Luci e ombre dell’era dei videogiochi – Di Nadia Clementi
Ne ha parlato con Roberto Keller, esperto di informazione videoludica su Youtube
Oggi la società impone ai genitori dei ritmi frenetici mirati in primis al sostenimento economico della famiglia, e i figli si adattano, ecco perché passare lunghe ore in camera propria davanti a un monitor sembra ormai diventato uno stile di vita. Viviamo nell’era in cui l’informatica e la tecnologia sono parte integrante della vita quotidiana, una volta i ragazzi giocavano assieme nei cortili, a casa con i giochi da tavolo e i genitori erano più presenti, mentre oggi vuoi per gli impegni di lavoro, vuoi perché «lo fanno tutti» - si lasciano i bambini a vegetare per ore di fronte alle console rendendole in qualche modo anti-sociali. Sono anni, ormai, che si discute sui danni che potrebbero causare gli effetti da dipendenza dell’uso improprio dei video anche di cellulari, ipad, console, playstation, gameboy, computer, soprattutto sui più piccoli.
Gli studi sulle conseguenze sono ancora pochi, con risultati contraddittori e nessuna conclusione definitiva, non sono ancora certi sui danni a lungo termine.
In altre parole, non si sa ancora con sicurezza cosa succederà da grandi ai bambini videogiocatori. Gran parte delle affermazioni sulla presunta pericolosità dei videogiochi sono opinioni autorevoli, ma basate su osservazioni empiriche.
Raramente sono suffragate da prove convincenti. Hanno più il valore di ipotesi da dimostrare che non quello di fatti accertati. Relativamente all’utilizzo dei videogiochi da parte dei bambini ci sono delle posizioni contraddittorie: c’è chi sostiene a pieno l’utilizzo di questi strumenti, ovviamente nei limiti, e chi invece si oppone tassativamente al loro impiego.
Nello specifico, i sostenitori dei videogiochi pongono l’accento sulle possibilità di sviluppo delle capacità percettive e senso-motorie: i videogiochi faciliterebbero l’approccio alla cultura e al pensiero tecnologico e stimolerebbero i processi mentali (memoria, capacità di pensiero induttivo…), la capacità di calcolo e di formulazione di strategie vincenti, la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, la coordinazione oculo-motoria.
E, se da un lato, i giochi elettronici aumentano la velocità dei loro riflessi è altrettanto vero che la maggior parte dei bambini viene negativamente influenzata dalle vicende proposte, non sempre «pacifiste». Essi finiscono così, col vivere in un mondo irreale, nel quale i messaggi violenti sono la norma, dove i più forti vincono sempre, e senza troppa fatica, e il mancato rispetto delle regole corrisponde alla normalità.
Inoltre le ore passate davanti al televisore o al monitor di un videogioco possono contribuire alla formazione di problemi fisici alla schiena e alle scapole (irrigidimenti e dislocazioni) provocati dalla postura scorretta.
Possono manifestarsi occhiaie, disturbi del sonno, stati di irrequietezza e irritabilità, problemi di concentrazione, e tendenza al sovrappeso per mancanza di attività fisica. Qualora fosse effettivamente riscontrata una correlazione statistica tra esposizione massiccia al videogioco e comportamenti problematici nei bambini, resterebbe da individuare il rapporto tra causa ed effetto.
È il videogioco che crea bambini problematici, o sono i bambini con delle difficoltà di crescita che sono più soggetti a lasciarsi attrarre dai videogiochi? O entrambe le caratteristiche sono determinate da qualche altra variabile a monte?
La diffusa tendenza a non differenziare i videogiochi, lascia inoltre un dubbio. Sono dannosi tutti i videogiochi o soltanto alcuni? Un ragazzo che gioca alla comunità di The Sims, o a pilotare un aereo (magari anche non militare) o a costruire città con il computer, corre proprio gli stessi rischi di chi gioca a fare a pezzi zombie e mostri? I dubbi dividono i sostenitori di ciascuna delle due fazioni favorevole e contraria ai videogiochi. Noi per saperne di più abbiamo consultato un esperto Roberto Keller che a tal proposito lascia di seguito un suo parere.
Chi è Roberto Keller? Roberto Keller educatore professionista presso centri per bambini e adulti in difficoltà, da sempre appassionato di videogiochi, gestisce da sei anni un canale Youtube dedicato all'intrattenimento e all'informazione videoludica con lo pseudonimo di Grandemur (Vedi). |
Roberto Keller, ci spiega quali sono i videogiochi più usati dai ragazzi oggi?
«I videogiochi sono forme di intrattenimento elettronico che consentono di giocare e di farci coinvolgere da quello che vediamo sullo schermo. «I primi videogiochi erano molto semplici ed emulavano sport o giochi già esistenti, con gli anni l’industria che sta dietro consolle e videogiochi si è espansa fino ad occupare più del 70% dell’intero settore dell’intrattenimento.
«Di conseguenza i giochi sono diventati sempre più complessi, le trame sofisticate e i personaggi scritturati come se fossero i protagonisti di un film o di un romanzo. Oggi il pubblico videogiocatore può usufruire della nuova generazione di giochi: prodotti e tecnologie avanzate che ci permettono di svagarci e di divertirci come e dove desideriamo soprattutto attraverso dispositivi mobile come i cellulari e tablet.»
