Oggi 10ª giornata dell’Economia delle Camere di Commercio
Dal quadro storico «Le radici storiche e l’Autonomia del Trentino, motori di un territorio montano» alle prospettive per il futuro
Si è tenuta oggi presso la Camera di Commercio di Trento la Giornata dell’Economia, l’iniziativa che da dieci anni coinvolge tutti gli Enti camerali d’Italia, impegnandoli nel resoconto sull’andamento economico del loro territorio di riferimento, messo in relazione con aree di confronto omogenee.
A Trento, l’esposizione dei dati, contenuti in un corposo rapporto focalizzato sull’economia reale, così come vista dall’osservatorio della Camera di Commercio e illustrata in sintesi dal presidente Adriano Dalpez, è stata preceduta da un significativo intervento di Paolo Pombeni, Professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna, che ha ripercorso la trasformazione del Trentino negli ultimi 50 anni sotto il profilo sociale, culturale, economico e dell’autonomia.
Successivamente, è stato dato spazio a una tavola rotonda, moderata da Alberto Faustini, direttore del quotidiano “Trentino”, per formulare utili riflessioni sul futuro che ci attende, grazie al contributo di idee e alla competenza di autorevoli ospiti come Gianfranco Cerea, Professore ordinario di Scienza delle finanze presso la facoltà di Economia dell’Università degli studi di Trento, Daniele Marini, Professore associato di Sociologia dei processi economici presso l’Università degli studi di Padova e Direttore scientifico della Fondazione Nord Est e lo stesso Paolo Pombeni.
Le conclusioni finali, e dunque il compito di trasferire l’analisi e l’esercizio teorico sul piano dei programmi e delle scelte politiche per il futuro, sono state affidate a Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia autonoma di Trento.
«Per fotografare lo sviluppo del Trentino negli ultimi 50 anni – ha esordito Paolo Pombeni – basta una piccola carrellata di cifre: secondo il censimento del 1936 la quota di popolazione impiegata in agricoltura era del 55,2%, nell’industria del 24,9%, nel terziario del 19,8%; calcolando sulla popolazione del 2011 gli impiegati in agricoltura sono l’1,6% della popolazione (il 3,7 sul totale degli occupati), quelli nell’industria sono il 12,4% della popolazione (il 28,2 degli occupati), quelli nei servizi il 29,9% della popolazione (il 77,9 degli occupati).
«Abbiamo davanti agli occhi la realtà di un territorio che non ha semplicemente conosciuto una trasformazione strutturale nella distribuzione sociale del lavoro, ma che ha visto modificarsi in maniera profonda la sua identità storica che in parte notevole era legata a quella distribuzione.»
«Ciò che intendo fare ora – ha proseguito Pombeni – è cercare di cogliere un filo politico all’interno di questa evoluzione, perché sono convinto che nella attuale fase di transizione in cui è immerso il Trentino sia necessario cercare di ricostruire i percorsi che ci hanno portato alla configurazione odierna per difenderla e svilupparla nell’unico modo che mi pare ragionevolmente possibile: cioè da un lato comprendendo che in ogni transizione se ci si mette a difendere a tutti a costi quel che si è raggiunto si finirà per perderlo e, dall’altro, acquisendo coscienza che l’unico modo per adattare il nostro mondo alle nuove sfide che ci troviamo davanti è quello di far leva su quanto siamo stati capaci di accumulare negli anni passati.»
«Storicamente – ha sintetizzato Pombeni – l’evoluzione del Trentino, il suo progresso, è stato possibile per tre fattori: la capacità politica di inserirsi nei nuovi quadri che si venivano mano a mano componendo in Italia e in Europa; la scommessa fatta sul ruolo centrale dell’istruzione e della ricerca; la capacità di preservare un sistema di equilibrio sociale che ovviamente non ha superato indenne ogni tempesta, ma che è riuscito a non naufragare sotto i colpi della grande trasformazione.»
«Per l’economia trentina – ha spiegato Adriano Dalpez – il 2011 può essere diviso in due periodi distinti. Una prima parte dell’anno, dal primo al terzo trimestre, in cui i tassi di variazione del fatturato e del valore della produzione hanno proseguito nel trend di ripresa avviato nel 2010 evidenziando valori largamente positivi.»
«Nei primi nove mesi – ha precisato Dalpez – segnali molto positivi sono giunti dai settori manifatturiero e autotrasporto, comparti tradizionalmente vocati al commercio internazionale, dal commercio all’ingrosso e dalle imprese dell’artigianato manifatturiero e dei servizi. La dinamica è stata moderatamente positiva anche per il commercio al dettaglio, mentre i servizi alle imprese hanno mostrato qualche difficoltà già da metà anno. Pesantemente negativa, infine, la situazione dei comparti estrattivo e delle costruzioni.»
«Nella seconda parte dell’anno, – ha proseguito – e in particolare a partire dal quarto trimestre, anche in Trentino ha cominciato a diffondersi, in proporzioni diverse ma trasversalmente a tutti i settori, la nuova fase recessiva, peraltro già prevista dalla fine dell’estate, destinata a manifestarsi sull’Italia e sulla zona euro nel suo complesso.»
