Al XXVIII congresso Fiom riconfermata Manuela Terragnolo
La segretaria: «Industria in ripresa, ma serve vigilare sugli investimenti perché producano lavoro di qualità – Oggi la precarietà cresce più dell’occupazione»
Un’industria trentina uscita dalla crisi, in cui l’occupazione tiene, ma il nuovo lavoro è fatto soprattutto di precarietà.
È questo lo scenario di cui dovrà farsi carico anche la Fiom del Trentino che oggi ha celebrato il suo XXVIII congresso rieleggendo Manuela Terragnolo segretaria generale della categoria con 48 sì, 2 no e 2 astenuti.
Nella sua relazione Manuela Terragnolo ha toccato molte questioni sia di respiro nazionale sia locale. Ha parlato delle condizioni dell’industria in Trentino sottolineando che dopo la profonda crisi degli ultimi anni il settore è in ripresa e moltissime industrie lavorano a pieno regime, si è soffermata sul cambiamento del quadro politico provinciale e ha rivendicato la piena validità dell’accordo integrativo provinciale del contratto artigianato del 2016.
La segretaria ha parlato dell’autonomia del sindacato dalla politica, sottolineando però come ciò sia cosa diversa dall’essere apolitici «rivendichiamo un ruolo attivo nell’influenzare le politiche sociali, di sviluppo di promozione e tutela del lavoro, dell’ambiente, dell’accoglienza e di ogni aspetto che riguarda la nostra comunità».
Una consapevolezza che impone di interrogarsi su come sarà da adesso in avanti con il cambio di maggioranza politica alla guida della nostra Provincia.
La segretaria della Fiom è stata chiara affermando la disponibilità della Fiom al confronto con il nuovo governo provinciale «senza pregiudizi e senza sconti».
I banchi di prova su cui discutere saranno molteplici. A partire dalle politiche industriali e dagli investimenti pubblici che in questi anni hanno sostenuto la rigenerazione del tessuto industriale locale.
Manuela Terragnolo ha ricordato come negli anni della crisi l’industria trentina ha pagato un conto salato con la chiusura di importanti realtà produttive e la perdita di tanti posti di lavoro.
Oggi si sono insediate nuove aziende ed è stata creata nuova occupazione, portando anche tanti giovani.
E sono stati realizzati, nella scorsa legislatura, importanti investimenti nel polo della Meccatronica e della Manifattura, investimenti fissi e in ricerca sviluppo, con le procedure negoziali.
Scelte che hanno posto «le basi per lo sviluppo di una nuova manifattura di qualità in Trentino. Starà alla serietà e alla responsabilità sociale delle imprese, alla vigilanza delle istituzioni e alla nostra capacità di presenza e contrattazione, fare in modo che questi investimenti siano un’opportunità per un’occupazione stabile e di qualità.»
Perché in questi anni è cresciuta troppo l’occupazione precaria.
«La grande sfida contrattuale più che mai si gioca sui diritti, sul contrasto alla precarietà e al job act, sulle clausole sociali negli appalti, sulla ricomposizione delle filiere e sulla ricostruzione dei legami di solidarietà e giustizia sociale, nei posti di lavoro e nella società.»
Altra questione aperta per la Fiom è la vicenda dell’accordo integrativo provinciale per il contratto dell’artigianato industriale, che ha visto dopo la firma unitaria del settembre 2016, la disdetta dell’Associazione artigiani e poi l’accordo separato sottoscritto solo da Fim e Uilm.
Per la Fiom quella vicenda resta «una ferita molto grave nelle relazioni sindacali in Trentino».
Per la Fiom l’accordo unitario è ancora pienamente valido e lo sarà fino al 2020 e la Fiom intende farlo rispettare in tutte le sedi.
«Sono questioni fondamentali su cui non intendiamo transigere.
«L’unità sindacale per la Fiom e per i lavoratori è fondamentale, ma la si costruisce sul rispetto dei valori.»
Spazio anche ad una riflessione sul tema degli stranieri e dell’integrazione. Ha ammesso che nelle molte assemblee fatte sui territori sono emerse «l’inquietudine, le tensioni, il rancore, il crescere di sentimenti di odio e qualunquismo, la divisione tra le persone, la paura del diverso».
Eppure il lavoro è sempre stato e deve tornare ad essere fattore di inclusione e integrazione.
«Rivendichiamo il dovere e l’orgoglio di saper accogliere nel rispetto delle regole, ma con umanità.»
Infine il cambiamento tecnologico nel mondo del lavoro che Terragnolo ha chiarito non riguarda solo il mondo digitale, ma anche i luoghi di lavoro tradizionale «in cui molto è cambiato e si sono diffuse forme di lavoro povero e per nulla innovativo.»
«Il cambiamento va gestito – ha concluso – per evitare che l’odio, il populismo cancellino il patrimonio di valori ed esperienze della parte sana del sindacato italiano.»