Mentre ogni giorno le cronache
riportano i resoconti della vendemmia e della chiusura dei bilanci
delle varie società vitivinicole trentine (e altri celebrano i
fasti dello spumante quasi ad esorcizzare la crisi che grava sul
settore), i tecnici che si riconoscono nell'Unione Diplomati di San
Michele - la fucina dalla quale sono usciti i quadri e i dirigenti
delle aziende interessate - hanno completato il monitoraggio del
settore evidenziandone le criticità e proponendo soluzioni concrete
per rilanciarne le sorti.
L'ultimo incontro si è tenuto presso la Cantina d'Isera il 27
novembre scorso, nella convinzione che proprio dalla Vallagarina
potessero nascere riflessioni e partire proposte di recupero per il
settore, sul quale gravano nubi che sono andate addensandosi anche
dopo la Tavola rotonda che si tenne il 12 giugno scorso
all'Istituto di San Michele.
Il tema d'inizio estate mutuava un titolo dall'ultimo Festival
dell'Economia di Trento: «Vino Trentino, Identità e Crisi Globale»
che sarebbe stato d'attualità anche per novembre perché la mancanza
di una precisa «identità» rimane il vero nodo da affrontare, ma si
è pensato di elevare il discorso alla «suggestione» che vino e
territorio in Trentino devono provocare, alla luce di quanto sta
succedendo.
L'Unione dei Diplomati di San Michele, operante come cinghia di
trasmissione tra formazione scolastica ed esperienza professionale
fin dall'immediato dopoguerra, nasce di fatto con il suo primo
mitico direttore, il prof. Edmund Mach che fin dalla fondazione nel
1874 ebbe a indicarne la mission a docenti e studenti: «Fare degli
specialisti, Uomini probi da poter rispondere anche davanti al
tribunale della propria coscienza.»
È seguendo questo dettato che Udias ha, nel tempo, sistematicamente
monitorato i vari comparti dell'agricoltura locale, solitamente
chiamando gli ex allievi affermatisi nei rispettivi ambiti
professionali ad analizzare le situazioni e a definire obiettivi e
strategie possibili per l'ulteriore sviluppo.
Non è un caso, quindi, che la massima parte delle scelte vincenti
per il Trentino siano nate da intuizioni dei tecnici durante e dopo
i numerosi viaggi di studio fatti per anni in tutti i
Continenti.
Il ventaglio varietale viticolo e l'organizzazione a tutela delle
denominazioni d'origine, gli uvaggi bordolesi e la spumantistica
sono fra gli esempi più eclatanti. Per contro, le Istituzioni non
sono sempre state altrettanto pronte a recepire questi input,
lasciando nei cassetti fior di relazioni che, a rileggerle oggi,
strappano dalla bocca quell' «eppur l'avevamo detto!».
Certo, i tempi sono cambiati. Raggiunto un benessere che nel mondo
del vino ha pochi eguali a livello anche internazionale, ci si
trova oggi a dover affrontare una situazione nuova, critica, alla
quale ci presentiamo impreparati.
Verrebbe da dire che i campanelli d'allarme sono stati coperti dal
dolce suono dell'orchestra che, come sul Titanic, ha impedito agli
ufficiali di scorgere l'iceberg fatale. Per fortuna la nostra nave
non è ancora affondata, ma occorre riparare subito le falle che la
crisi ha evidenziato in tutta la sua drammaticità.
E non ci riferiamo tanto alla riduzione media di un terzo delle
liquidazioni delle uve, fatto questo che potrebbe essere
contingente, quanto a scelte di medio-lungo periodo che potrebbero
sovvertire i valori fondanti di un sistema che, per quanto efficace
ed efficiente, non deve spostare la centralità della persona e i
suoi valori tradizionali.
Concludendo, si è giunti alla seguente
Mozione che nei suoi «considerando» d'uso
tocca fatti salienti che sono stati approfonditi, auspici e
proposte concrete come, chi avrà l'amabilità di leggere, potrà
constatare.
Angelo Rossi
MOZIONE
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PREAMBOLO
Il «comune sentire» di una popolazione come quella trentina,
storicamente basato su «un armonico insieme di diversità» quale è
sempre stato - pur nelle contraddizioni che ciclicamente hanno
caratterizzato il nostro sviluppo - non può e non deve disconoscere
le radici profonde che hanno contraddistinto anche la bi-millenaria
vicenda dell'uomo vitivinicolo locale che nel tempo ha plasmato in
modo indelebile il nostro territorio, facendo della coltura della
vite e del vino, cultura a tutto tondo.