In base ai dati rilevati dall’analisi compiuta dal Servizio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento, l’occupazione cresce a fine 2011 in media di appena lo 0,3%.
Il dato, distinto per dimensione d’impresa, evidenzia che gli occupati presso le imprese con meno di dieci addetti continuano a diminuire con tassi preoccupanti, mentre per le imprese più grandi, con oltre venti addetti, la situazione è debolmente positiva.
Per quanto riguarda l’export, in Trentino la crescita è risultata sostenuta (+11,1%), seppur inferiore rispetto a quella rilevata nel 2010 (+18,5%). Il valore dei beni e servizi esportati nel 2011 ha raggiunto la cifra di tre miliardi e 139 milioni di euro, un livello mai raggiunto in precedenza.
«Il quadro della demografia d’impresa – ha aggiunto il presidente Dalpez prima di passare all’analisi dettagliata dei principali comparti – ci dice che le aziende registrate in provincia di Trento alla fine dell’anno scorso sono 52.330. Se si esclude il settore agricolo il dato scende a 39.711. Il numero delle imprese registrate è in costante diminuzione nel corso degli ultimi cinque anni, arco temporale in cui si sono perse circa 1.500 unità (-2,9%). L’analisi basata sulla loro forma giuridica induce invece a un maggior ottimismo, in quanto si nota una progressiva evoluzione verso forme organizzative più complesse.»
«Mi preme ricordare – ha detto in conclusione il presidente – quanto affermato ieri a Roma dal Ministro Passera in occasione della presentazione di questa 10ª Giornata dell’Economia, il quale ha espresso la volontà di investire con convinzione nelle Camere di Commercio, riconoscendo il ruolo importante di queste realtà (strumento formidabile di comprensione delle dinamiche e trasformazione del nostro sistema economico-produttivo attraverso la lente microeconomica dei sistemi locali in cui si stanno realizzando anche dei modelli nuovi di crescita più sostenibile) e affidando loro la responsabilità e l’impegno in ambiti da tutti giudicati strategici per l’economia, lo sviluppo e il lavoro, con particolare riferimento ai programmi per l’internazionalizzazione delle imprese.»
La Tavola rotonda moderata da Alberto Faustini ha quindi dato l’opportunità di conoscere il pensiero di autorevoli esponenti che hanno delineato, dal punto di vista economico, sociologico e storico, le prospettive di sviluppo futuro del Trentino.
«Quello che stiamo attraversando – ha affermato Gianfranco Cerea – non è un momento passeggero ma sta assumendo connotazioni strutturali. Per certi versi dovremmo prendere come riferimento il modello tedesco, un modello vincente che anche in questo frangente esprime un’economia in crescita e presenta tassi di disoccupazione in calo. Bisogna puntare sulla capacità di fare sistema, di impegnarci per il bene comune sostituendo il modello del suddito, ossia di colui che attende che i problemi siamo risolti da qualcuno in alto, con il modello del cittadino, ossia di colui che si sente responsabile e opera in prima persona per il bene comune.»
«Per superare la crisi che si sta protraendo ormai da quattro anni e che dunque non può più considerarsi congiunturale – ha spiegato Daniele Marini – è necessario puntare sul fattore velocità. Viviamo in piena globalizzazione ed è necessario essere più veloci nell’operatività e crescere a ritmi sostenuti per raggiungere il tasso di sviluppo dell’Estremo Oriente, dell’India e della Cina e considerare una nuova vision di sviluppo che metta insieme valori e obiettivi. Bisogna guardare al futuro senza dimenticare quella che è stata la nostra storia, progettando sistemi territoriali intelligenti e integrati.»
«Quando si parla di transizione storica – ha spiegato Paolo Pombeni – si intende una fase in cui cambia il centro del mondo e l’intelligenza di un popolo che la attraversa è quella di capire il cambiamento e di affrontare le sfide che porta con sé. Il Trentino deve individuare il meccanismo propulsivo che porti ad affrontare con energia e in modo complesso e articolato il nuovo corso puntando sempre alla qualità dei risultati.»
«Condivido pienamente quanto espresso finora – ha concluso il presidente della Provincia Lorenzo Dellai. – Una comunità in cammino deve essere in grado di investire nel proprio futuro con lungimiranza e il Trentino ha dato prova di sapere agire in questo senso evitando di seguire le logiche orientate al dividendo del presente.
«Abbiamo investito sulla scuola, sull’università, sulla ricerca, sulle infrastrutture (fibra ottica e ferrovia) e su politiche industriali che rafforzassero le filiere e le fusioni tra aziende. Per affrontare la recessione cercheremo inoltre di trarre dai poteri dell’autonomia ciò che serve per compensare le misure imposte dal governo nazionale e sollevare le imprese da un gravoso carico fiscale e per sostenere le famiglie che potrebbero scendere al di sotto della soglia di povertà.»