Sotto di noi, le Dolomiti. Sopra, il cielo
Una favola trascorsa volando tra le cime del Pordoi, del Sella e del Sassolungo grazie a un campione di parapendio: Jimmy Pacher
L’idea di provare il parapendio ci è venuta quando in Provincia è stato sottoscritto un accordo tra il Nucleo Elicotteri di Trento e le scuole di Parapendio per fissare delle regole che consentissero la convivenza del volo a motore con quello libero.
L’articolo è ancora disponibile tramite questo link.
L’idea di un cielo così affollato da amanti del «volo libero» ci ha attirati e abbiamo chiesto a Jimmy Pacher, uno dei parapendisti più importanti d’Italia, avendo vinto coppe del Mondo e titoli europei, di presentarci il mondo del volo.
Oggi siamo stati suoi ospiti.
L’appuntamento era a Campitello di Fassa, da dove un fuori strada ci ha portati in vetta al Col Rodella, che è uno dei crocevia più famosi d’Europa per gli appassionati di deltaplano e parapendio.
Giunti lassù, siamo rimasti senza fiato. Col Rodella è un panettone situato in mezzo alle Dolomiti più belle. Il Pordoi, il Sassolungo, il Sella, la Marmolada, il Rosengarden… sono lì. Sembrano a portata di mano e, credetemi, con il parapendio lo sono davvero.
Con noi c’erano altri parapendisti, così come ce n’erano negli altri punti di partenza, tutti in attesa del vento giusto. La giornata era splendida e il vento è arrivato, puntuale, alle 13.30.
Non era una brezza di valle e il nostro sospetto è che si trattasse ancora una volta dell’onnipresente Ora del Garda. Ma è una nostra ipotesi, nulla più.
La temperatura era di circa 16 gradi, che contro i sei gradi del fondovalle costituivano un bel differenziale di forze dinamiche sulle vele.
Dopo aver ascoltato le nozioni di base e indossato l’abbigliamento appropriato (soprattutto un paragòla) un’ultima domanda: «Si va?»
Una corsa verso il basso, subito finita dalla presa del volo. Il vento ci ha fatti salire verso il cielo. Jimmy ci ha portato sulla cresta per prendere la raffica ascendente.
Da quel momento eravamo librati in volo, rivolti all’insù. Con noi altre decine di parapendisti sfruttavano le forze della natura per salire.
Una scala lunga, quasi infinita, che invita l’uomo a salire. Salire fin sopra le vette, là dove è possibile sfiorare con il pensiero l’eternità del cielo.
Sono le Dolomiti, nel cuore dell’Europa, al centro delle Alpi, equamente divise tra Trentino, Alto Adige e Bellunese. Sono le ardite canne di un immenso organo della natura, in cui il religioso silenzio della roccia è rotto solo dal vento che sostiene le vele dell’uomo che le ammira.
Che impressione può fare vedere le Dolomiti che ti sfrecciano di lato, i boschi colorati d’autunno che ti guardano lassù, i paesini che si intravvedono tra gli scarponi?
È come vivere in un film, per la regia di un pilota che ti fa conoscere sensazioni che fin poco prima non potevi neppure immaginare.
Non ti senti, come dice una fortunata serie di telefilm, «A due passi dal cielo»: sei in cielo.
Ma quello che abbiamo pensato noi è stato un breve riassunto della storia dell’uomo. L’ironia dell’umanità… Per millenni l’uomo ha sognato di volare. E quando ha inventato il motore che glielo ha consentito, ha scoperto che poteva volare senza.
Quando siamo atterrati, abbiamo alzato gli occhi al cielo.
D a lassù il mondo appare molto piccolo. E l’uomo ancora più piccino.
E ci è tornata in mente la leggenda del Tesoro dei Fanes. I Fanes, il tesoro ce l’avevano sotto i piedi: erano le Dolomiti.
E per accorgercene abbiamo dovuto allontanarci dal mondo e parlare con loro a viso aperto.
Guido de Mozzi
Il parapendio è uno sport piuttosto recente, che sta andando a soppiantare il deltaplano: è più semplice, più docile, più versatile. Per praticarlo bisogna frequentare un corso e ricevere il brevetto dall’istruttore. Non è difficile. La vela costa sui 3.000 euro, ma se ne trovano anche di usate. Per il corso è meglio usare quelle che mette a disposizione la scuola, poi sarà l’esperienza a suggerirti quella più adatta a te. Il corso costa poco più di un migliaio di euro. Si comincia presto a volare da soli, dipende solo da quanto riesci a interpretare l’aerodinamica e a intuire le mosse per sfruttarla. Il nostro istruttore ci ha insegnato come il rapporto con il volo libero sia una questione di maturità e di esperienza. Jimmy Pacher, 338 6800304. |
Avvicinamento a Col Rodella
Noi siamo arrivati a Col Rodella partendo da Canazei, seguendo la strada statale che costeggia il Pordoi e il Sassolungo.Quando gli impianti a fune sono un funzione, vi si arriva più facilmente godendosi di più quell’incredibile panorama.
Si vola anche d’inverno, quando appunto gli impianti fono in funzione.
Ci sono decine di partenze per il parapendio, tutte collocate vicino agli strapiombi, dove le ascendenti trovano la loro forza migliore.
Preparazione
Ci sono parapendii per singolo e per doppio. Noi ovviamente abbiamo volato sul doppio, la cui vela ha una superficie di 42 metri quadrati. La vela del singolo arriva sui 24 metri quadrati. Entrambe le vele hanno un’apertura alare di 12 metri.
L’attrezzatura consiste in un altimetro, un anemometro, un segnavento e un GPS. Ultimamente ci vogliono anche i razzi di segnalazione.
Il caschetto è obbligatorio, mentre l’abbigliamento deve tener conto solo del freddo. Noi avevamo una giacca vento, dei guanti e degli scarponcini. D’inverno si suggerisce il superpippo (la calzamaglia in microfibra).
Si vola!
Il volo comincia con una breve corsa verso il basso; nel doppio si deve ubbidire al pilota che dà il via.
In aria si cercano le correnti scendenti per risalire il più possibile verso le vette più belle e i panorami mozzafiato. In pratica si sale facendo larghi giri alla ricerca delle correnti migliori. La forza principale si ha sottocosta. Il vento ti fa capire come stai andando.
Il pilota manovra il parapendio con le manovelle dei paracaduti, tirando le quali si curva a destra o a sinistra, ci si alza o ci si abbassa.
Ci sono delle regole che non sempre vengono rispettate da tutti, come ad esempio l’incrocio tra paramendisti, che è obbligatorio sulla destra.
Quando si atterra, si devono allungare le gambe e si devono fare alcuni metri in corsa.