Mostra del Gruppo Belle Arti «La Fontana» – Di Daniela Larentis

Da poco inaugurata, l’esposizione dedicata a Luciano de Carli resterà aperta a Levico Terme fino al 30 giugno 2018

Opera di Michele Candotti.
 
«Fora fora per la Valsugana» è il titolo dell’ultima mostra del Gruppo Belle Arti La Fontana di Gardolo.
Inaugurata il 22 giugno a Levico Terme, Sala Cine Città, è dedicata al poeta e scrittore Luciano de Carli, recentemente scomparso, il quale era presidente del Cenacolo Valsugana e presidente dell’A.S.T.A.A. – Associazione scrittori Trentino Alto Adige.
Resterà aperta al pubblico fino al 30 giugno nei seguenti orari d’apertura: 10:12|16:19.
 

L'inaugurazione della mostra.
 
Il gruppo conta al suo attivo numerose esposizioni, non solo in Italia ma anche all’estero, l’associazione è infatti legata a doppio filo con un gruppo di pittori di Neufahrn, la città tedesca gemellata con Gardolo.
Ne ricordiamo qualcuna fra quelle organizzate negli ultimi anni: la mostra a Levico sul tema della Grande Guerra (2014), poi a Castello Tesino, in collaborazione con il Comune, sono state esposte opere che hanno tratto ispirazione dalle liriche dei poeti del «Cenacolo Valsugana»; «La Luce», altra esposizione allestita sempre a Palazzo De Maffei, una mostra di qualche anno fa collegata alla manifestazione «Il lago nel cuore - Calceranica poesia», un concorso nazionale di poesia il cui direttore artistico era Alberto Pattini, infine, dello scorso anno, quella intitolata «Il fuoco», nonché la più recente, quella intitolata «Alpi Alpini Alpinisti», da poco allestita a Lavis, Trento, nelle splendide sale di Palazzo De Maffei di Via Matteotti.
 

Wilma De Nadai (Dalla poesia Osèi) - Ti no te sè cosa che i canta lori: riotoli de note e de canzon; 'n ciacerò che sfrisa le montagne, zime de pézzi e zirezari 'n fior.
 
L’attuale presidente del Gruppo La Fontana è Luigi Bevilacqua, uno dei soci fondatori dell’associazione, nata nel lontano 1984, che conta una trentina di iscritti.
Ed è proprio lui a dare il benvenuto alla sala gremita di tanti amici che seguono il Gruppo da anni, a salutare gli artisti presenti, i familiari di Luciano de Carli, i suoi amici poeti, porgendo a tutti un caloroso ringraziamento e, in particolare, all’associazione culturale Chiarentana, al Gruppo pensionati, alla Biblioteca, al Consorzio «Levico Terme in Centro» e alla rappresentanza dell’amministrazione comunale.
 

Sara Dori (Dalla poesia Son la vóze del vento) - Son la vóze del vento... G'ho dént saóri de menta e odor de rasa... Come i rori dela foresta... Boschi de laresi 'ndorai... 'ntéle giornàe, per voi dela ferata... da 'n sole traditór.
 
Ci racconta Luigi Bevilacqua con commozione, ricordando l’amico e poeta scomparso, il quale era solito presentare e commentare le esposizioni del Gruppo.
«Era la sera di venerdì 29 settembre dell’anno scorso quando il nostro amico poeta e scrittore Luciano, graditissimo ospite presso la rinnovata sede sociale del Gruppo Belle Arti La Fontana di Gardolo, proponeva, ai noi pittori, un singolare progetto: interpretare con il colore qualche sua armoniosa lirica riguardante la storica Ferrovia della Valsugana e la relativa attuazione di una rassegna pittorica collettiva dei lavori sul tema in quel di Levico Terme nella successiva estate.
 

Wilma Casagrande (Dalla poesia Dallabrida sulla riva del lago) - Te vedo ancora ti toi Dallabrida cola to bici sgangherada, mòra piena de quadri 'ntanto che pasava la ferata.
 
Il suo, è stato per il Gruppo uno stimolante suggerimento, come è avvenuto in precedenti piacevoli occasioni («Castello Tesino: emozioni di immagini e parole» – «Un’ala lunga di vento» «Per sentieri di montagna» - Biennali di Calceranica, per ricordarne alcune).
«Questa sua stimolante indicazione è stata subito accolta con entusiasmo da tutti gli artisti e subito fatta propria per il programma di attività di quest’anno.
«Ed ora che lui, a malincuore, non è più tra noi, eccoci qui, con questi nostri dipinti, sperando di aver rispettato il suo desiderio, interpretando, attraverso il colore, gli autentici dialettali versi delle sue armoniose liriche Fora fora per la Valsugana».
 

