L’8 marzo non deve essere la festa di un giorno
Deve essere l’occasione per fare il punto per vedere quanto manca alla nostra civiltà per potersi considerare matura
La festa della Donna serve a poco se si riduce a una giornata di parole, pensieri, concetti, magari bellissimi, ma a volte anche banali temi di italiano.
La parità di genere la si raggiunge crescendo di cultura, agendo di giorno in giorno senza porre discriminanti di genere alla persona con cui si interagisce.
E, magari, guardando un po' più in là dei nostri stessi limiti di conoscenza.
Dal ’68 a oggi i passi avanti sono stati enormi in Italia, mentre in gran parte del mondo si assiste a vergognosi delitti e soprusi commessi ai danni del mondo femminile. E, il più delle volte, nel nome di un dio costruito a propria immagine e somiglianza.
Anche qui in Trentino, per fare un esempio, si trova il tempo per disquisire sul linguaggio di genere (giustissimo per carità), ma non si riesce a vedere che cosa capita alle donne non trentine che sono immigrate nel nostro territorio.
L’ONU ha stabilito che il 6 febbraio sia considerata «Giornata contro le mutilazioni genitali femminili».
La nostra redazione ha ricevuto un solo comunicato, dalla Provincia autonoma di Bolzano, che condanna questo fenomeno infame, ricordando come – verosimilmente – si annidi anche nel civilissimo Alto Adige.
Lo abbiamo inserito in un servizio dedicato a quella giornata (vedi).
Nessun commento invece è giunto dalle altre associazioni femminili presenti nel territorio che di solito scrivono per problemi che non reggono al confronto di queste infamie.