Storie di donne, letteratura di genere/ 73 – Di Luciana Grillo
Brunamaria Dal Lago Veneri, Donne e fiori nelle leggende – Il legame delle donne con i fiori è forte e antico, si colora di fecondità
Titolo: Donne e fiori nelle leggende
Autrice: Brunamaria Dal Lago Veneri
Editore: Reverdito Edizioni 2014
Pagine: 192, rilegato
Note: Illustrato da Grandville
Prezzo: € 12,50
Il mese di agosto è tradizionalmente dedicato alle vacanze, alle passeggiate, ad un contatto sereno con la natura e con il paesaggio.
Il testo di Brunamaria Dal Lago Veneri è sicuramente indicato per questo periodo, è rivolto agli adulti, ma può essere letto e spiegato ai più giovani, sia perché le storie nascono dalla mitologia o da una rilettura di Andersen, o dalle fiabe della tradizione italiana, o dall’ascolto diretto: molte infatti sono riportate da trasmissione orale delle Alpi Orientali.
Il concetto che è alla base di questa pubblicazione affascinante è il binomio donna-fiore.
Si intende che la fanciulla, come un fiore, sboccia grazie all’amore e diventa donna.
E donna è la terra, la Madre Terra che a tutte le fanciulle e a tutti i fiori dona la vita.
Le donne di Brunamaria sono in gran parte quelle già note del mito, quelle che vengono rapite mentre colgono i fiori o quelle che sono sacrificate e perdute quando il padre della Bella coglie una rosa nel giardino della Bestia.
Il legame delle donne con i fiori è forte e antico, si colora di fecondità, ad esempio, nel caso di Theodora che concepisce un figlio dopo aver stretto a sé un fascio di giacinti o seguendo le indicazioni di Giovan Battista Basile nel suo straordinario (e particolarmente attuale oggi, dopo il film di Garrone) «Lu cuntu de li cunti».
Nell’arco alpino dai fiori con poteri magici nascono le fiabe: i fiori svelano tesori o provocano la guarigione degli ammalati.
Le leggende che ci propone Brunamaria Dal Lago Veneri sono inoltre rese preziose da un ricco e delicato apparato iconografico: i fiori si adattano in corpi di fanciulle; questi corpi si animano, si avvicinano, si allontanano, si piegano, in una visione onirica che dalla prima metà del 1.800 non ci ha ancora stancato, né lasciato.
Queste deliziose illustrazioni sono creazioni di Jean Ignace Isidore Gérard, detto Grandville, vissuto tra il 1803 e il 1847 e considerato uno dei più abili illustratori dell’epoca in Francia.
Nonostante sia passato più di un secolo dalla nascita di questi fiori-fanciulle, nonostante noi siamo oggi ben saldi nel terzo millennio, le margherite, le dalie, le violette, le rose ci affascinano, così come i fiori del the, del caffè, del tabacco con volti di fanciulle… e così via.
Sfogliare questo libro è una sorta di immersione in un giardino incantato: le leggende e le illustrazioni ci fanno in certo qual modo ritornare bambini, ci aiutano a confrontarci con i giovanissimi, ci insegnano come rispettare la natura, ci permettono di creare con i piccoli un rapporto costruttivo, fatto di sogno e realtà.
L’abilità dell’autrice va sottolineata soprattutto facendo riferimento al quadro di insieme che ci offre, un quadro in cui uomini, animali e fiori sono inseriti armoniosamente e il rispetto dell’uno aiuta la vita dell’altro.
“«Strappa quel fiore» – disse uno dei ragazzi, e la margheritina cominciò a tremare di paura, perché essere strappata significava perdere la vita, e lei ora desiderava vivere ed entrare nella gabbia dell’allodola con la zolla di erba.
«No, lasciala – rispose l’altro ragazzo – ci sta così bene!»
“E così il fiore restò e giunse nella gabbia dell’allodola. Ma il povero uccello si lamentava a voce alta della libertà perduta e batteva le ali contro le sbarre della gabbia; la margheritina non poteva parlare, non poteva dirgli una sola parola di conforto, come pure desiderava tanto.”
Dunque, il desiderio della margherita ostacola la libertà dell’allodola e la rinunzia del ragazzo consente alla margherita di realizzare il suo desiderio… e l’allodola? Chi leggerà la leggenda, saprà come va a finire…
Luciana Grillo
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