La «mia» Via de la Plata (1ª puntata) – Di Elena Casagrande
Da Siviglia (Andalusia) a Santiago de Compostela (Galizia): più di mille chilometri a piedi, in piena estate (luglio e agosto) sull'antica «calzada romana»
Siviglia e il fiume Guadalquivir dal quartiere di Triana.
Via de la Plata (30.7.2006 – 31.8.2006)
Mi rivedo in coda, alla fine del mio primo cammino, all’Oficina de peregrinos di Santiago de Compostela, a quei tempi ancora nella centralissima Rúa do Vilar, a due passi da Praza das Praterías.
Non avevo ancora ricevuto la tanto ambita «Compostela», ovverosia l’attestato di fine pellegrinaggio, che già stavo pensando a come ripetere l’esperienza di quel cammino fantastico, che oramai stava per terminare, ma che - in fondo - volevo continuasse ancora…e ancora.
L'imponente torre della Giralda.
Lastricata dai Romani e ribattezzata «La Route 66 europea»
In fila, con altri pellegrini, mi chiedevo se si potesse giungere a Santiago anche percorrendo altre vie.
Lì, un compagno di cammino mi disse che era possibile, che c’era la «Via de la Plata», dal sud della Penisola Iberica. Tornata a casa cominciai a cercare un po’ in internet.
C’era un filmino, su youtube, di un ragazzo di Torino che l’aveva percorsa d’estate nel 2004 (scelta non consigliata visto le temperature sono superiori anche ai 40°, specie nella parte bassa) e che l’aveva ribattezzata «La Route 66 europea».
Affascinata dal percorso, durante le vacanze natalizie del 2005, che stavo trascorrendo in Austria, in una libreria del centro di Salisburgo, attirò la mia attenzione una guida tedesca, proprio sulla Jacobsweg-Via de la Plata.
Subito la comperai e cominciai a leggerla, cercando di immaginare tutte le splendide località di quella antica via di transumanza, poi lastricata dall’antica Roma (da Merida a Gijón) e chiamata così in quanto via dell’argento - plata in spagnolo significa argento - dato che vi si trasportavano i metalli ricavati dalle miniere romane della penisola iberica e, successivamente, i tesori d’America, arrivati sino al Porto di Siviglia, sul fiume Guadalquivir o, secondo altri, in quanto via pavimentata o basolata (dall’arabo balath o dal tardo-latino via lapidita).
Il Real Alcazar di Siviglia.
Io e tre amici: Paolo, conosciuto sul cammino francese, Enrico e Luigina
Oramai era deciso. Quell’estate avrei percorso a piedi la Via de la Plata.
Superficialmente avevo deciso di partire da sola, per fare un’esperienza ancora più intima, ma all’ultimo, si erano aggregati un amico conosciuto sul cammino francese l’anno prima (Paolo da Nove) e un amico della Pastorale Giovanile di Trento (Enrico da Calceranica) con una sua conoscente (Luigina da Feltre), che avrei trovato già a Siviglia.
Questo fu un vero aiuto provvidenziale, dato che la «Via de la Plata» è un cammino molto solitario e pericoloso, specie per una donna, da sola (per le temperature, i colpi di calore, la mancanza d’acqua, gli animali – tori compresi, etc.), ma io non lo sapevo ancora e pensavo più ad una replica del primo cammino e, quindi, al fiume di pellegrini che ti accompagna nella marcia, davanti e dietro.
Ebbene, mi sbagliavo. In quegli anni, questo cammino era percorso da circa 300 persone l'anno contro le 100mila del cammino francese… e quasi tutte nel periodo primaverile o autunnale.
Per fortuna non ero più sola, eravamo in quattro e questa era (e sarebbe stata) davvero una bella cosa.
La Piastrella della «Via de la Plata»
L'arrivo a Siviglia: l'Alcazar, la cattedrale, la tomba di Colombo, la Giralda
Ricordo l’arrivo a Siviglia, col mio zaino (stavolta modello ultralight), come un abbraccio bollente.
