Monti ci ripensa e decide di pagare parte di debiti alle aziende
Dei 70 miliardi che lo Stato deve agli italiani, ne metterà in campo a breve tra 20 e i 30
I nostri lettori ricorderanno un articolo che abbiamo pubblicato il 6 maggio scorso, intitolato «Monti e il dispotismo antidemocratico del "prendere o lasciare"» (vedi).
In esso spiegavamo per quale motivo il presidente del Consiglio era uscito con una dichiarazione che poteva suonare irriverente nei confronti dei cittadini e degli imprenditori italiani.
«È da irresponsabili predicare il pareggio per compensazione del dare e avere tra aziende e Stato.»
In effetti, tale dichiarazione resta comunque irriverente perché mette lo Stato e i cittadini su due piani diversi, ma l’importante dell’articolo era spiegare cosa voleva dire. E voleva dire, lo ricordiamo, che i soldi che lo Stato deve ai cittadini e segnatamente alle imprese vengono contabilmente attribuiti all’esercizio successivo, in modo che non caschino sul bilancio in corso.
Da questa situazione emergeva soprattutto un altro aspetto, che il bilancio dello Stato è messo molto peggio di quello che ci veniva spiegato.
Sì, perché se la situazione economica ha imposto una manovra fiscale mastodontica per salvare il Paese, in realtà andavano aggiunti anche i debiti dello Stato, rinviati all’esercizio successivo.
Avevamo finito l’articolo dicendo che ci sarebbe piaciuto conoscere l’entità di questo debito, precisando ironicamente che non sapevamo sa sarebbe stato più angosciante conoscere o non conoscere l’ammontare.
Pochi giorni dopo è scoppiato nel Paese il dibattito sul tema e così siamo arrivati sapere la verità.
Lo Stato deve alle aziende italiane la considerevole somma di 70 miliardi di euro.
Pari allo stesso ammontare della manovra varata lo scorso anno. Una follia.
Il dibattito tuttavia ha portato il governo a più miti consigli, inducendolo a trovare una formula che dimostrasse un’inversione di tendenza.
E così è stato. Non sappiamo dove abbia attinto le coperture finanziarie, ma Monti ha messo sul banco una cifra oscillante tra i 20 e i 30 miliardi di euro per l’immediato.
In questa cifra sono inseriti perlopiù i pareggi a compensazione del dare e avere tra stato e aziende, il che può significare anche una presa d’atto pragmatica: se le aziende non fossero in grado pagare, tanto vale far buon viso a cattiva sorte.
Non sfugge il fatto che la decisione di ridurre i tempi di pagamento nell’arco di un anno, comporta che tutte le commesse pubbliche avviate nel 2012 cascheranno automaticamente nel prossimo esercizio finanziario.
Questa operazione è a tutti gli effetti un primo passo verso il rilancio dell’economia del Governo Monti, anche se si tratta di un atto dovuto che nelle famiglie di buon senso non avrebbe neppure dovuto entrare in discussione.
Inoltre, è sempre Monti a parlare, non si vede la necessità di una ulteriore manovra per pareggiare i conti dello Stato.
C’è da esserne felici, anche se nessuno aveva mai posto sul tavolo questa eventualità.
Ora speriamo in due cose. La prima è che il piano segreto per parare il colpo di un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro non sia devastante come la manovra dell’ultimo anno.
La seconda è che vada in porto la trattativa tra lo stato Italiano e la Svizzera per tassare gli ingenti capitali italiani ivi depositati, che parrebbe possibile sottoporre alla cura del fisco del nostro Paese. In questo caso si parla di altri 40 miliardi di euro, che potrebbero rimettere lo Stato in corsa verso il rilancio dell'economia.
Guido de Mozzi
[email protected]