Habebimus papam – «Enigmatica testimonianza vivente del Creatore dell’universo…»

«...Oppure il maggiore responsabile di una millenaria illusione?» – Intervista di V. Messori a Papa Giovanni Paolo II, dal libro «Varcare la soglia della Speranza»

Nel bellissimo libro «Varcare la soglia della speranza» (1994 – edito da Mondadori) il giornalista e scrittore Vittorio Messori pone alcune domande all’allora pontefice Papa Wojtyła.
Nel primo capitolo, intitolato «Papa, uno scandalo e un mistero», Messori formula a Giovanni Paolo II la prima domanda che testualmente di seguito riporto, unitamente alla risposta del Sommo Pontefice.
 
Mi trovo davanti a un uomo vestito di bianco, con una croce sul petto. Non posso non constatare che quest’uomo, che chiamano Papa (padre, in greco), è in sé un mistero, un segno di contraddizione. Addirittura, una provocazione, uno «scandalo», secondo ciò che per molti è il buon senso.
In effetti, di fronte a un Papa bisogna scegliere. Il capo della Chiesa cattolica è definito dalla fede Vicario di Gesù Cristo. E’ considerato, cioè, l’uomo che sulla terra rappresenta il Figlio di Dio, che «fa le veci» della Seconda Persona del Dio trinitario.
Questo afferma ogni Papa di se stesso. Questo credono i cattolici. Tuttavia, secondo molti altri, questa è una pretesa assurda: per essi, il Papa non è il rappresentate di Dio. È, invece, il testimone sopravvissuto di antichi miti e leggende che l’uomo di oggi non può accettare.
 
Messori. «Santità, la prima domanda vorrebbe andare alle radici. Dunque, di fronte a Lei bisogna scommettere: o Lei è l’enigmatica testimonianza vivente del Creatore dell’universo, oppure è il maggiore responsabile di una millenaria illusione.
Se è lecito chiederlo: non ha mai esitato nella Sua certezza di un simile legame con Gesù e, dunque, con Dio…?»
 
Giovanni Paolo II. «Vorrei cominciare con la spiegazione delle parole e dei concetti. La sua domanda, da un lato, è pervasa da una viva fede e, dall’altro, da una certa inquietudine. Devo constatarlo già al principio e, constatandolo, devo richiamarmi all’esortazione risuonata all’inizio del mio ministero sulla Sede di Pietro: Non abbiate paura!
«Cristo rivolse molte volte questo invito agli uomini che incontrava. Questo disse l’Angelo a Maria: Non avere paura (cfr. Lc 1,30).
«Lo stesso a Giuseppe: Non avere paura (cfr Mt 1,20). Cristo diceva così agli apostoli, a Pietro, in varie circostanze, e specialmente dopo la Sua Risurrezione.
«Ribadiva: Non abbiate paura! Sentiva infatti che avevano paura. Non erano certi se colui che vedevano fosse lo stesso Cristo che conoscevano. Ebbero paura quando venne arrestato, ebbero ancor più paura quando, risorto, apparve loro.»
 
«Le parole proferite da Cristo, le ripete la Chiesa. E con la Chiesa le ripete anche il Papa. Lo ha fatto sin dalla prima omelia in piazza San Pietro: Non abbiate paura!
«Non sono parole pronunciate a vuoto. Sono profondamente radicate nel Vangelo. Sono semplicemente le parole di Cristo stesso.
«Di che cosa non dobbiamo avere paura? Non dobbiamo temere la verità su noi stessi. Pietro ne prese coscienza, un giorno, con particolare vivezza e disse a Gesù: Signore, allontanati da me che sono un peccatore (Lc 5,8).
Penso che non sia stato solo Pietro ad avere coscienza di questa verità. La rileva ogni uomo. La rileva ogni Successore di Pietro. La rileva in modo particolarmente chiaro colui che, adesso, le risponde.
«Ognuno di noi è grato a Pietro per ciò che disse quel giorno: Signore, allontanati da me che sono un peccatore.
«Cristo gli rispose: Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini (Lc 5,10). Non aver paura degli uomini! L’uomo è sempre uguale. I sistemi che egli crea sono sempre imperfetti, e tanto più sono imperfetti quanto più egli è sicuro di sé. Da dove trae origine questo? Viene dal cuore dell’uomo. Il nostro cuore è inquieto. Cristo medesimo conosce meglio di tutti la nostra angoscia: “Egli sa quello che c’è nel cuore di ogni uomo” (cfr. Gv 2,25).»
 
«Così, davanti alla sua prima domanda, desidero richiamarmi alle parole di Cristo e insieme alle mie prime parole in piazza San Pietro. E, dunque, “non aver paura” quando la gente ti chiama Vicario di Cristo , quando ti dicono Santo Padre, oppure Vostra Santità, o usano frasi simili a queste, che sembrano persino contrarie al Vangelo. Infatti, Cristo stesso affermò: E non chiamate nessuno padre”… Perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo (Mt, 23,9-10). Tali espressioni, tuttavia, sono cresciute sulla base di una lunga tradizione. Sono entrate nel linguaggio comune, e non bisogna avere paura neppure di esse.

«Anche dopo la Risurrezione Gesù confermò a Pietro la sua missione. Gli disse in modo eloquente: Pasci i miei agnelli… Pasci le mie pecorelle (Gv 21,15-16).»

«Lei, giustamente, afferma che il Papa è un mistero. Lei afferma, a ragione, che egli è segno di contraddizione, che egli è provocazione. Il vecchio Simeone disse di Cristo stesso che sarebbe stato segno di contraddizione (cfr. Lc 2,34).»
«Lei, inoltre, sostiene che, di fronte a una tale verità – dunque, di fronte al Papa – bisogna scegliere; e per molti tale scelta non è facile. Ma fu forse facile per lo stesso Pietro? Lo è stata per ognuno dei suoi successori? E’ facile per il Papa attuale? Scegliere comporta un’iniziativa dell’uomo.
«Cristo però dice: né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma Il Padre mio (Mt 16,17). Questa scelta, dunque, non è soltanto un’iniziativa dell’uomo, è anche azione di Dio, che opera nell’uomo, che rivela.
«E in virtù di tale azione di Dio l’uomo può ripetere: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16) e, dopo, può pronunciare tutto il Credo, che è intimamente articolato secondo la profonda logica della Rivelazione. L’uomo può anche rammentare a se stesso e agli altri le conseguenze che scaturiscono dalla stessa logica della fede e che sono pervase dal medesimo splendore della verità. Può fare tutto questo, nonostante sappia che, a causa di ciò, diventerà segno di contraddizione…»
 
In un momento come questo, nel quale il mondo è in attesa di un nuovo Papa, può risultare interessante per noi tutti, riflettere sulla domanda di Messori, il cui approfondimento è contenuto in un libro che, non solo è testimonianza autorevole di un Papa che è stato molto amato da tutti i credenti e rispettato per la sua grande umanità e intelligenza anche dai non credenti, ma rappresenta un’eredità spirituale e un invito alla speranza per tutti.
 
Daniela Larentis