«I tre porcellini», domenica 10 gennaio, al Teatro Sartori di Ala

E si ricorda che venerdì 8 gennaio va in scena «Maxim», coprodotto da Silvia Bertoncelli di Naturalis Labor e Oriente Occidente

Ricordando che venerdì 8 gennaio al Teatro Sartori di Ala va in scena «Maxim», coprodotto da Silvia Bertoncelli di Naturalis Labor e Oriente Occidente, informiamo che domenica 10 gennaio alle 17 andrà in scena «I Tre Porcellini. Rosa Rosetta e Rosmarino», di Ketti Grunchi.
Un’originale rilettura di una delle più celebri fiabe della tradizione che ripercorre con poesia e delicatezza la conosciuta vicenda dei tre fratelli che devono lasciare la casa d’origine e avventurarsi nel bosco, affrontando un sentiero pieno di incognite, in una foresta popolata di esseri fantastici e di strane creature.
Per bambini dai 3 ai 7 anni e famiglie.
 
 Sinossi 
Rosa, Rosetta e Rosmarino sono i protagonisti di questa storia. Pur essendo I Tre Porcellini non hanno codine arrotolate o musetti rosa schiacciati e abitano, soli, in una grande casa nel bosco.
Restati senza cibo e sempre affamati, i tre ragazzi decidono di separarsi per andare a cercare qualcosa da mangiare ma il sopraggiungere di una pioggia torrenziale li costringe a costruire tre piccole case sotto cui ripararsi.
Solo quando la pioggia smetterà potranno rimettersi in cammino per trovare quello che stanno cercando…
Ecco però un vento tempestoso fa volar via le casette…che paura! Presto presto meglio ritornare tutti nella grande casa! …Ma chi sarà stato a soffiare così forte? Forse il famelico lupo? E di lui, infine, che ne sarà?
Attraverso le vicende dei tre protagonisti la presente messa in scena intende mettere in risalto i temi legati alla crescita, all’autonomia e alla formazione della personalità unitamente al concetto di pericolo e di diverso da me che la fiaba tradizionale suggerisce.
 
 I linguaggi 
L’allestimento privilegia il linguaggio narrativo del corpo e della gestualità, diventando anche racconto sonoro con musiche, canzoni e rumori: suggestioni emozionali attraverso cui esplorare il concetto di pericolo e, di contro, quello di casa come luogo sicuro, protettivo e resistente alle avversità.
E le parole? «Solo quelle che servono – spiega l’autrice Ketti Grunchi – come nella ricetta di un delizioso pane speziato.»
 
 Note di regia 
«Amo la fiaba perché genere primordiale – scrive il regista Grunchi, – luogo di metamorfosi e trasformazione. Perché riconducibile a generi antichissimi: il mito, la saga, la leggenda. Correndo di bocca in bocca tra i contadini seduti attorno al fuoco, il racconto si trasforma in scrittura attraversando la storia dell’umanità.
«La fiaba I tre porcellini nasce proprio così, dalla tradizione orale, per diventare poi pagina scritta. E proprio questa tradizione affabulatoria mi piace recuperare e rinnovare, nel raccontare la storia di tre giovani fratelli che, come in altre fiabe molto note, devono lasciare la loro grande casa di origine per avventurarsi nel bosco in cerca di un tetto, di un fuoco e di un pezzo di pane.
«Ma nel corso dei secoli, come si saranno trasformati i giochi nel cortile, le conte e le filastrocche in cerchio? E cosa ne sarà di quel lupo cattivo che soffia a pieni polmoni per far volare le case e mangiarsi i porcellini?
«Forse sarà solo un essere stanco e vecchio, goloso di mele, pane... e miele!»