Come previsto, la FIAT procederà agli investimenti a fine crisi
È quanto è emerso nell’incontro di 5 ore dei vertici della FIAT con quelli del Governo
Il giorno più lungo della FIAT si è svolto oggi a Palazzo Chigi ed è durato qualcosa come cinque ore.
Erano presenti per la Fiat l'amministratore delegato della Sergio Marchionne e il presidente John Elkann, mentre per il Governo c’erano il Presidente Mario Monti, i ministri Fornero, Passera e Barca (Ministro per la coesione territoriale), nonché il sottosegretario alla Presidenza Catricalà.
Alla fine dell’incontro è stato emesso un comunicato nel quale si possono delineare i punti principali.
Anzitutto la FIAT resterà in Italia, anche se la presenza è costosa per via della crisi. Le perdite generate nel nostro Paese verranno pareggiate dagli utili ottenuti in quelli dove il mercato regge di più.
Tuttavia non investirà per l’immediato i dieci miliardi che si era riproposta di fare, in quando la situazione è tale da non garantire l'abbattimento degli ammortamenti e il rientro delle provviste finanziarie. In proposito, peraltro, la FIAT ha fatto presente che negli ultimi tre anni ha investito in Italia 5 miliardi.
In questo periodo, che ovviamente si spera breve non solo per la vertenza della FIAT, la multinazionale di Torino affinerà i progetti per migliorare l’export, anche in funzione del sempre maggior consolidamento del mercato americano, dove il matrimonio con la Chrysler continua a gonfie vele.
Da notare che la FIAT non ha chiesto aiuti al Governo, anche perché difficilmente li avrebbe ottenuti. Però ha sollecitato le riforme che da tempo sono sul tavolo senza decollare.
Interessante il fatto che per Marchionne ed Elkann la presenza di Monti alla guida dell’Esecutivo abbia dato maggiore credibilità all'estero non solo al Paese ma anche al Sistema Italia.
Cauti i sindacati nei commenti, che per i dirigenti delle forze sindacali si tratta ancora una volta di «buone intenzioni». È stato però preso atto con soddisfazione che tra queste «intenzioni» ci sia anche la centralità dell’Italia nel futuro della FIAT.