Parliamo di malattie autoimmuni e disfunzioni alla tiroide
Intervista di Nadia Clementi al dott. Paolo Zicarelli, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio.
L’organizzazione mondiale della sanità rende noto che più di sei milioni di italiani soffrono di disfunzione alla tiroide.
Negli ultimi 20 anni i casi di tumore sono aumentati di oltre il 200%, mentre le malattie autoimmuni (come la tiroidite di Hashimoto) sono triplicate. Le più a rischio sono le donne, che soffrono di disturbi tiroidei da 5 a 8 volte più degli uomini. Numeri che spaventano.
Per questo la parola d’ordine diventa prevenzione, noi per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Paolo Zicarelli che ci spiega i rischi che corriamo a sottovalutare i controlli endocrinologici e i check up tiroidei.
Chi è il Dott. Paolo Zicarelli Nato il 24/02/1967 a Riva del Garda Laurea in Medicina e Chirurgia ottenuta presso l’Università degli studi di Bologna il 13/10/1994 Abilitazione professionale presso la medesima Università nello stesso anno. Specializzato in «Endocrinologia e Malattie del Ricambio» il 17/10/2000 presso la Scuola di Specializzazione dell’Università di Verona. Dal 20/11/2000 assunto con contratto a tempo indeterminato presso l’Ospedale San Pancrazio di Arco. Da giugno 2002 responsabile dell’ambulatorio convenzionato di Endocrinologia e Diabetologia presso lo stesso Ospedale. Da maggio 2013 effettua visite endocrinologiche in regime di convenzione presso Il Centro Sanitario Trento. |
Dott. Zicarelli, quando è necessario rivolgersi allo specialista endocrinologo e perché?
«Chi è consapevole del proprio benessere e dello stato di salute sa che la prevenzione è tanto più efficace quanto più è precoce. Innanzitutto va detto che la raccomandazione più importante nella donna in età fertile (soprattutto in quella in cerca di prole) è quella di eseguire, alla prima occasione, il dosaggio del TSH nella sua formulazione reflex (riflesso). In questa maniera siamo in grado di individuare gli individui a rischio di sviluppare una patologia tiroidea durante la gravidanza e quindi di prevenirla.
«Inoltre sarebbe utile consultare un endocrinologo ogni volta che ci si trovi di fronte a sintomi che possono interferire con il proprio benessere come stanchezza, difficoltà nella concentrazione, irrequietezza, insonnia, tremori, incremento o calo ponderale non giustificati, eccessiva perdita dei capelli, cute secca, unghie fragili, disfunzioni del ciclo mestruale, irsutismo (distribuzione dei peli di tipo maschile nella donna).»
Come si svolge un check up endocrinologico?
«In quei Pazienti che non giungono dallo specialista con gli accertamenti necessari alla diagnosi già eseguiti, l’endocrinologo cercherà di individuare eventuali segni clinici di disfunzioni ormonali in modo da poter prescrivere al Paziente gli accertamenti idonei alla diagnosi della patologia sospetta. Tali accertamenti comprendono sia esami laboratoristici (prelievo di sangue e/o raccolta delle urine delle 24 ore), sia strumentali (radiografia, ecografia, risonanza magnetica ecc.).»
Ci può spiegare, in termini semplici, quali sono le principali patologie endocrine più frequenti?
«Come già riportato nell’introduzione le malattie endocrine più frequenti sono quelle che riguardano la tiroide (iper o ipotiroidismo, noduli tiroidei, gozzo). In continuo aumento sono anche le disfunzioni del ciclo mestruale nella donna legate ad alterazioni ormonali e metaboliche così come nell’uomo la capacità riproduttiva (fertilità), la funzione e le disfunzioni sessuali (impotenza, eiaculazione precoce e ritardata).
«Più rare ma comunque importanti sono le patologie che colpiscono le paratiroidi (4 piccole ghiandole posizionate dietro la tiroide) che regolano il metabolismo del calcio e del fosforo nell’organismo e quelle che colpiscono i surreni (due ghiandole posizionate contiguamente ai reni) che sono responsabili principalmente della regolazione della risposta allo stress mediante la produzione di corticosteroidi e di catecolamine tra cui il cortisolo e l’adrenalina.»
Quali sono le persone più a rischio?
«In generale le donne sono più a rischio di sviluppare patologie tiroidee rispetto agli uomini anche se negli ultimi anni la differenza va diminuendo. Il motivo sta nella maggior predisposizione della donna a contrarre malattie autoimmuni e quindi anche quelle che determinano un’alterazione della funzione tiroidea.
