SAN VIGILI
L'è san Vigili, ostrega! Vardé mo quanta zent
che ven zo da quei sgrèbeni, che se reversa a Trent;
vardè quanti casoti, che gh'è 'n piaza de Fera,
che Babilonia mazica, no ve par gnanca vera,
Giostre, organeti, zinzole, sarpenti 'ndromenzadi,
scimie, cavai, biserdole e pulesi maestradi.
«Avanti, favorischino, sta mal chi tardi ariva;
vedrano l'omo femina, che magna un'oca viva!!!
De dentro gh'è 'n decrepito lionfante, gh'è 'l leon,
e su la porta 'n porco che sona 'l tamburon.
Entorno done, omeni su driti come pali,
che arfia, che sbutona, che sghizza i pù bei cali;
passa la Banda zivica sonando 'l numer nove
e drio 'n'onda de popolo che suda e se comove.
Dopodisnar la tombola e po' la sera i foghi:
che razza de spetacol... che batiboi.. che zoghi!
Bombe, bengai, girandole, rachete che va 'n ziel
e 'nfin po' la gran machina la fa zigar: Che bel!!!
Sbara i mortai en ultima; la zent la se sparpaia
o 'n le osterie o a l'opera opura su la paia;
ma bate po' le dodese, l'è l'ora de le fade,
e no se vede n'anima passar per le contrade,
o apena qualche bargio, che 'l torna a Segonzan
co' le scarsele voide e cola tromba 'n man.
Carlo Nani
Da «Il Numero Unico di S. Vigilio»,
1902
Carlo Mattia Francesco Nani nacque a Trento, molto probabilmente in
casa Tomasoni sita nella via Oss Mazzurana, il 5 gennaio 1865 da
Vincenzo e Isabella Ongari. Con certezza, comunque, abitò in casa
Tomasoni, l'attuale stabile contrassegnato con i civici numeri
60-66, finché dimorò a Trento.
Rimase orfano di padre già a cinque anni.
Studiò al liceo ginnasio di Trento; frequentò per breve tempo
l'università di Innsbruck per poi passare a quella di Padova, dove
si laureò in legge.
Prestò servizio in qualità di impiegato presso le II.RR. Poste di
Trento, da dove venne ben presto licenziato sotto l'accusa di aver
intenzionalmente plagiato alcune note della Marcia reale Italiana,
trascritte in una sua composizione musicale.
Da Trento si trasferì allora a Trieste, da lui poi considerata sua
seconda patria, occupandosi presso le II.RR. Assicurazioni Generali
di Trieste, delle quali divenne in seguito Capo Reparto.
A Trieste il 9 settembre 1899 sposò Maria Camoretti, dalla quale
ebbe due figli: Laura, nata il 12 dicembre 1909, e Mario, nato il
18 ottobre 1910.
Scoppiata la prima guerra mondiale, venne chiamato alla ami
malgrado i suoi 50 anni e destinato a Radkersburg (15.5.1915).
Affetto da malattia inguaribile, fu quasi subito ricoverato
all'Ospedale di Graz per essere poi congedato nel settembre del
1915, e contemporaneamente condannato alla deportazione,
successivamente commutata in confino date le sue condizioni di
salute.
Mori a Graz il 30 agosto 1016, alle ore 17, assistito dalla moglie
e dai figli.
Ardente patriota italiano, mantenne sempre immutata la sua fede
nella riunione alla madre patria e fu zelatore dell'italianità del
Trentino anche durante le sofferenze del campo di concentramento,
dove orgogliosamente diceva ai compagni di sventura: «Mi sarei
vergognato se non fossi stato trattato come ogni buon
italiano».
Di versatile ingegno, coltivò le arti per diletto intimo, riuscendo
tuttavia a imporsi sia come poeta dialettale che come compositore e
caricaturista. Dipinse anche qualche quadro, incise e si provò pure
nella scultura.
Incominciò a verseggiare in vernacolo trentino ancora quando era
studente liceale.
Amò sempre il gusto delle cose semplici e care. Lasciò nei suoi
scritti tutto il bene che volle alla sua terra.
Compose canzoni popolari su propri testi trentini e triestini,
quali «Entorno al Sas», «Mola zo la scaleta», «El ven ben
subit».
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