«Premio Zanlucchi-Fondazione Cassa Rurale di Trento»

Un episodio raccontato dal nostro stimato lettore Giorgio Pisetta

Ho letto con grande piacere della istituzione del premio Zanlucchi, voluto dalla famiglia e gestito dalla Fondazione CRTN, e non ho potuto evitare di andare con la mente ad alcuni episodi legati al «comandante Zanlucchi», coetaneo di mio padre e come lui appassionato di aeronautica.
Mio padre lo conosceva bene, probabilmente li univa una passione giovanile per il volo a vela, molto in voga tra i giovani del 1914/17 negli anni ’30.
 
Quando, intorno ai 10/12 anni, con mio fratello maggiore, si andava al lago (al lido di S.Cristoforo dal signor Sontacchi), si raggiungeva a piedi la stazione di Povo.
Il treno ci portava poi sbuffando fino alla stazioncina di S.Cristoforo.
Partivamo da Povo per economizzare sul biglietto (da Trento 80 Lire, da Povo 40 Lire) che però papà ci finanziava per intero, facendoci guadagnare un gelato supplementare.
Da via Grazioli, dopo aver percorso la Salita Filippo Manci, passavamo in vicinanza di casa Zanlucchi, sulla salita che da Mesiano porta a Povo.
Ci ricordavamo di esserci stati con papà a trovare il suo coetaneo aviatore e lo vedevamo come un eroe per averlo visto, da bambini, sfrecciare spesso in cielo con il suo aereo MOMO-I, un Piper di color bianco crema-rosso ad ala alta.
Vedevamo l’aereo e attribuivamo in ogni caso il comando a Zanlucchi; anche se a bordo vi fosse stato qualcun altro: per noi era il Comandante Zanlucchi che di tanto in tanto ci sembrò volesse salutarci con uno sbattimento ali: sicuramente la nostra fantasia prevaleva sulla realtà.
 
Qualche anno dopo intorno ai vent’anni mi trovai all’aeroporto di Gardolo alla Festa Azzurra, mi pare fosse maggio, e dopo aver compilato un piccolo questionario venni invitato dal Comandante a  fare un giretto sopra Trento (proprio con il MOMO-I!!) come battesimo dell’aria in occasione della festa.
A quel tempo guidavo la vecchia moto DKV 175 di mio padre, che l’aveva lasciata per una più comoda VW, e proprio la similitudine dell’emozione mi torna in mente: volare con il MOMO-I era molto simile a scorrazzare con la moto!
Il decollo fu molto dolce, appena lasciata la rudezza dell’erba della pista di Gardolo.
In volo ci si librava in un silenzio appena rotto dallo scoppiettio del motore (quello di un motore non è rumore… è un canto…) poco più forte di quello prodotto dalla mia moto.
La velocità di decollo, diceva il Comandante, è di circa 90 Km/ora, una velocità che in moto si raggiungeva sulla retta di Vigolo Vattaro o al Ciré, niente di proibitivo!
 
Ma il bello, che ricordo con immutata commozione, fu quando il Comandante, mentre stavamo volteggiando sopra piazza del Duomo, mi chiese se avessi voluto provare a fare l’atterraggio!
Chiesi conferma di aver capito bene e lui annuì sorridendo.
Mi spiegò che lui avrebbe conservato i comandi dei timoni direzionali della pedaliera che funzionava sì a doppio, ma non l’avrei dovuta toccare.
Mi lasciò la cloche spiegando che tirandola sarei salito e spingendola sarei andato verso il basso (cabra e picchia, detto in gergo).
Mi sembrò semplice e cominciai a manovrare per l’avvicinamento al manto erboso di Gardolo.
Vedevo l’inizio del prato d’atterraggio dritto davanti a me, ma ancora a far da barriera, si stagliava un filare di pioppi che contornavano a Sud l’aeroporto.
 
Il Comandante mi fece correggere l’abbassamento di quota bonariamente considerando che, se continuavo così, avrebbe dovuto chiamare i pompieri per toglierci dalle cime dei pioppi.
Tiro la cloche, mi alzo, supero l’ostacolo e torno ad abbassarmi per trovare la pista.
A quel punto il Comandante riprende la cloche e con un a carezza appena percettibile delle ruote affronta il manto erboso in un atterraggio perfetto.
La corsa sull’erba mi risvegliò dalla dolce e fluttuante impressione del volo e mi ritrovai a più mio agio in una sensazione motociclistica.
Questo mio piccolo ricordo lo dedico volentieri alla memoria del Comandante Zanlucchi, innamorato del volo e grande professionista pioniere del soccorso elicotteristico regionale.
 
Giorgio Pisetta