La crisi in Trentino si fa più dura: ora cala anche l’export

La Camera di Commercio IAA di Trento ha presentato i dati del terzo trimestre 2012. Olivi: «La crisi è strutturale, nulla sarà più come prima»

La Camera di Commercio ha reso noto oggi i risultati della relazione trimestrale sull’economia trentina, una buona abitudine che serve per sentire il polso della situazione.
I dati sembrano particolarmente sconfortanti, perché c’è stato un calo piuttosto evidente dell’export. La questione però non è così abissale come può sembrare, dato che il calo colpisce solo alcune realtà e non il sistema.
Resta il fatto che la ferita si va ad accumulare sul resto della situazione che, per dirla con un eufemismo, non è rosea. E, senza condividere il pessimismo dell’assessore provinciale all’industria e commercio Alessandro Olivi, possiamo dire anche noi che la crisi da congiunturale si è fatta strutturale.
In altre parole, siamo entrambi d’accordo che alla fine nulla sarà più come prima. Cosa accadrà lo vedremo nei prossimi tempi, quando gli imprenditori assumeranno le misure necessari per sopravvivere prima e per consolidarsi poi.

Per passare all’analisi della situazione, i risultati dell’indagine relativi al terzo trimestre 2012 indicano la persistenza di una fase recessiva piuttosto marcata che sta interessando l’economia provinciale, stavolta al pari del resto dell’Italia nel suo complesso e buona parte delle economie dell’area mediterranea dell’Unione Europea.
l fatturato complessivo per le imprese dei settori esaminati si riduce del 4,7%, un dato quindi in lieve peggioramento rispetto al trimestre precedente, che si era rivelato già decisamente negativo.
Preoccupa in particolare la decelerazione (cioè un calo della crescita, perché in realtà cresce ancora ma meno) della domanda estera negli ultimi tre mesi indagati. Un indebolimento delle esportazioni rischia infatti di intensificare e prolungare la fase recessiva.
L’occupazione mostra anch’essa segnali negativi, con riduzioni che interessano, con intensità diverse, tutti i settori e appaiono più rilevanti tra le imprese di più piccola dimensione.
Le prospettive rimangono piuttosto negative, i giudizi degli imprenditori e le evidenze derivanti dall’andamento degli ordinativi inducono a ritenere un protrarsi della fase di crisi anche per i prossimi mesi.

Passiamo ora come d’abitudine a leggere i dettagli delle risultanze della ricerca trimestrale, tenendo conto che i dati sono rapportati non al trimestre precedente ma (a meno che non sia indicato diversamente) allo stesso trimestre dell’anno prima.
Cominciamo come sempre dalle previsioni del PIL, che nella tabella seguente vengono comparate per area e per soggetto.
Mentre i paesi emergenti sono in continua crescita sia adesso che in previsione, la crescita dell’area euro è frazionale. Il PIL della Germania è stagnante, cattiva notizia per chi esporta in Germania. La Francia resta debole come l’Italia, la Spagna è fortemente in recessione.
Resta positivo il USA, sul cui paese peraltro pesa l’ipotesi (secondo noi inevitabile) della crescita del fisco per far fronte del forte indebitamento federale.
La tendenza è comunque di una lieve ripresa registrabile già nel corso del 2013.

Passando all’analisi della situazione in Trentino,il fatturato complessivo delle imprese esaminate nell’indagine diminuisce anche in questo terzo trimestre 2012 in maniera significativa rispetto allo stesso trimestre del 2011 (-4,7%).
La fase recessiva, iniziata nell’ultimo trimestre dello scorso anno, appare, quindi, in ulteriore lieve
peggioramento.
Nella tabella che segue vediamo come per la prima volta anche l’andamento dell’occupazione sia in calo. Va peraltro tenuto conto che le variazioni dell’occupazione seguono a distanza dal momento della crisi.  
  
L’elemento che differenzia l’attuale trimestre da quelli immediatamente precedenti è rappresentato dalla decisa decelerazione delle vendite estere: la variazione tendenziale del fatturato estero è ancora positiva (+3,4%), ma su valori percentuali molto più contenuti.
Permane molto negativo l’andamento delle vendite nell’ambito provinciale (-7,7%) e quello delle vendite in Italia, ma fuori provincia (-5,1%).
Nella tabella che segue vediamo la situazione della dinamica delle componenti locali rapportate con l’Italia e l’estero (dove, ripetiamo, cala il trend ma non crescita). 
 
Nessun settore è immune dall’attuale fase di crisi, anche se le differenze rimangono sensibili. In questo trimestre solo il commercio all’ingrosso mostra una variazione tendenziale dei ricavi delle vendite leggermente positiva (+0,8%), determinata per lo più dal buon andamento della componente alimentare, specie nelle vendite all’estero.
Nella tabella che segue, vediamo come gli ordini siano in crescita, mentre rimane la tendenza di non produrre per il magazzino. 
 
Per scendere ad analizzare i vari comparti, cominciamo con l’artigianato (tabella seguente), sottolineando che a livello artigianale si trovano meglio le aziende meccaniche e quelle alimentari.
Resta tuttavia il calo dell’1,1% della’occupazione. 
 
Per quanto riguarda le aziende estrattive, la situazione è drammatica dato che la percentuale di calo è del 13,5%.
Va precisato peraltro che la crisi del settore era in atto già da prima della Grande crisi. Prima il settore del porfido trentino era penalizzato dal dollaro troppo debole, adesso dalla mancanza di consumo. Vi sono aziende trentine che producono in Messico, ma che adesso sono ugualmente penalizzate. 
 
Anche le costruzioni vedono ancora più nero.
Dalla tabella vediamo come il mercato sia ulteriormente crollato quasi del 20 percento, a fronte di un’occupazione sostenuta dalla provincia per cui perde solo 1,3 percento. 
  
Il commercio all’ingrosso regge abbastanza, ma quello al dettaglio è in forte calo. Li vediamo rispettivamente nelle due tabelle che seguono.
Da segnalare l’apparente paradosso dell’ingrosso alimentare che cresce, a fronte di un alimentare al dettaglio che cala.
In realtà abbiamo lo stesso fabbisogno di prima, solo che la gente cerca di acquistare meglio,m preferendo i discount.
 
 
  
Per quanto riguarda l’autotrasporto, assistiamo a un altro apparente paradosso: la crescita del fatturato e un calo dell’occupazione.
Le ragioni vanno ricondotte da una parte alla crescita dei costi di carburante (che si ripercuotono sulle fatture) e al fatto che tira di più l’estero e che di conseguenza le società di trasporti prediligono lavoratori esteri che costano meno. 
  
I servizi alle imprese, purtroppo, per la prima volta segnano il passo. Questo è l’aspetto più significativo della crisi perché erano due anni e mezzo che invece il fatturato aumentava.
Si parla di una riduzione dell1,9%, a fronte di un’occupazione rimasta praticamente invariata allo 0,2%.