«Avere in famiglia una persona portatrice di patologia tiroidea o del sistema immunitario aumenta di molto la possibilità di malattia. Ribadisco che una donna in cerca di prole dovrebbe essere sicura del corretto funzionamento della sua tiroide in quanto gli ormoni tiroidei garantiscono lo sviluppo psico-fisico del feto che, ricordo, non ha la tiroide fino alla 12ma-13ma settimana di gestazione.»
Si fa un gran parlare di malattie autoimmuni. Ci può spiegare cosa sono e quali sono le più diffuse?
«Le malattie autoimmuni sono una vasto gruppo di malattie che colpiscono ben il 5-7% della popolazione umana. Esse solo dovute a un errore del sistema immunitario, il quale dirige le proprie potenzialità offensive contro tessuti propri dell’organismo anziché contro gli agenti infettivi.
«Ne derivano gravi danni tessutali con conseguente sviluppo di malattie diverse a seconda dell’organo e tessuto colpito. Il motivo per cui si parla molto delle malattie autoimmuni sta nel fatto che le stesse sono in costante aumento; inoltre si parla sempre di più poliautoimmunità a voler significare la presenza nello stesso Paziente di più patologie autoimmuni.
«La più comune è proprio la Tiroidite di Hashimoto (dal suo scopritore Dr. Hakaru Hashimoto nel 1912) o linfocitaria con o senza gozzo che conduce ad un lento ma inesorabile malfunzionamento della tiroide.
«Le altre patologie comprendono malattie più o meno invalidanti, come la sclerosi multipla, il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la sclerodermia, il diabete mellito insulino-dipendente, la cirrosi biliare autoimmune, il morbo di Chron e il morbo celiaco.»
Come si scatena una malattia autoimmune?
«Numerosi dati epidemiologici e sperimentali dimostrano che le malattie autoimmuni sono malattie multifattoriali, legate a fattori scatenati ambientali che agiscono su fattori predisponenti genetici.
«Per quanto riguarda i fattori scatenanti ambientali sono chiamati in causa soprattutto gli agenti infettivi (virus) che, in soggetti predisposti, scatenano una risposta immunitaria che, dopo aver eliminato l’agente infettivo, si indirizza per errore contro tessuti propri dell’organismo che presentano somiglianze strutturali con componenti dell’agente infettivo scatenante.
«Per quanto riguarda i fattori genetici predisponenti, molti studi hanno evidenziato l’associazione di determinate malattie autoimmuni con particolari forme di specifici geni. Tuttavia non è sempre chiaro se questi geni siano coinvolti direttamente nello sviluppo della malattia oppure se il legame sia indiretto.
«Le malattie autoimmuni hanno in genere uno sviluppo molto lento e tendono a rendersi evidenti negli anni.»
Quali sono i campanelli d’allarme?
«I campanelli d’allarme della patologia autoimmune tiroidea sono gli stessi riportati sopra cioè stanchezza, difficoltà nella concentrazione, irrequietezza, insonnia, tremori, incremento o calo ponderale non giustificati, disfunzioni del ciclo mestruale, eccessiva perdita dei capelli, cute secca, unghie fragili. Per quanto riguarda le altre malattie autoimmuni la sintomatologia può essere estremamente variabile.»
Si può guarire?
«Per quanto riguarda il capitolo guarigione bisogna dire che da una malattia autoimmune non si guarisce però si possono limitare gli effetti dannosi.
«Per quanto riguarda l’ipotiroidismo causato dalla tiroidite, semplicemente si sostituiscono gli ormoni che vengono a mancare.
«Nel caso invece di altre più gravi malattie autoimmuni si cerca da un lato di modulare lo stesso sistema immunitario e da un altro di limitare il danno d’organo.»
Come si riconoscono l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo?
«Mentre l’ipotiroidismo, soprattutto nelle sue fasi iniziali, si manifesta con sintomi subdoli che solitamente vengono ignorati o comunque sottovalutati (stanchezza, sonnolenza, secchezza della cute, intolleranza al freddo, fragilità di capelli e unghie, stitichezza, modesto aumento di peso), l’ipertiroidismo, indipendentemente dalla sua gravità, si presenta in maniera più chiara con sintomi a volte importanti come tachicardia marcata, calo ponderale, tremori, sudorazione profusa, diarrea, febbre.»
In che modo un cattivo funzionamento della tiroide incide sulla variazione di peso?
«In realtà le variazioni di peso più rilevanti si hanno solo nell’ipertiroidismo marcato durante il quale il Paziente può perdere svariati chili in relazione alla gravità della malattia. Certamente tale sintomo si accompagna ad altri altrettanto significativi che fanno sì che il Paziente si rechi dal medico.
«Nell’ipotiroidismo, invece, l’incremento ponderale è modesto o nullo ed è comunque accompagnato dai sintomi aspecifici precedentemente descritti (stanchezza, sonnolenza, secchezza della cute, intolleranza al freddo, fragilità di capelli e unghie, stitichezza).»