Mi aspetta Paolo in Plaza del Triunfo, ma Enrico e Luisa non sono ancora arrivati.
Dato l’imminente inizio del cammino, l’indomani, mi viene consigliato di visitare almeno l’Alcázar e la Cattedrale, con la mitica tomba di Cristoforo Colombo e la salita alla torre della Giralda e così faccio, sempre zaino in spalla. Che fatica…ma quanta bellezza!
Un paio d’ore dopo arrivano a Siviglia i compagni mancanti. Enry ha prenotato un ostello in zona Palmeras, vicino allo stadio del Betis. E’ lontano, un paio di km dal centro. Per strada incontriamo la Plaza de España.
Enrico ed io in Piazza di Spagna.
Un'atmosfera accogliente al suono delle chitarre andaluse
Ci buttiamo nella fontana, ma l’acqua è un brodo: nessun sollievo dal calor, ma siamo contenti.
In ostello c’è l’aria condizionata. Si sta bene, finalmente mollo lo zaino, ma neanche il tempo di sistemarci che si deve uscire per andare in centro a cena. Mi domando: ma non sarebbe stato meglio un bell’hostal centrico?
Vabbè, Siviglia è in pieno fermento. Stanno rifacendo la pavimentazione di alcune strade, ma ciò non ci impedisce di cenare all’aperto, a base di coda di toro con patate, accompagnati dal suono delle chitarre andaluse.
L’atmosfera della città è davvero accogliente e - senza saperlo - sta per diventare la mia città del cuore.
Il Cristo ligneo del Cachorro nella sua cappella.
Triana, l'antico quartiere dei pescatori, dei mercanti, dei gitani
Arriva finalmente il giorno della partenza. Si fa colazione alle 8, secondo l’orario dell’ostello (ed è tardi, troppo tardi…per un pellegrino!). Ancora mi domando: Ma farla in un qualsiasi bar, Enrico, questa colazione, no? In Cattedrale arriviamo con calma, quando apre, ma è domenica e non c’è nessuno.
Enry riesce a farci aprire il box delle informazioni dalla guardia che, alla cintura, porta un enorme mazzo di chiavi e ci procura così le credenziali della Cattedrale (anche se, nello zaino, già abbiamo quelle rilasciate dalla Confraternita di Perugia degli Amici del cammino).
Cominciamo il cammino.
Una delle prime piastrelle di ceramica che indicano il percorso è poco più sotto (in Calle García de Vinuesa, dove, alla Freiduría La Isla fanno un fritto di pesce e verdure fantastico, sosta irrinunciabile se si passa dalla capitale hispalense e che consiglio vivamente).
Il cammino ci porta al grande fiume, il Rio Grande, il Guadalquivir (in arabo). Lo si attraversa e si entra nel quartiere di Triana: un quartiere di pescatori, mercanti e gitani.
Il monastero di S. Isidoro a Santiponce.
Il Cristo ligneo del «Cachorro» protagonista della Settimana Santa
Entrando in una piccola cappella «La antigua capilla del Cachorro», dove decidiamo di fermarci per la Santa Messa, vengo letteralmente rapita da questo Cristo ligneo, che ha un’espressione e una patina che mi fa dire ai compagni: «Ma lo avete visto…? È incredibile!».
Ebbene, non Lo conoscevo ancora, ma sarebbe diventato uno dei miei punti di riferimento per tutta la vita, come il Cristo del Concilio di Trento.
Avevo avuto un enorme privilegio. Trovarmi faccia a faccia con quello che, per i trianeri (gli abitanti di quel barrio), è «DIO», quello che di lì a qualche anno sarebbe stato posizionato nella adiacente Basilica moderna, davanti ad un retablo (tavola d’altare) di marmo verde e con una cornice imponente di legno dorato intagliato.