La ricerca o la riconferma di una «identità» che a tratti pare
smarrita, e non solo per gli aspetti legati al mondo vitivinicolo,
appare in tutta evidenza un imperativo categorico da perseguire con
umiltà di approccio analitico per un approdo progettuale rinnovato
con definizione di obiettivi condivisi ed azioni coerenti.
La nostra storia, il nostro territorio, la trentinità, anche del
vino, sono gli emblemi che debbono caratterizzare lo sviluppo
futuro. Non senza un pizzico d'orgoglio.
Di qui la necessità di riflettere su quale senso debba avere
l'elaborazione di un progetto articolato e credibile che partendo
da nuove motivazioni di fondo, sappia costituire un'ipotesi
realistica per il piccolo territorio vitivinicolo trentino.
Con una nuova e forte impostazione culturale ed ideale si potrà
costruire così un progetto con programmi articolati in grado di
portare a quella «identità trentina» cui non deve essere estraneo
un costruttivo confronto anche con l'esperienza maturata nel vicino
Alto Adige.
Le risorse morali di quella crescita vanno valutate con attenzione,
riconosciute nel loro valore, mutuate - adattandole alla nostra
realtà - e confermate nell'esercizio quotidiano delle imprese non
meno che del singolo operatore.
La specificità della nostra autonomia potrà assicurare la ricerca
del necessario equilibrio fra forze, obiettivamente dispari,
chiamate a realizzare quell'armonico sviluppo che è alla base della
vita democratica e civile di questa terra.
Terra che ha nella vocazione vitivinicola uno dei suoi elementi
caratterizzanti, basata sullo straordinario patrimonio umano,
culturale ed economico accumulato da più di un secolo di storia
della cooperazione trentina.
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Tanto premesso,
i produttori vitivinicoli trentini ed i tecnici diplomati
dall'Istituto Agrario di San Michele, incontratisi presso la
Cantina d'Isera il 27 novembre 2009 per dibattere del presente e
del futuro del settore, a conclusione dell'incontro su «Vino
Trentino, suggestioni territoriali»
considerano
che la gravità della crisi globale si assomma nel settore
vitivinicolo trentino ad un disagio sempre più evidente per il
rischio di progressivo scostamento da fondamentali valori etici e
morali
considerano
che le caratteristiche ambientali, pedo-climatiche e varietali
della viticoltura trentina e dei vini prodotti rappresentano un
patrimonio storico di generazioni di viticoltori e della
collettività tutta, un patrimonio da difendere, migliorare e
valorizzare
considerano
positivamente le performance delle grandi aziende cooperative e di
capitale oggi chiamate a consolidare una redditività possibile,
evidenziando l'apporto positivo anche delle più piccole aziende dei
vignaioli e delle medie realtà come le cantine di 1° grado
considerano
le opportunità offerte dall'OCM vino che consentono di discriminare
positivamente fra vini di qualità "a marchio" per il mercato
globale e vini di Qualità che hanno nel territorio d'origine e
nelle varietà un plus spendibile e vincente
auspicano
che si crei subito un tavolo di concertazione interprofessionale
rispettoso degli apporti culturali di tutte le forze che
interagiscono nella filiera vitivinicola per porsi in modo
condiviso e sinergico con le filiere degli altri prodotti agricoli
e del turismo trentino
propongono
di ridare centralità sia all'Assessorato provinciale
all'agricoltura perché elabori linee d'indirizzo moderne cui
uniformare tutti gli interventi finanziari e le conseguenti azioni
di tutela e di valorizzazione della produzione, sia all'Istituto di
San Michele affinché continui a riservare il suo potenziale di
formazione e ricerca, ma anche divulgazione al settore
dichiarano
la loro disponibilità a contribuire con il patrimonio di esperienza
accumulato in anni di attività professionale ad elaborare il tempi
brevi un «piano poliennale vitivinicolo» rispettoso delle esigenze
del mercato globale non meno delle esigenze dei mercati che
riconoscono al territorio ed alle diverse tipologie prodotte quella
dignità, anche economica, che la storia ha loro assegnato e reso
possibile.
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