La Nato sfida Mosca e crea una forza di intervento a est
Nato ha approvato un piano di rafforzamento delle difese nell’Europa orientale a risposta dello sconfinamento russo in Ucraina
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La conferenza stampa del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, a conclusione del summit a Newport in Galles è arrivata poco dopo il cessate il fuoco annunciato dal governo ucraino e dai ribelli sostenitori di Mosca.
Rasmussen ha accolto favorevolmente la notizia, anche se persiste un senso di incertezza sul futuro del paese.
L’incontro, a cui hanno preso parte oltre sessanta leader e 4.000 delegati, ha stabilito la creazione di un esercito di alcune migliaia di unità pronto ad intervenire via aria, via terra e via mare in pochi giorni in ogni parte del mondo a sostegno di qualsiasi membro alleato sotto attacco.
Le zone calde della terra, ha detto il numero uno della Nato sono l’Ucraina, il Medio Oriente e la crescente turbolenza nei Paesi dell’Africa mediterranea ma la Nato è pronta ad intervenire anche in Iraq, previa richiesta di Bagdad, contro la minaccia terrorista posta dall’Is.
Sono 16 i punti stabiliti per affrontare le emergenze del momento tra cui il terrorismo cibernetico a cui sono esposte le intelligenze di tutto il mondo.
In un clima di generale instabilità Rasmussen ha aggiunto che l’Alleanza si impegna ad offrire addestramento delle forze armate ai Paesi che lo richiedano come ad esempio in Afghanistan.
Le porte della Nato sono aperte, ha concluso, e la candidatura di Georgia e del Montenegro sono al vaglio e già il prossimo anno potrebbero aggiungersi agli altri membri del gruppo.
Il che, francamente, non ci tranquillizza affatto.
Come ha detto Prodi oggi alla conferenza stampa che ha preceduto il conferimento del Premio Degasperi - Costruttori d'Europa, «non c'è alcun motivo per mettere le dita negli occhi alla Russia proponendo l'entrata nella NATO di paesi un tempo appartenenti al blocco sovietico».