Cos’è Il morbo di Basedow?
«Il Mordo di Flaiani-Graves-Basedow (dai suoi scopritori Robert James Graves-Karl Adolph von Basedow- Giuseppe Flaiani) è una malattia del sistema immunitario che colpisce la tiroide creando un quadro di eccesso ormonale, talora importante, accompagnato da manifestazioni cliniche più o meno rilevanti come tachicardia, tremori, calo di peso, sudorazione, diarrea, esoftlamo (protrusione dei bulbi oculari), dolori muscolari.»
Qual è il trattamento o cura in generale delle patologie tiroidee?
«Come accennato in precedenza, l’ipotiroidismo viene trattato con la sostituzione degli ormoni mancanti mediante assunzione giornaliera di una compressa o di una soluzione liquida in modo da raggiungere il corretto fabbisogno dell’organismo. La cura dell’ipertiroidismo invece, quando indicato, si avvale di farmaci che riducono l’attività della tiroide riducendone la capacità di produrre ormoni. Tali farmaci vanno somministrati da medici competenti in maniera da ridurre al minimo la possibilità di spiacevoli effetti collaterali.»
Quando è necessario l’intervento chirurgico?
«L’intervento chirurgico è riservato ai pazienti che presentano uno o più delle seguenti caratteristiche:
- noduli con sospetto di malignità
- gozzo che crea fenomeni meccanici/compressivi sulle strutture del collo (esofago- trachea), creando sintomi come difficoltà nella deglutizione o respirazione
- ipertiroidismo non rispondente alla terapia medica senza indicazione a terapia con radioiodio.
A tal proposito desidero rimarcare la bontà della terapia mediante iodio radioattivo; questo trattamento viene utilizzato da moltissimi anni per la cura dell’ipertiroidismo (quando indicato); trattasi di terapia orale che viene, di solito, assunta una sola volta e che permette lo spegnimento della tiroide senza particolari effetti collaterali.»
Cancro alla tiroide, quali sono i segnali che devono allarmare il paziente? Si può guarire? Come?
«Purtroppo il cancro della tiroide è sostanzialmente asintomatico in quanto gli eventuali sintomi sono determinati da un’eventuale nodulo tiroideo che raggiunge dimensioni importanti con conseguenti sintomi compressivi. Ad ogni modo quasi tutti i tumori della tiroide non sono aggressivi (a parte il carcinoma anaplastico comunque raro) e non prevedono alti tassi di mortalità.
«Questo è in gran parte garantito dalla terapia radiometabolica che viene utilizzata esclusivamente per questi tumori. Tale terapia è la medesima descritta in precedenza per l’ipertiroidismo solamente con dosaggi più elevati, che permettono la distruzione di tutte le cellule tiroidee ancora eventualmente presenti dopo l’intervento di asportazione della ghiandola.»
I fattori ambientali possono interagire come fattore di rischio per le malattie autoimmuni e in particolare sul funzionamento della tiroide?
«Per quanto riguarda i fattori scatenanti ambientali sono oggi chiamati in causa soprattutto gli agenti infettivi che, come già detto in precedenza, in soggetti predisposti, scatenano una risposta immunitaria che, dopo aver eliminato l’agente infettivo, si indirizza per errore contro tessuti propri dell’organismo che presentano somiglianze strutturali con componenti dell’agente infettivo scatenante.
«Se poi tra i fattori ambientali consideriamo il tipo di alimentazione ricordiamo che la tiroide è l’unico organo in grado di utilizzare lo iodio che assumiamo giornalmente, infatti lo utilizza per costruire gli ormoni che produce. Quindi un adeguato contenuto di iodio nell’alimentazione è molto importante per il buon funzionamento della ghiandola tiroidea in tutti i soggetti, in particolare durante l’accrescimento e l’età riproduttiva.
«Dobbiamo ricordare che noi viviamo in un ambiente con carenza cronica di iodio. Per tale motivo dal 2005 è in vigore una legge che prevede l’utilizzo di sale iodato nella ristorazione comune.
Nei supermercati, ormai, si trova quasi solamente sale iodato che è sicuramente un ottimo alimento per tutti tranne che per chi soffre di ipertiroidismo.
«Ricordiamo che l’uso congiunto di sale iodato e latte si associa ad un adeguato apporto iodico.»
TIROIDE E GRAVIDANZA |
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Paolo Zicarelli - [email protected]
Il dott. P. Zicarelli lavora presso l'ospedale San Pancrazio di Arco (TN) e presso il Centro Sanitario Trento, Via Trener 2 a Trento per ulteriori informazioni collegarsi al sito: www.csttrento.it.