Storie di donne, letteratura di genere/ 45 – Di Luciana Grillo

Fausta Cialente, «I bambini» – Cinque deliziosi racconti che hanno al centro bambini o adolescenti, guardati con tenerezza dall’autrice

Titolo: I bambini
Autrice: Fausta Cialente
 
Editore: Studio Tesi, 1995
Collana: Piccola biblioteca universale
 
Pagine: 112, copertina flessibile
Prezzo di copertina: € 6,20
 
Novantuno pagine (più le immagini) per cinque deliziosi racconti che hanno al centro bambini o adolescenti, guardati con tenerezza dall’autrice che ne sottolinea gli stupori e le ansie, le gioie e gli inganni.
Sono storie delicate, scritte quando la Cialente viveva ad Alessandria d’Egitto, ma a lungo pensate, meditate, forse ricostruite…
Ha una straordinaria abilità, la nostra autrice, nel rievocare atmosfere, nel creare attese nel lettore: d’altra parte non si può dimenticare che al suo attivo si contano numerosi romanzi di successo, come «Cortile a Cleopatra», «Ballata levantina», «Un inverno freddissimo», fino al romanzo che l’ha in qualche modo “laureata” grande scrittrice, quel «Le quattro ragazze Wieselberger» pubblicato nel 1976, che rappresenta la summa della sua vita e della storia triestina e italiana, e che le ha fatto vincere il prestigioso Premio Strega.
 
Il primo dei racconti, «Canzonetta», è ambientato a Milano, prima dello scoppio della grande guerra e accompagna le giovani di buona famiglia che studiano presso il collegio delle suore Ugoline.
Spesso, queste ragazze hanno voglia di trasgredire, di divertirsi a rompere la rigida disciplina, anche a costo di non ricevere «biglietti di lode» o «quadri d’onore».
Si scambiano confidenze, parlano delle loro letture, tornano insieme verso casa, mentre «l’angoscia si faceva strada… il mondo sembrava davvero impazzito…».
Con la chiusura dell’anno scolastico, c’è chi va al mare e chi in montagna: «pioveva, in montagna, faceva freddo, le giornate erano cupe, le nuvole filacciose, gravide di pioggia scendevano a mezza costa e sembrava di averle addosso; il sole quando appariva al tramonto tingeva il cielo d’un minaccioso sanguigno – un vero sole d’Europa in guerra.»
 
Un giardino e un sorriso sono gli elementi portanti del secondo racconto, «Il giardino», un giardino che custodisce una piccola casa abitata da anziani: «avevano tutti gli stessi capelli grigi, gli stessi visi belli ed annoiati che non ridevano mai…fra gli anziani appariva qualche volta un giovane biondo…»
Sembra la descrizione di un giardino gotico, abitato da silenzio e sventura, «quand’ecco che un bel pomeriggio d’estate…. da quella finestra aperta dentro la cornice degli alberi ci venne una lunga, trillante risata,…»
Era la giovane sposa del giovane biondo, la cui felicità è destinata a durare poco: «in autunno i fiori imputridiscono nel fango ai piedi delle siepi…la sposa s’era fatta più languida…noi le facevamo i nostri ultimi gesti d’addio…ma ella già rispondeva fievolmente...»
Per questi ragazzini, è la fine dell’infanzia, è il contatto con il dolore: alla morte della giovane sposa, «disertammo perfino il tetto e i gatti, le rondini invano ci attesero lassù».
I racconti si dipanano velocemente, le storie sono venate anche di ironia, come ne «La ballerina», quando la Cialente descrive «una casa nobile, semibarocca, che aveva le stalle nel grande cortile interno».
«Erano stalle silenziose e pulitissime.»
«I due cavalli neri e pesanti, con le loro gualdrappe sembravano un servizio di pompe funebri.»
 
Né mancano malattia e dolore, confortati dalle «Statue» che il piccolo protagonista del quarto racconto, gravemente ammalato, può vedere dalla sua finestra, immaginandone la storia.
Nell’ultimo racconto, «La vedova», i bambini sentono parlare della morte di un lontano parente, Michele, «un uomo alto e miope, con la barbetta rossiccia e il panama piantato sulla nuca, i gesti rapidi e risoluti, la voce sonora e una forte risata che rimbombava per le scale e le stanze».
Ma sono incuriositi dalla sua vedova, che non conoscono e che immaginano «sullo stesso stampo: donna matura e petulante, con voce autoritaria…».
Con l’arrivo dell’estate, i bambini vengono condotti in campagna, non lontano dalla casa di Michele.
Durante il viaggio una delle bambine disse ad alta voce con una smorfia di disgusto:
«Speriamo che non dia baci umidi, - e poi aggiunse in fretta – la vedova», ma grande è la loro sorpresa nel trovarsi di fronte «una bella giovane… con l’orlo dell’abito di seta nera che si spampanava intorno simile alla corolla di un grande e cupo fiore».
E la loro vacanza si colora di dolcezza, è allietata da passeggiate indimenticabili «nella notte smaltata di luci…»
La Cialente sa cogliere pensieri e impressioni, sa descrivere con grazia l’atteggiamento dei bambini e i comportamenti degli adulti, senza dimenticare che i bambini non sono uomini a metà, ma piccole persone capaci di capire i sentimenti e di elaborare le sofferenze.
 
Luciana Grillo
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