La sottile linea rossa che divide la legittima difesa dall’eccesso
Lo Stato deve fare una legge che stabilisca con maggiore chiarezza i confini tra la reazione emotiva e quella razionale
La notizia di oggi non è la prima e, a quanto pare, non sarà l’unica.
Nel giugno 2006 un cittadino di Arsiero sparò a dei ladri, li ferì e oggi è condannato per tentato omicidio. Con la beffa di dover anche pagare loro i danni. Insomma i ladri si sono presi cinque mesi di carcere, e in più il risarcimento.
Come dire che conviene rubare piuttosto che difendersi.
Non molto tempo fa un gioielliere di Napoli subì una rapina, reagì sparando, uccidendo ahimè entrambi i malviventi.
E' indagato per eccesso di legittima difesa. E la mamma di uno dei due rapinatori urla disperata che gli «hanno ucciso il figlio per 5.000 euro». Cioè - con tutto il rispetto per il dolore umano - per la signora il bandito sarebbe il rapinato che non si è lasciato rapinare.
Lo scorso febbraio cinque uomini armati assaltano una gioielleria nel Vicentino. Un benzinaio che assiste alla scena imbraccia il fucile e spara ai malviventi. Uno di loro muore dissanguato poco dopo aver tentato la fuga.
Sarà processato per eccesso di legittima difesa ed è stato citato per danni dai familiari del rom ucciso.
Tra episodi tragici che impongono una riflessione. Che senso ha concedere il porto d’armi e poi quando usi l’arma che sei autorizzato a portare sei quasi certamente indagato per eccesso di legittima difesa?
Ovviamente siamo del parere che nessuno debba essere ucciso, ma siamo anche convinti che sia legittimo il diritto di difendersi.
E in tutti i casi la legge non può essere tale da dover pensare se conviene essere la vittima piuttosto che il carnefice.
Fatto è che purtroppo, mentre i malviventi sono dei professionisti, le vittime sono dei dilettanti. E quando è il momento di usare un’arma le emozioni sono certamente superiori alla razionalità.
Quindi, delle due l’una. O non si concede più il porto d’armi a nessuno e si lascia che i malviventi continuino indisturbati – quasi protetti dalla legge – a compiere le loro malefatte, oppure si promuove una legge che stabilisca la linea rossa che divide la reazione lecita da quella illecita.
Come? Non siamo dei giuristi, ma si potrebbe stabilire che tutto ciò che accade in quei momenti è causato dall'aggressore e che la pressione psicologica cui è sottoposta la vittima che teme di perdere la vita sia tale da considerale ogni reazione un atto di legittima difesa.
Sicuramente non ci saranno morti in più di oggi, ma almeno i malviventi non si sentiranno tranquilli comunque vadano le cose.