Francesca Morelli (Aisimpòneri) - I ha scavà cròzzi e averto galerie, fato su arcàe, muri se dasso e ponti per farghe largo al treno che nol fusse 'mpazzà e pègro.
 
Gli artisti hanno infatti splendidamente, ognuno utilizzando tecniche diverse e assecondando il proprio stile, dato voce alle meravigliose poesie di un poeta e scrittore fra i più conosciuti in Trentino, il quale attraverso i suoi versi ci ha lasciato in eredità un grande e vibrante affresco della Valsugana.
Fu proprio lui nel 1997 a spiegare come mai avesse deciso di scrivere la raccolta («Fora fora per la Valsugana» edizione 1997):
«Passava un treno, una vaporiera, giù in basso. Vedevo tutto dalla strada dei Baiti e poi dalla località Seciaro, più su in postazioni aperte sulla Valsugana e lungo i tornanti di Vetriolo, dalla piazza, dalle Terme.
«Passava il treno con il suo pennacchio e lo sferragliare dei vagoni. Ad occhi chiusi mi sono immaginato cent’anni di vita lungo questa linea ferroviaria, ma anche ho rivisto tutti gli abitatori buoni e cattivi che l’hanno toccata: Medoaci, Reti, Celti, Romani, Longobardi ed eremiti, monaci e viandanti, pellegrini, soldati, uomini e donne che hanno impastato di fatiche e gioie i capitoli della storia locale o che hanno lasciato anche un piccolo segno.
«Ho voluto mettere in evidenza i costumi del tempo, le attese, le illusioni…Tutto è descritto, scritto, pensato, predisposto, come un grande affresco dove i piani si intersecano, dove le storie e le leggende si amalgamano, dove il vissuto familiare si mescola col vissuto popolare.
«La mia ambizione è quella di cantare le gesta di tanta gente ignota che ha costruito la Ferrovia della Valsugana… farne un recitativo che parli ai giovani, che racconti loro come trascorrevano le stagioni, gli anni, i decenni, i secoli; non un museo polveroso di ricordi, ma qualcosa che sappia parlare al cuore e alla mente… qualcosa che sappia farci amare questa linea ferroviaria… […]».
 

Michele Candotti (Titolo dell'opera L'Attesa, dalla poesia Strada dela Giana) - Ho voluto accostare la strada della Giana al "binario morto": ambedue sono in attesa di qualcuno (la Giana) e qualcosa (il treno) che non arriverà. L'autunno vuole ricordare una stagione, parte della vita ormai in conclusione, mentre la luce in fondo lascia aperta la porta a un dopo, a una speranza avvolta comunque dalla nebbia del mistero.
 
Lo ricordiamo anche noi, scegliendo fra le numerosissime poesie da lui scritte una lirica introduttiva del ciclo scritto per i 100 anni della «Ferrovia della Valsugana» (traduzione di de Carli).

LA>STRADA>FERATA>(di>Luciano>de>Carli)>>>>> 
«La strada ferata / che passa i vagoni»
atenti anca i siori / ader che la va:
sentai su ‘n caroza / vestii dale feste
’nsieme alle siore / i va fin zo là:
Lazó ‘n fra le gole che aven sbarà fora
ghe fusse anca ‘l Nane! / L’è morto, pecà!
La strada ferata sui svèleri e i sbrichi
e dent per le sère / la sofia e la va.
Gh’ è zénte che ride / gh’è zénte che canta,
gh’è zénte che tase / zamai sul sagrà!
L’è nada, l’è nada, / la strada ferata:
«Che bella pensata», ma chi alo pagà?
…le tose e le dòne / che néva de prèssa
a tor aqua e pan / de inverno e de istà!
…le chèlere alegre, che ‘ntéle ostarie
le asiava a quei omeni / supiere de amor!
…i zoveni forti / che, rizzi e sicuri,
i era mauri / per po’ maridar!
…e i vèci col pico / coi brazzi spacai,
la testa sgausa / dal sole che gh’era!
La strada ferata la è longa e la è bela,
la córe anca éla / ’ndó che la vol!

