Ci ha lasciati Padre Francesco, il «frate della zerca»
Aveva 94 anni, era il frate cappuccino che tutti amavano per la sua pura semplicità. E per la sua felicità di essere

I miei ricordi vanno molto indietro nel tempo, ma padre Francesco era già un’istituzione prima che io nascessi.
Si chiamava Cirillo Agostini, era nato a Sopramonte 94 anni fa, è morto a Rovereto la sera del 3 gennaio 2012.
Si era fatto frate nel 1939 ed è stato per tutta la vita il frate della questua, stile di vita per chi ha fatto il voto di povertà. Tutti lo ricordano con la sua bisaccia, dove metteva tutto quello che gli davano. E tutti gli davano qualcosa, perché lui era lui.Ma era anche un frate mistico, devoto, che sapeva invocare l'Onnipotente, se necessario. Amava i missionari e ha perfino avuto l’opportunità di andare a visitarli in qualche posto, ci si perdoni il termine, dimenticato da Dio, in Africa.
Io lo ricordo con la lunga barba bianca, con la sua semplicità, con il saio. Con i nodi a tre giri d'asola dei frati che i cappuccini usavano per tener ben teso il cordone del saio.
Mi aveva insegnato più volte come farlo, e alla fine ci ero riuscito.
Ma lo ricordo anche perché regalava a tutti il santino e a volte perfino una caramella. I bambini lo seguivano perché profumava di buono. Non chiedeva nulla, neanche l’elemosina. Accettava di sedersi a tavola, ma solo perché doveva sostenersi, non era il frate del minestrone o del baccalà che mi portano a ricordare altri fratelli altrettanto buoni e forse più umani.
I suoi confratelli facevano il possibile per portarci a Dio, lui sapeva che era Dio a portarsi a noi.
Insomma, ci ha lasciati. E mi vergogno a meravigliarmi che fosse ancora vivo…
Sì, perché mi accorgo che lo avevo dimenticato. Anche se non aveva bisogno della nostra presenza prima di tornare dal Padre, forse eravamo noi ad aver bisogno di respirare ancora una volta la sua semplicità.
A ben vedere, non mi ero dimenticato di lui. Il ricordo del buono che portava con sé dimostra che era effettivamente dentro ognuno di noi a ricordarci quanto sia più bello essere che avere.
Come si dovrebbe dire in questi casi, andrà in un posto migliore. Ma per lui non è così.
Il suo mondo era già il posto migliore.
G. de Mozzi