Quali tipi di gioco sono in commercio? Quali i più attuali?
«Le tipologie di gioco che popolano il mercato sono tante ed in continuo aggiornamento: dai giochi per famiglie a quelli fatti in solitudine, dai giochi sportivi per dimagrire ai giochi che ci fanno vivere realtà virtuali.
«L'offerta videoludica è praticamente infinita. Attualmente i titoli più attuali sono i giochi di guerra, come Call of Duty ambientato in conflitti reali o Bioshock e Mass Effect le cui vicende si svolgono nel futuro.
«Uno dei titoli più venduti dell’ultimo anno è stato Grand Theft Auto 5, un gioco nato come simulatore di furti d’auto e diventato con il tempo un vero e proprio cult per i giocatori di tutto il mondo.
«In Italia quelli di sport vanno per la maggiore, in particolare il calcio con Pro Evolution Soccer e Fifa. Sono molto popolari sono i giochi scaricabili da cellulare le cosiddette App, un nome tra tutti Angry Birds, così come quelli giocabili da social network.» Sono sempre rispettate le norme di sicurezza imposte ai rivenditori ? «Non credo che le norme di sicurezza vengano rispettate alla lettera: i videogiochi vengono venduti anche online dove è molto più difficile esercitare questo tipo di controllo.
«Esiste però una tentativo tramite l'ente chiamato PEGI (Pan European Game Information ), che classifica i contenuti di quasi tutti i videogiochi in base all'età e fornisce indicazioni a genitori e consumatori, aiutando a decidere se acquistare o meno il prodotto.»
Cosa pensa dei giochi le cui immagini e tematiche sono soprattutto di violenza?
«La violenza è necessaria solo se il videogioco la richiede per l' immedesimazione, per l'atmosfera, per il divertimento in generale. Quando ad esempio leggiamo un libro di genere horror, ci piace provare forti emozioni: lo stesso dicasi per il videogioco.
«Essendo quest'ultimo spesso un'ombra platonica di quello che è la nostra realtà si limita ad assomigliarle, ma non per questo va confusa con qualcosa di reale o pericoloso avendo noi la capacità di distinguere facilmente tra ciò che è vero da ciò che non lo è.
«Dobbiamo essere noi a scegliere se comprare o meno questo tipo di prodotti o se preferire generi più adatti ai nostri gusti o per i nostri figli.»
Quali invece si possono definire istruttivi?
«Tutti i videogiochi sono istruttivi: secondo uno studio eseguito dalla Duke School of Medicine in Nord Carolina (HYPERLINK ), gli studenti abituati ad utilizzare videogiochi mostrerebbero una maggiore capacità di memoria visiva e di risoluzione dei problemi oltre ad un rinviorimento delle attività cognitive rispetto a quelle persone non abituate a giocare regolarmente con i videogiochi. «Questo sarebbe dovuto alla maggiore concentrazione e al maggior utilizzo di riflessi visivi ed intuitivi maturati grazie agli ambienti virtuali creati dagli scenari di gioco. Inoltre sono presenti vere e proprie tipologie di videogiochi istruttivi, che insegnano a suonare uno strumento musicale, altri con riferimenti e nozioni di storia, geografia, matematica; giochi che ci impegnano in attività fisiche e motorie, giochi sociali e quelli che semplicemente stimolano la nostra fantasia con trame degne del miglior best seller in libreria.
Quali sono le novità più attese dal popolo dei videogiochi?
«Sicuramente Oculus Rift. Tra meno di un anno ci permetterà di indossare un visore di realtà virtuale aumentata sulle nostre teste, per sentirci a tutti gli effetti dentro il videogioco tramite due schermi interni che proietteranno le immagini su entrambi i nostri occhi, i quali automaticamente le uniranno in un unica grande visualizzazione. «Inoltre sia Microsoft che Sony hanno lanciato da poco le loro potenti nuove piattaforme da gioco piene di innovazioni, che eseguiranno tutti i prossimi videogiochi di ultima generazione in formato blu-ray e in alta definizione.» In definitiva quel è la sua posizione riguardo a questo passatempo? «Se utilizzato saggiamente il videogioco è un ottimo intrattenimento, un evasione dai problemi di tutti i giorni, ma spesso viene sottovalutato e chi gioca ai videogame anche in età adulta è considerato un eterno ragazzino.
«In realtà, come già detto, esistono videogiochi di complessità e impegno molto differenti tra loro senza contare che, in alcuni casi, si tratta di un vero e proprio prodotto artistico proprio come un film per cui sono stati investiti milioni di dollari e a cui hanno lavorato i migliori professionisti.
«Non trasformare il videogioco in una dipendenza o una forma di isolamento dipende poi dal buon senso del giocatore e dalla sua educazione, come per tutte le altre cose che ci divertono durante la nostra vita.
«Un discorso diverso va fatto per i minori che dovrebbero essere tutelati da immagini e temi non adatti alla loro età sia attraverso le regolamentazioni internazionali, come il Pegi di cui si parlava, ma soprattutto grazie alla mediazione dei genitori il cui compito è quello di informarsi adeguatamente a riguardo superando quella barriera che a volte esiste tra gli adulti e i videogiochi.»
Nadia Clementi – [email protected]
Roberto keller – [email protected]