Al via la rassegna di teatro dialettale presso il Teatro di Meano
Sabato 24 settembre «Tuta colpa del rafredor», sabato 8 ottobre «Reparto paternità», sabato 22 ottobre «El Moro»
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Il T.I.M. - Teatro Instabile di Meano, con il contributo della Circoscrizione di Meano ed in collaborazione con l'associazione ariaTeatro, organizza «TamTam d'Autunno», una rassegna dedicata al teatro amatoriale locale.
Il sabato sera alle ore 21.00, ogni quindici giorni, tre appuntamenti con il vernacolo trentino al Teatro di Meano.
Il primo spettacolo ad andare in scena sabato 24 settembre sarà Tuta colpa del rafredor, della Compagnia Teatrale San Siro di Lasino (foto di copertina).
Il signor Stefano, padrone di casa molto avaro, deve maritare la figlia, ma non vuole sostenere tutte le spese che secondo lui sono eccessive e superflue.
La moglie allora, con la complicità di tutta la famiglia, organizza un complotto che alla fine lo spezzerà.
Uno «starnuto» sarà il colpo di scena che svelerà l’ennesimo inganno.
Sabato 8 ottobre sarà il turno di quello che è ormai un classico del teatro trentino, Reparto paternità, della Filodrammatica San Martino di Fornace, sul celebre testo di Ray Cooney (foto sopra).
Mancano tre giorni al Natale, e nel tranquillo ospedale S. Andrea fervono i preparativi per la consueta recita di Natale, ma anche per l’importante conferenza annuale, trampolino di lancio per il chirurgo Dottor Davide Monte.
Tutto è pronto quando irrompe sulla scena l’ex infermiera Mary con una sorpresa che rischia di mandare all’aria le aspirazioni professionali del chirurgo.
Inizia così una serie convulsa di bugie, travestimenti e reciproci inganni per cercare di salvare la situazione in una vorticosa ed esilerante girandola di battute, gag e situazioni paradossali.
Sabato 22 ottobre la rassegna si concluderà con una produzione del T.I.M. - Teatro Instabile di Meano, El Moro, liberamente ispirato a «Zorro. Un eremita sul marciapiede» di Margaret Mazzantini (foto sopra).
«I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca. Perché forse ci manca quell’andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell’orologio.»
Questa una dichiarazione della Mazzantini, in un’intervista di qualche anno fa per il suo libro.
L’operazione del TIM è stata quella di ritradurre una storia poetica, che a tratti sa suscitare ilarità, in un’ambientazione il più vicina possibile alla strada, lavorando sul linguaggio e trasferendo la poeticità della lingua italiana in un linguaggio più vicino alla volgata: il dialetto trentino, con il quale si può ridere, piangere, trattare argomenti leggeri o scendere nei meandri più intimi dell’uomo e raccontarne le emozioni.