Sicuramente un posto d’onore… ma lontano.
La Via romana ad Italica.
Quel profumo dolciastro e inebriante emanato dai garofani rossi
Io l’avevo potuto godere da vicino, nella penombra, con il profumo dolciastro di alcuni cuscini di garofani rossi che, col caldo, stavano sprigionando tutta la loro essenza per quella figura regale.
Il Cristo del Cachorro o de la Expiración, chiamato così perché il suo scultore (siamo nel 1600), non riuscendo a dargli l’espressione desiderata, alla fine si ispirò al volto (tra la vita e la morte) di un giovane del posto - soprannominato «cachorro», ovverosia cucciolo (in quanto il più piccolo di casa) - proprio nel momento in cui, per strada, stava per spirare, assassinato con un pugnale.
La gente di Triana, quando vide la scultura, vi riconobbe il giovane ed ecco spiegato il nome di uno dei Cristi più belli di tutta la Chiesa. Sicuramente uno dei «re» della Settimana Santa di Siviglia, che ti fa piangere e singhiozzare, al suo passaggio, il Venerdì Santo.
Luigina ed Enrico al bivio per Guillena.
L'antica Italica, la Siviglia romana con il teatro, le ville, i mosaici
Usciamo dopo la Santa Messa e, attraversata la superstrada, arriviamo a Camas. È già passato il mezzogiorno.
Paolo, che è partito alle 6, probabilmente sta per arrivare al fine tappa, noi, invece, ci facciamo questi 26 km nel caldo.
Luigina ha un mancamento. Enry la copre con un ombrellino portatile per la pioggia. Facciamo una pausa, ma ripartire è ancora più difficile: è sempre più torrido.
Per fortuna lungo la via facciamo una pausa a Santiponce, dove visitiamo il Monastero di Sant’Isidoro ed Italica: la Siviglia romana, col suo teatro e i pavimenti musivi delle sue ville.
«Certo che potete entrare – ci dice il guardiano che capisce che siamo italiani – questa è roba vostra.»
Guillena: fine della prima tappa del cammino.
Guillena, un miraggio bianco come tutti i paesi dell'Andalusia
Riprendiamo, scegliendo su un cartello l’opzione «a pie» (a piedi) e non «bici»… ma la scelta è sbagliata (lo scoprirò nel dicembre del 2014, quando, scegliendo l’opzione bici, mi sono trovata davanti un comodo sterrato, diritto tra i campi ed il paese in fondo).
Il Cammino per i pellegrini a piedi è poco battuto, pieno di erbacce secche che ne coprono il tracciato, tori liberi nelle campagne, canali in secca da attraversare…finché, da lontano, finalmente, si scorge Guillena: un miraggio bianco, bianco come tutti i paesi dell’Andalusia.
Il mercato di Triana, quartiere popolare di Siviglia.
Un bagno ristoratore, i fuochi d'artificio, la fiesta: Bienvenidos a España
Ci arriviamo alle 19. Il bucato di Paolo ci indica il Polideportivo (il centro sportivo) del paese. Si dorme lì, negli spogliatoi della piscina, come dice la guida.
Il custode della piscina, che l’ha chiusa e che la sta pulendo, vedendoci stanchi, sudati e rossi in viso, ci chiede se vogliamo farci un bagno ristoratore. Come non approfittarne? Sembra un miracolo.
Dormiamo in giardino, all’aperto (dentro non si respira) sui materassini, dopo aver mangiato un panino comperato alla partenza. È davvero caldo.
All’una veniamo svegliati da un botto e poi da tanti botti in sequenza…
«Cosa sta succedendo» – mi chiedo…col cuore in gola, togliendomi la mascherina agli occhi. Sono fuochi d’artificio… c’è la fiesta.
«Bienvenidos a España!»
Elena Casagrande
(La seconda puntata de La Via de la Plata sarà pubblicata mercoledì 6 aprile)