Nel 1917, gli Stati Uniti d’America entravano in guerra

Il 6 aprile dichiararono guerra all’Impero Tedesco, il 7 dicembre all’Impero Asburgico

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Entrare in guerra non fu una decisione facile per gli USA.
Il presidente Wilson aveva capito che l’unico modo per non entrare in guerra era il raggiungimento della pace in Europa. E si adoperò in questo senso fino all’ultimo, inviando più volte missioni segrete a Berlino e a Parigi volte a trovare una soluzione negoziata.
Non ottenne risultati perché entrambe le parti erano convinte di avere la forza sufficiente per vincere la guerra.
Propose anche di istruire una conferenza per la pace, ma ormai il governo tedesco era esclusivamente militare e quindi senza margine di trattativa politica.
Poi la situazione precipitò quando Berlino dichiarò la guerra sottomarina senza limiti.
Ovviamente i tedeschi sapevano che una mossa del genere avrebbe fatto scendere in guerra gli Stati Uniti, ma era l’unico modo che avevano per impedire agli Inglesi di ricevere preziosi rifornimenti dall’America e dal resto del Mondo.
Col centinaio di sottomarini di cui disponevano, pensavano di riuscire a chiudere la partita prima che gli USA fossero in grado di entrare effettivamente in guerra. 

Il presidente Wilson.

Il 31 gennaio 1017 Berlino informò Washington che dall’indomani i sommergibili tedeschi avrebbero affondato a vista tutte le navi che si avvicinavano alle isole britanniche e all’Irlanda. Avrebbero risparmiato solo quelle navi che portassero sulla fiancate delle vistose strisce bianche e rosse e altre particolari segnalazioni.
Wilson reagì rompendo immediatamente le relazioni diplomatiche con l’Impero Tedesco, pur precisando al Congresso che non aveva nessuna intenzione di entrare in guerra.
Una pia illusione, perché ormai la strada era segnata.
Gli eventi condussero rapidamente gli Stati uniti a una neutralità armata e già il 26 febbraio accadde l’episodio scatenante. I Tedeschi avevano silurato il transatlantico Laconia, in cui persero la vita 12 persone.
Poco dopo gli Inglesi avevano fatto avere agli USA l’intercettazione di una trattativa segreta in cui la Germania chiedeva al Messico di entrare in guerra al suo fianco, in cambio della restituzione del Texas, del New Messico e dell’Arizona a guerra vinta.
Gli USA si indignarono e i cittadini americani si dimostrarono compatti contro il Reich, divenendo favorevoli alla guerra.
 


Il transatlantico Laconia. (Si ricorda che il Lusitania fu affondato due anni prima, nel 1915)
 
La rivoluzione russa, anche se non ebbe influenza diretta sulla decisione americana, giocò un ruolo importante perché il 12 marzo gli USA persero altre quattro navi silurate dagli U Boote mentre si dirigevano ai porti russi con merci di prima necessità.
Wilson era ancora riluttante ma, di fronte alla incomunicabilità con Berlino, si trovò costretto a chiedere al Congresso di dichiarare guerra alla Germania.
Spiegò ai parlamentari che non si trattava semplicemente di una guerra da vincere, ma di creare un nuovo ordine mondiale.
«Gli Stati Uniti – disse nel suo intervento – avrebbero combattuto per una sovranità universale della giustizia, esercitata dall’unione di popoli liberi decisi a portare pace e sicurezza a tutte le nazioni.»

Ottenne dai membri del Congresso una standing ovation e l’indomani il Senato approvò la dichiarazione di guerra con 82 voti a favore e 6 contrari. Il 6 aprile la Camera dei Rappresentanti fece altrettanto con 373 voti a favore e 50 contrari.
Gli Stati Uniti divennero così l’arsenale e il granaio degli alleati anche se, come è stato fatto notare, gli Europei spesero negli Stati Uniti più in viveri che non in munizioni. Comunque sia, per l’industria e l’agricoltura gli USA godettero di un boom generato dal conflitto.
 

 
Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, gli alleati erano in gravi difficoltà.
La Russia stava avviandosi all’anarchia e alla guerra civile, l’Italia era demoralizzata e stanca della guerra che non portava risultati a fronte di perdite immense di uomini, la Francia era solo in grado di difendersi e anzi gran parte dell’esercito era travagliato dal disfattismo al punto che nel 1917 10 reggimenti si erano ammutinati, la Gran Bretagna stava esaurendo le proprie risorse umane, alimentari e finanziarie.
E i sommergibili tedeschi stavano raggiungendo il loro obbiettivo, con 6 milioni di tonnellate di naviglio affondate nel mese di aprile.

In realtà l’esercito USA era troppo ridotto per rappresentare subito una vera minaccia per gli Imperi Centrali, ma la Marina americana introdusse il sistema delle attraversate oceaniche con i «convogli» protetti. Gli U-Boote, che attaccavano le navi con la tecnica del branco di lupi (circondavano le navi e le siluravano) si trovarono in difficoltà e ridussero drasticamente i successi.
Le prime unità militari USA arrivarono in Europa nel mese di giugno, al comando del generale Pershing, ma passò quasi un anno prima che i soldati americani fossero in grado di rappresentare una vera minaccia per i tedeschi.
Ma se a marzo del 1918 c’erano in Francia solo 300.000 soldati americani, all’armistizio avevano raggiunto il numero di due milioni di uomini. La macchina americana aveva dato i suoi frutti.
 

 
Le perdite americane nel corso del conflitto ammontarono a 109mila uomini: 48.000 uccisi in combattimento, 2.900 dispersi, 59.000 morti a causa di malattie.
Furono perdite pesanti in relazione al tempo in cui gli USA parteciparono alla guerra e al numero di soldati impiegati. Ma appaiono meno gravi se raffrontate con quelle subite da altri Paesi belligeranti: La Russia ebbe un milione e 700mila morti; la Germania un milione e 800mila; la Francia un milione e 385mila; Austria Ungheria un milione e centomila; la Gran Bretagna 947.000; l’Italia 600.000 (con un anno di combattimenti in meno).
Per questo e per il tardivo intervento degli Stati Uniti, gli alleati non accettarono mai la pretesa americana di «aver vinto la guerra». Tuttavia gli americani diedero agli alleati proprio quel margine indispensabile per la vittoria.

Nel marzo del 1918 le truppe tedesche sul fronte occidentale erano numericamente superiori a quelle alleate di 300.000 unità. A novembre, grazie al contributo americano, gli alleati godevano di una decisiva preponderanza valutata in 600.000 uomini.
Anche se le truppe degli USA non avevano esperienza, il loro arrivo nel Vecchio Continente in numero praticamente illimitato, ebbe un notevole peso psicologico sul morale dei combattenti: rincuorò gli alleati e convinse i tedeschi che la guerra era ormai perduta.
 
G. de Mozzi