Domenica 7 «In fuga dalla guerra: da Ledro alla Boemia»
Alle 9.45 del mattino: 30 minuti per raccontare una storia di cento anni fa
«In fuga dalla guerra: da Ledro alla Boemia», domenica 7 settembre alle 9.45 del mattino, 30 minuti per raccontare una storia di cento anni fa.
Un viaggio a ritroso, dai segni del passato rimasti ancora oggi a quel che accadde allora. Le vicende di due profughi, il dramma di un’intera popolazione, la nascita di amicizie «centenarie».
Domenica 7 settembre, alle 9:45 del mattino su Rai3, verrà trasmesso in tutta la regione il lavoro della Struttura Programmi di Trento diretta da Sergio Pezzola all’interno della trasmissione Tapis Roulant.
Un documentario sulle tracce degli sfollati trentini. Un lavoro cominciato durante un viaggio in Repubblica Ceca.
Una fotocamera, un microfono, i giorni contati per raccogliere, di paese in paese, le testimonianze di chi aveva ospitato quelle persone costrette a lasciare in poche ore case, bestie, campi.
Tutto è poi proseguito in Trentino, con i pochi testimoni ancora in vita di quelle vicende. Da un’idea di Elisa Dossi, con la regia di Stefano Uccia, l’evento che più di ogni altro ha cambiato la vicende della nostra regione e la vita di migliaia di persone.
«Abbiamo scelto i fatti minuti di una piccola comunità, il cui orizzonte d’esistenza, da un giorno all’altro, è stato stravolto – spiegano Stefano e Elisa – per questo, la val di Ledro, che più di altre zone del Trentino si è impegnata a mantenere i contatti con le terre in cui finirono gli sfollati.
«Legami che sono durati nel tempo, al punto che ancora oggi nipoti e pronipoti dei protagonisti di quella storia si tengono in contatto.»
Nella mezz’ora di documentario, le peripezie di una generazione che dovette ricominciare daccapo due volte: prima, da profughi, lontani dalla propria terra, poi, al ritorno, dove la guerra aveva distrutto tutto.
Ma anche le vicissitudini di due popoli che impararono un po’ a forza a convivere, nonostante le loro differenze. E un sogno, coltivato per oltre tre lunghi anni nella miseria e nella sofferenza: la pace.
Dalle officine e dalle botteghe dei «ciuaroi», i chiodaioli di Ledro, ai piatti di livanze e gnocchi boemi serviti nei ristoranti della valle; dalle osterie ceche in cui furono ospitati inizialmente i profughi, alle testimonianze del curioso incontro tra le donne ledrensi e Lenin.
«Abbiamo voluto usare un linguaggio fresco, semplice e diretto – chiariscono Stefano e Elisa - e un ritmo rapido, perché la storia, per essere gustata, deve rimanere intrigante, deve risvegliare la nostra curiosità. Anche oggi, a cent’anni di distanza.»
Un documentario dedicato a tutte le 115mila «vittime collaterali» della Grande Guerra. E ai profughi di oggi.