Crisi Sait, i lavoratori puntano ora al contratto di solidarietà

Dipendenti e sindacati contro un piano che vuole tagliare posti di lavoro e sostituire lavoro con manodopera a basso costo

Per i lavoratori la trattativa sulla crisi Sait deve partire dalla discussione di un piano industriale e dall'applicazione del contratto di solidarietà.
Lo hanno ribadito oggi i dipendenti, molto numerosi, che hanno partecipato alle due assemblee indette unitariamente dai sindacati per fare il punto dopo il confronto di ieri in Provincia con i vertici del consorzio, gli assessori Olivi e Mellarini e i vertici della Federazione.
«Dai lavoratori è arrivato preciso mandato a proseguire sulla strada della richiesta del contratto di solidarietà – spiegano i tre segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Roland Caramelle, Lamberto Avanzo e Walter Largher -. E' una strada percorribile: questo strumento è stato già adottato Da mesi chiediamo che Sait giochi a carte scoperte e presenti il piano industriale che motiverebbe questa pesante riorganizzazione. Ad oggi nulla.»
 
Sindacati e lavoratori chiedono assoluta chiarezza.
«Anche oggi i lavoratori in assemblea hanno rimarcato che in Sait si sta operando una sostituzione di manodopera a basso costo – insistono i sindacati -. Il consorzio sembra si stia organizzando per esternalizzare alcune delle mansioni oggi svolte internamente in via Innsbruck, affidandole a Movitrento. E da quanto ci risulta la cooperativa sarebbe pronta a modificare il contratto dei propri dipendenti passando dal commercio alla logistica, tagliando dunque sul costo del personale. Questa non è una riorganizzazione è un'operazione di dumping sociale. Sait deve fare chiarezza.»
 
Per le tre sigle sindacali è opportuno sgombrare il campo anche da altri dubbi, sempre messi in evidenza dai lavoratori che parlano di nuovi lavoratori arrivati nelle ultime settimane, provenienti da altre aziende del settore.
«Come si spiega questa situazione a fronte di un piano di 130 esuberi», chiedono i dipendenti di via Innsbruck.
Tutti questi aspetti saranno affrontati al tavolo di confronto con i vertici Sait.
I sindacati sono intenzionati, comunque, a tenere aperto anche un secondo tavolo sulla riforma del sistema della cooperazione di consumo in relazione ad un modello territoriale della distribuzione commerciale, con il supporto della Provincia.
«In questi confronti emerge l'atteggiamento incomprensibile e irresponsabile della Federazione – fanno notare Caramelle, Avanzo e Largher. – Si parla di aprire una riflessione sulla cooperazione di consumo e la Federazione preferisce restarne fuori, lavandosene le mani come con la vertenza Sait. E' ingiustificabile.»