Il lavoro? – Riflessioni di Stefano Filippozzi, un giovane

Possibilità, motivazioni, cambiamenti nel lavoro giovanile in Italia ai nostri giorni: si può parlare di futuro dandogli una morale?

Ai nostri giorni è sempre più di moda la frase «il futuro è dei giovani». Ci si chiede perché ci sia una così forte disoccupazione da rendere difficile, se non impossibile, la carriera per un giovane nel mondo lavorativo.
Tante sono le cause di una così profonda crisi lavorativa che causano l’insoddisfazione tra i giovani. Da un decennio a questa parte sono stati molti i cambiamenti di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro.
La ricerca e selezione del personale è diventata sempre più specifica per le competenze richieste ed è stata creata una moltitudine di tipologie contrattuali nel mercato del lavoro, tramite nuove normative del governo e della Provincia autonoma di Trento.
 
C’è stata una colossale riforma del mercato del lavoro che ha creato una grandissima crisi occupazionale e precarietà. Il precariato, oltre ad impedire ai giovani di progettare il loro futuro, comporta anche brutte conseguenze per l’economia complessiva in Italia, contraendo la domanda di beni e di consumi sul mercato.
Infatti, chi vive in stato di precariato non è propenso a fare grandi spese come comprare una casa o un’auto e ha difficoltà a ottenere mutui alle banche.
La classe politica deve cambiare e guardare gli dentro a un giovane dandogli sostegno, importanza, aiuto. Il giovane catalizza le angosce e le aspettative della società riducendosi ad una pura utopia che è il «male sociale».
Smarrirsi permette di rielaborare la realtà e di ricontestualizzare il proprio ruolo nella realtà.
 
La nostra è a tutti gli effetti una generazione preoccupata per il domani con una conseguente crisi di valori e modelli. La carriera universitaria, l’esperienza pluriennale in un determinato campo lavorativo non danno più ormai la garanzia per trovare un posto di lavoro fisso.
La meritocrazia si può dir ben lontana dall’equità. Chi è raccomandato prevale su chi si è veramente impegnato per arrivare al proprio traguardo lavorativo.
I cittadini onesti e rispettosi sono stati calpestati dagli evasori fiscali che hanno cercato di potenziare solo loro stessi, senza pensare alle conseguenze del popolo e di chi veramente ha voglia di creare e fare del bene comune.
Le spese per vivere sono sempre più alte e incontenibili per una famiglia. Trovare un lavoro è diventata una lotta per la sopravvivenza.
 
«Se incontrate un bivio imboccatelo» (cit. Yogi Berra, giocatore professionista di baseball e aforista statunitense).
Nel corso della sua storia la specie umana è riuscita non solo a sopravvivere, ma anche a moltiplicarsi, grazie alla sua capacità di modificarne l’ambiente in cui viveva per aumentarne le risorse. L’uomo è stato in grado, spostandosi e cioè cambiando strada, di trovare altrove condizioni di vita più favorevoli.
Il tema dominante è la rabbia. «Senza alcuna strumentalizzazione voglio, esigo e pretendo chi mi si valuti per la capacità e non per ciò che penso, per ciò in cui credo. Il mondo del lavoro è inclemente, aggressivo e spietato» (cit. Idelma Beghi dal libro «Il tempo senza lavoro» di Agile ex Eufelia e Cerri).
 
I potenti Manager approfittano delle aziende in crisi, spremendole per poi lasciarle andare in rovina e vedono il giovane come disincantato, individualista e ,quindi, meno ottimista.
Le condizioni di lavoro sono pesanti, impossibili per un misero contratto. La tecnologia prende il predominio.
Così facendo un giovane si sente «derubato» del proprio futuro.
Il dilemma è «accettare» o «restare disoccupati»? Se un giovane si trova inagibile davanti alle nuove tecnologie è giusto creare dei percorsi formativi obbligatori per tutti per poter introdurli alle novità generazionali.
Realismo, flessibilità, adattabilità caratterizzano un punto fondamentale per l’inserimento lavorativo per un giovane.
L’acceso e l’induction dei giovani nei sistemi organizzativi pubblici e privati è in grande sofferenza e, i due mondi, quello dei giovani e del lavoro, spesso distanti, ma strutturalmente bisognosi l’un dell’altro, risultano in sostanza inconciliabili nei modi, linguaggi e abitudini (cit. dal libro «Giovani, mondo del lavoro e nuove tecnologie» di Nastri e Quaratino).
 