 

 

 

 

 

Sulla strada ferrata passano i vagoni, 
adesso devono star attenti anche i signori, 
perché funziona: seduti nelle carrozze e vestiti a festa, 
assieme alle signore vanno fin laggiù. 
Laggiù fra i dirupi che abbiamo fatto saltare… 
ci fosse ancora Giovanni! È morto, purtroppo! 
La strada ferrata soffia e va sopra i paranchi di legno, 
messi sotto le rotaie, sopra i valloncelli scoscesi.
C’è gente che ride, c’è gente che canta, 
c’è gente che (ormai) tace sul sagrato 
(di qualche chiesa, morto).
La strada ferrata è avanzata, è avanzata: 
che pensata meravigliosa, ma chi ha pagato (per essa)…?
le ragazze e le donne che andavano veloci 
a prender pane ed acqua sia d’inverno che d’estate…! 
le serve d’osteria che allegre preparavano 
a quegli uomini delle zuppiere colme d’amore…! 
i giovani forti, che, ricciuti e attenti, 
erano già pronti da maritare...! 
i vecchi che lavoravano con il piccone, 
avevano le braccia rotte, la testa vuota sotto il sole che batteva! 
La strada ferrata è lunga e bella, 
(ma) corre anch’essa dove vuole!].


Giuliana Pojer (Le Zubiane) - A meza setimana le Zubiane le ven per l'aria a 'ntortelar le ore co le man bianche 'nveludae de brina, coi làori 'ncolorii de roaspina...
 
Il treno con i suoi vagoni è un po’ la metafora della vita: ti siedi in carrozza e attraverso il finestrino vedi scorrere paesaggi alternarsi a persone che salgono e scendono.
Poi, improvvisamente scendi anche tu, lasciando nel cuore di chi ti ha conosciuto un indelebile ricordo.
 
Daniela Larentis – d.larentis @ladigetto.it
 

Iris Dorigatti Mosna (Stazione di Borgo dalla poesia Le morose del sabo, dei dì de festa) - E tuti i vol la Gigia perché 'l è 'n bel fagoto... I canta dopo 'n goto de massa e le ore le se vestisse dele feste per nar zó ale stazion.
 

Gloriano Orvieto (Dalla poesia 'L treno de l'emigrante) - Eco 'l fischio del vapore, eco 'l treno che va via, ti saluto mama mia, che il mio cuore l'è sempre con te...
 

Giuliano Lunelli (dalla poesia Svèleri) - Muci gualivi, alti fin sui pézi: 'n deserto de sassi, voltà 'n su! E na banca de svèleri pronti per le sine...
 

Giuliana Giuliani Merz (dalla poesia 'L treno de l'emigrante) - Eco 'l treno che va via, mi te saludo Valsugana mia, chi sa quando che tornerò: vècio con mili rughe, coi soldoni de Merica 'n sacocia, se la va ben...
 

Zanchetta Carla (dalla poesia Piégore fin sul lago) - Le è lì le piégore zó fin sul lago. Co passa 'l treno le slanza 'n là su verso le piantae de sorgo e de panizza, de formentazzo o gran...
 

Gemma Nardelli (Anei de na cadena) - Mi ancora 'n giro per i boschi longo l'oro de arcazi e favi, dent per l'oro dei laresi 'mpizzai 'n tel rosso de l'autunno de Ronzégno.
 

Michela Galione ((dalla poesia Dama bianca) - A Pèrzene sui merli del castèlo, la nòte, va 'ndrìo e avanti na figura: bianca la vesta, bianca la montura...
 

Marianna Brera (Aquarello su carta, dalla poesia Pescatori de nòte) - Co' passa l'ultimo treno, quasi 'n procission, i va zó al lago: cane de bartedèi, re come le nùgole zó dale barche. 'Ntela ré, pessàti e tanti sogni...
 

Bruno Stefani (dalla poesia Soto Castel Ivano) - 'L va 'l treno, longo le so sine, 'l manda fora slinze e le sbronzine le gira.
 

Luigi Bevilacqua (dalla poesia Aisimponeri) - ...I ha scavà crozi e averto galerie, fato su arcae, muri de sasso e ponti, per farghe largo al treno, che nol fuse impazà e pegro a nar fin ale Teze e forsi a Primolan.
 

Isabella Moser (dalla poesia Teróni) - E lori vegnui quassù a brazzi nui solo per laorar. Mori de pèle, col sangue che scotava, 'nnamorave zó le bele dòne. Ti porterò laggiù, così l'Albina, la Carla e la Maria le è vegnùe lazó, le è nae via parone dela so felizità.