappier), Chantal Gonet (Philippe Gonet), Maggie Henriquez (Krug), Anne Malassagne (A.R Lenoble), Vitalie Taittinger (Taittinger) e Mélanie Tarlant (Tarlant).
Alice Paillard brinda con il papà Bruno nella residenza di Reims.
Donne con una lunga carriera ed esperienza alle spalle
«L’idea di fondare Transmission Femmes en Champagne è nata – ha ricordato Alice Paillard a WineNews – dall’iniziativa di alcune donne accomunate dall’avere una lunga carriera alle spalle nella Champagne e che oggi hanno deciso di unire professionalità e competenze, ma che agli inizi si sono trovate a lavorare isolate.»
Pensare, lavorare e trasmettere la loro visione dello Champagne è la mission che si sono date, mosse dall’amore per la storia champenoise, delle loro famiglie e aziende, dalla volontà di ribadire l’importanza del lavoro in vigna e di valorizzare l’Aoc Champagne, ma anche dall’orgoglio di esercitare il loro mestiere.
«Trasmettere è il nostro obbiettivo principale – sottolinea – ed ha una doppia dinamica, perché vuol dire confrontarci tra di noi, che rappresentiamo generazioni, geografie e dimensioni aziendali diverse all’interno della Champagne, e raccontare al mondo lo Champagne con un’immagine condivisa, viva e reale.»
Il Nec Plus Ultra, lo Champagne icona di Bruno Paillard (Reims).
In Italia il consumo dello Champagne è destinato ad aumentare
Oltre a confrontarsi sull’importanza del lavoro sul terreno e in vigna - nello Champagne l’attenzione per le pratiche sostenibili è altissima - insieme svolgono anche un ruolo di guida e sostegno.
«Vogliamo dimostrare alle giovani donne – spiega Alice Paillard – che il nostro mestiere è bello ed è possibile farlo per una donna.
«Durante i nostri workshop chiunque può venire ad incontrarci e parlare con noi. Bisogna far capire alle ragazze che non sono da sole.
«È importante essere unite e fare rete, dare visibilità alle donne. Le difficoltà che affrontiamo sono in generale le stesse di quelle del mondo delle imprese, ovvero che le regole del gioco spesso sono maschili.
«Per la nostra generazione il tema fondamentale è come organizzare il lavoro e come conciliarlo con la vita personale.»
Tornando alla liason con il Belpaese, secondo Alice Paillard il consumo dello Champagne in Italia è destinato ad aumentare in futuro.
«Ad esempio per la nostra maison l’Italia è il primo mercato estero. Secondo me la sua importanza continuerà a crescere nel vostro Paese, soprattutto per quanto riguarda il valore, perché c’è sempre di più un’attenzione verso le Cuvée particolari.
«In generale siamo curiose di vedere come evolverà il nostro modo di produrre, a partire dal cambiamento climatico. Sarà una bella sfida.»
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Giuseppe Casagrande – [email protected]