Napoli, distrutta da un incendio la «Città della Scienza»

Michele Lanzingher: «È un modello di riferimento per l’intero Paese, guai se andasse perduto. Sicuramente il Muse interverrà con solidarietà attiva»

Sono ingentissimi i danni provocati da un incendio (sembrerebbe doloso) che ha distrutto quattro capannoni della «Città della Scienza», uno dei gioielli non solo di Napoli ma dell’Italia intera.
Ispirato ai grandi musei americani, era il museo interattivo per antonomasia perché è stato il primo a consentire al pubblico di fare le proprie ricerche e le proprie sperimentazioni.
Sono 150 i lavoratori impiegati nella struttura museale andata distrutta, cento dei quali sono specialisti della scienza.
 
«La distruzione della Città della scienza di Napoli – ha detto oggi Michele Lanzingher, direttore del Museo delle scienze di Trento, alla presentazione della quinta edizione di ICT Days – è un disastro per l’intero Paese perché è uno dei musei più importanti d’Europa, grazie alla forte internazionalizzazione. Ma Era anche un incubatore di nuove professioni, un luogo dove la gente andava a informarsi e a formarsi, un luogo di cultura ma anche un’attrazione turistica.
«Non siamo in grado di dire come sarà possibile aiutarli, ma certamente il Muse farà ogni sforzo per sostenere i lavoratori della Città della Scienza, anche perché svolgiamo una grande attività simile alla loro e potrebbero sopperire alla momentanea carenza di collaboratori validi ed esperti in quello che noi consideriamo fondamentale per un museo delle scienze. Certamente potremo stringere i rapporti di collaborazione, soprattutto nel campo dell’interazione. La nostra sarà una solidarietà attiva, proprio nel senso che aiutandoli possono crescere entrambe le strutture: partecipare con il fare
 
In cosa consisteva il sistema museale della Città della Scienza?
«Ha… Aveva un modello di laboratorio attivo aperto al pubblico, dove il visitatore fa gli esperimenti e non si limita a osservare un oggetto nascosto dietro a un vetro. Questa è stata un’intuizione del Science Center di San Francisco, che aveva realizzato una sorta di laboratorio aperto al pubblico, e che venne ripreso in Europa nel 1985. Prima la Villette, la cittadella della Scienza di Parigi, poi è stata la volta della Città della Scienza di Napoli.
«In realtà, in Italia non ci sono molti modelli del genere e con ogni probabilità in tal senso il Muse diventerà un polo di assoluto interesse per la scienza italiana. Speriamo che questo disastro possa trasformarsi in una riscossa nazionale verso la ricerca scientifica aperta alla gente e che l’opinione pubblica impari così a conoscere in che cosa consisteva la ricchezza della Città della scienza che rischia di andare perduta con l’incendio di questa notte.»

GdM