Vertice antiterrorismo a Parigi: si condividono le informazioni
Il Ministro Alfano: «Schengen è una grande conquista di libertà, non si può regalare ai terroristi il successo di tornare indietro»
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Il ministro Alfano ha presenziato al summit dei ministri dell’Interno dei Paesi europei convocato dopo l’attentato contro il Charlie Hebdo.
Pare impossibile, ma è stato necessario un attentato così cruento per giungere alla convinzione che sia necessario condividere le informazioni dei servizi di sicurezza.
Qualcuno ha anche pensato a mettere mano al Trattato di Schengen, che è stato il più grande passo mai compiuto dall’Europa. Per fortuna Alfano è contrario.
«Schengen è una grande conquista di libertà, – ha detto ieri al summit. – Non si può regalare ai terroristi il successo di tornare indietro.»
Quello che manca è una forza di sicurezza europea autorizzata a lavorare in tutto il territorio della UE senza dover chiedere autorizzazioni o informare le sovranità nazionali della propria attività. Insomma, un ufficio federale.
Un primo punto individuato dai partecipanti per far fronte alle minacce terroristiche è la condivisione delle informazioni.
«Occorre condividere le informazioni prima degli eventi – ha precisato il titolare del Viminale, – attraverso un gruppo, un comitato che si riunisca stabilendo insieme la periodicità per scambiarsi opinioni e informazioni e per rappresentarsi il rischio reale che ognuno avverte nel proprio Paese.»
Sarebbe già un passo avanti, anche se francamente pensavamo che questo livello di collaborazione fosse operativo da tempo.
«Bisogna poi trovare una soluzione urgente con il Parlamento europeo per il Passenger name record (Pnr), – ha concluso Alfano. – È importante che sia considerata una priorità, e il punto di equilibrio tra privacy e sicurezza deve variare a seconda dei momenti storici che si attraversano.
«In questo momento occorre un nuovo punto di equilibrio e si potrebbe trattare, per esempio, sul numero di anni per la conservazione dei dati.»
Se i dati raccolti rimangono negli alvei degli Stati di Diritto, possono restare sempre a disposizione.
Sono passati i primi anni del dopoguerra, dove i colpi di stato erano paventati un anno sì e uno no, e dove i dati (venivano chiamati dossier) erano utili per gestire meglio il sottopotere.
Oggi i tempi sono cambiati. I paesi principali della vecchia Europa sono democrazie consolidate e l’unica cosa che si può temere è appunto il tentativo di quattro cialtroni esaltati che si sentono potenti per aver costruito dio a propria immagine e somiglianza.
Comunque sia, non è riducendo la libertà dei pacifici cittadini che si deve trovare la sicurezza in Europa, ma solo cercando di affinare le leggi, le armi, le conoscenze tecniche, il recupero delle informazioni.
Se si pensa che il sistema marcio dei fondamentalisti islamici è riuscito insidiare i più evoluti sistemi di internet, possiamo dire che la strada da fare è molta.
Allora non dobbiamo perdere neanche un minuto.
GdM