Lo status di disoccupato comporta una perdita di senso, manda in crisi equilibri familiari, destrutturando il nostro tempo.
Il giovane va incontro a profonde alterazioni di salute come malessere, depressione, insicurezza e perdita di autostima.
Bisogna essere capaci di identificare ciò che accade perché costituisce una delle condizioni che permettono di governare maggiormente gli eventi ed evitare il disagio (cit. dal libro «Il lavoro che non c’è» di Roggerone).
«Senza un miglioramento qualitativo del contributo dei giovani al sistema produttivo, in qualsiasi settore, difficilmente l’Italia può tornare a crescere e ad essere competitiva»(cit. Prof.Rosina).
Spostarsi all’estero sembra dunque un fattore rigenerativo per un giovane; molte sono le speranze e le ambizioni di cambiare e trovare un impiego favorevole alle proprie caratteristiche lavorative per migliorare la propria condizione economica.
 
La crisi economica ha provocato una forte emigrazione causata dalla scarsità di lavoro, dalle mancanze di opportunità e, quindi, dalla forte demoralizzazione creatasi tra i giovani (cit. dal libro di Angelo Bruscino, il Bivio).
Il debito pubblico accumulatosi negli ultimi decenni è tra i più alti al mondo in rapporto al PIL, frutto delle politiche di forte spesa pubblica, creando carenze strutturali e ritardi rispetto ai Paesi più avanzati dell’Unione Europea.
Un forte incentivo ad investire in Italia sarebbe quello fiscale: se gli «utili» non distribuiti e , quindi, reinvestiti fossero detassati, si darebbe un enorme impulso agli investimenti in Italia, sia da parte di aziende italiane che straniere con una conseguente crescita dell’occupazione e delle esportazioni con esito positivo sull’Italia in tempi molto brevi.
 
Bisogna puntare sui Giovani, dargli la possibilità di esprimere le proprie potenzialità alla loro maniera; bisogna «rigenerare il sistema normativo-contrattuale».
Altrimenti che fine faranno i nostri figli e i nostri nipoti?
Si andrà sempre peggio?
Si avrà la possibilità di andare in pensione prima di morire?
È forse giunta l’ora di rigirare le «leggi odierne» e dare spazio a chi veramente vuole dimostrare le proprie potenzialità.
Un giovane vorrebbe poter dire la «sia» ed essere ascoltato e accolto, non rifiutato. Ogni individuo ha le proprie caratteristiche da dimostrare; solo dopo aver dato tutto senza esito positivo accolgo il rifiuto; prima di ciò noi giovani vogliamo essere messi alla prova.
«Dimostrare le nostre capacità». «Vogliamo governare il nostro futuro».
 
Sia l’Italia che molte nazioni europee sono simili sul piano del lavoro, ma è proprio il disgusto emotivo e sentimentale che spinge ad emigrare.
Provare e credere in nuove soluzioni può aiutare ad arrivare prima alla soddisfazione personale.
Un giovane deve saper trovare la propria strada tramite il proprio intuito, i propri gusti, le proprie motivazioni; solo così potrà riuscire ad arrivare al proprio traguardo.
Chi si lascia andare per paura di provare e credere in se stessi è perso.
Perdere vuol dire rinunciare.
Rinunciare vuol dire «morire in se stessi» e «non avere un domani».
 
Il mio consiglio è continuare a ricercare, non distrarsi neanche per un momento, continuare ad inviare curriculum online o portarli di persona anche in Aziende o posti dove non si penserebbe mai di essere assunti. Non perdere mai tempo a stare a casa a non fare nulla. Crearsi comunque un qualcosa di benefico alla propria Persona come iscriversi ad un corso formativo, fare del volontariato, aumentando le proprie capacità ed esperienze personali e, se possibile, farsi rilasciare un attestato che identifichi i sacrifici fatti gratuitamente allo Stato, ma comunque ricchi di esperienza individuale.
Tutto questo contenuto darà i suoi frutti.
Se tutti insieme collaboriamo ad avere e pretendere un mondo migliore, la nostra speranza sarà sempre il nostro punto di riferimento per affrontare qualsiasi difficoltà e niente e poi mai farà si che un giovane cesserà di poter avere un futuro dignitoso.
Il giovane stupirà chi non ha mai creduto il Lui.
Il giovane lascerà tutti a bocca aperta.
Il giovane creerà una nuova dimensione.
 
Stefano Filippozzi
Laureato in Sociologia ed Impiegato di Reception all’Università di Trento