Storie di donne, letteratura di genere/ 273 – Di Luciana Grillo

Beatrice Masini, «Più grande la paura» – Racconti che possono essere letti dagli adolescenti, ma che sicuramente non farebbero certo male agli adulti…

Titolo: Più grande la paura
Autrice: Beatrice Masini
 
Editore: Marsilio 2019
Genere: Narrativa italiana moderna e contemporanea
 
Pagine: 167, Brossura
Prezzo di copertina: € 16,50
 
Beatrice Masini, scrittrice e traduttrice, manifesta un’attenzione speciale per i bambini e per il mondo dell’infanzia che a noi adulti a volte sembra assolutamente lieto e spensierato, ma che in realtà è un mondo complesso, fatto anche di solitudine e paura.
Protagonisti dei racconti sono i bambini e i loro genitori, zii, nonni. C’è un papà che, andando al mare con la figlia, ritrova un suo amore adolescenziale, «lì, proprio lì, dove sono successe tutte le cose, anche quelle che non sono successe e potevano e invece», c’è una mamma che forse ha avuto un figlio «perché vuole sentirsi necessaria a qualcuno, indispensabile, insostituibile. E otto anni e mezzo dopo è già diventata superflua» e dunque deve decidere di controllare e limitare le sue manifestazioni d’affetto: «…mi tratterrò. Starò attenta a non amarti troppo, e troppo vistosamente. Sto per entrare in clandestinità».
 
Una piccola protagonista è Allegra, tenera figlia di Byron, che per tanto «tempo è stata sola in questi cinque anni di rapida vita… stretta tra regole incomprensibili e altrettanto incomprensibili voleri di adulti».
Tolta alla madre, viene presa dal padre, «uomo strano, elegante, che camminava dondolando ed era sempre pronto a fuggire… a volte spariva per giorni, settimane, il tempo è impreciso quando si è piccoli, è un nastro lento che si annoda e si riavvolge e scappa via…».
Che bel modo ha Masini di raccontare le amarezze dei bambini!
 
L’ultimo racconto, il più lungo, quasi un romanzo breve, ha lo stesso titolo del libro.
La protagonista è Nina, una bambina coraggiosa e riflessiva, capace di non aver paura, curiosa, pronta a fare tante domande alla mamma, alla nonna, allo zio. Amara la sua riflessione: «Voi grandi siete così. Quando non sapete rispondere inventate».
E grande il suo interesse sia per i fatti di cronaca che hanno come protagonisti bambini sfortunati – Ermanno, Antonella, Ninfa, Virginia, Milena – sia per i piccoli zingari, «i maschi attaccabrighe malmostosi, le femmine con un fare furtivo che induce sospetto, un dente davanti scheggiato o storto, i capelli ingarbugliati un po’ rossicci in punta, le maglie una sopra l’altra, i pantaloni, e anche la gonna, magari», sia per i bambini del circo, «vestiti di maglina… acrobati, saltimbanchi, equilibristi», con il costume moresco che, visto da vicino, «luccica così di meno, perde il suo prodigio da eterno carnevale, qua e là manca qualche specchietto, i lustrini sono anneriti e la stoffa è fodera di cappotto, tutto lì».
 
Nei libri, Nina trova mondi sconosciuti da esplorare e tanti amici, «sono tutti indistintamente belli, anche quando sono brutti, i libri che sceglie e poi legge stesa sul lettino della spiaggia, il tettuccio calato a nasconderla, perché gli altri se non li vedi non ti vedono… sono tutti belli, i libri, perché sono suoi, suoi e basta, se li è scelti lei da sola…».
Sembra di vederla, questa Nina intelligente e riflessiva che vede «la mamma cieca dietro gli occhiali, cieca e sorda… vai a divertirti, vai da qualche parte, cercati degli amici…» e il papà che «tutte le domeniche le lascia qualche foglio di soldi da spendere come vuole, un commercio d’amore…».
Quadro desolante, genitori assenti, o incapaci anche di amare.
 
Questi racconti, scritti con semplicità, possono essere letti dagli adolescenti, ma sicuramente dovrebbero fermarsi fra le mani degli adulti, genitori, nonni, insegnanti, che trarrebbero dalla lettura suggerimenti interessanti e utili spunti di riflessione.
 
Luciana Grillo – [email protected]
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