«Signore e signori, vi presento l’enologo e… il geologo»

Endrizzi e il MUSE spiegano lo stretto legame tra il terroir e il gusto del vino

> 
Nella foto: Müller Thurgau (Vulcaniti di Cembra), Gewürtztraminer (Dolomia del Serla), Lagrein (Breccia di Masetto), Teroldego (Alluvioni del Noce
). 

In una conferenza stampa indetta oggi presso il Muse di Trento, il titolare della Cantina Endrizzi, Paolo, ha spiegato la logica che ha portato alla collaborazione con il nuovo Museo delle scienze di Trento.
In tempo per l’inaugurazione del MUSE dello scorso luglio, la storica cantina di San Michele all’Adige aveva la prima installazione scientifica di vini e suolo presentando le quattro etichette dedicate al progetto «Wine & Soil Roccia Madre».
I temi fondanti del nuovo MUSE costituiscono da anni un cardine della filosofia aziendale di Paolo e Christine Endrici, che li traducono nella loro filosofia di vigna e cantina, producendo vini che sono espressione concreta del variegato suolo della Piana Rotaliana e in modo particolare del Masetto, culla della vigna di Endrizzi, come anche della collina di Faedo e della Valle di Cembra.
 
In che cosa consista l’«affinità elettiva» tra Endrizzi e il direttore del Muse Michele Lanzinger, è presto detto. Ed è visibile nelle quattro bottiglie esposte in un piccolo stand denominato «Roccia Madre» al secondo piano del Muse, quello che si occupa di geologia.
«Il principio di base è che ogni vino di qualità al mondo nasce su suoli dai litotipi differenti e si esprime poi nel bicchiere con profumi e struttura peculiari, – spiega Paolo Endrici (foto). – Per il Muse abbiamo scavato nella nostra vigna con la supervisione del Geologo Gianni Piffer che ha catalogato per noi i principali suoli e le loro rocce.
«Il pubblico li potrà vedere in occasione dell’esposizione permanente Roccia Madre, godendo di un percorso scientifico e degustativo unico nel suo genere.»
 
«Abbiamo scelto i principali terreni sui quali si generano i nostri vini autoctoni ed abbiamo creato le bottiglie della linea MUSE Wine&Soil corredate da una retroetichetta utile ed esplicativa – precisa Christine Endrici. – Dopo aver visto l’installazione Roccia Madre il pubblico potrà gustare [e anche acquistare al Muse Café – NdR] i quattro vini autoctoni: «Müller Thurgau Vulcaniti di Cembra», «Gewürtztraminer Dolomia del Serla», «Lagrein Breccia di Masetto» e «Teroldego Alluvioni del Noce
 
I vini li vediamo nelle foto in alto. Assaggiare per credere.
L’iniziativa ha avuto il supporto scientifico del MUSE, perché tende a dimostrare come ogni terroir goda di proprie peculiarità tutte sue grazie alla roccia che ha dato origine alla terra dove la vigna prende la vita.
Un vino può essere migliore di un altro, ma sarà sempre espressione del terreno sul quale è stata piantata la vite. Spiegato dunque il significato di «terroir».
Dal punto di vista pratico, potrebbe nascere una ulteriore definizione per i vini di qualità: quella certificata dal geologo.
Per questo abbiamo introdotto nel sottotitolo la novità nelle presentazioni ufficiali fatte dai sommelier: il nome dell’enologo e quello del geologo.